Il 13 agosto 2007, a Garlasco (in provincia di Pavia), Chiara Poggi, 26 anni, venne trovata morta nella casa di famiglia, sulle scale che portano alla cantina. A chiamare i soccorsi fu il fidanzato di allora, Alberto Stasi, che disse di aver trovato la ragazza senza vita.
Le indagini partirono subito e coinvolsero amici, parenti e conoscenti. Dopo molti anni di processi, assoluzioni e nuovi giudizi, nel 2015 Stasi venne condannato in modo definitivo a 16 anni di carcere per l’omicidio.
Nonostante la sentenza, nel tempo sono rimasti diversi dubbi sulla ricostruzione dei fatti e sulle prove raccolte.
Nel 2025 il caso viene riaperto
Nel marzo 2025, la Procura di Pavia riapre l’inchiesta e indaga Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Il motivo della riapertura sono nuove analisi sul DNA trovato sotto le unghie della vittima. Secondo gli esperti, una parte del profilo genetico sarebbe compatibile con quello di Sempio.
Per questo motivo vengono esaminati di nuovo vecchi reperti: impronte, tamponi e macchie di sangue presenti nella casa. Questi nuovi controlli servono a capire se in passato siano stati commessi errori o se ci siano elementi non considerati.
Alcuni esperti spiegano che, dopo tanti anni, è difficile lavorare sui reperti perché alcuni potrebbero essersi rovinati o essere andati persi. Anche la difesa di Sempio ha detto di non essere d’accordo su tutti i controlli richiesti.
A distanza di anni, il delitto di Garlasco non sembra ancora del tutto chiuso. Le nuove indagini fanno sperare in una verità più chiara, ma il tempo rende tutto più complicato.
Il nome di Chiara Poggi resta al centro dell’attenzione, come simbolo di un caso che l’Italia non ha mai dimenticato.
