Il welfare è spesso descritto come il pilastro del vivere civile, il sistema che dovrebbe garantire a tutti sicurezza, protezione e dignità. Eppure, nella realtà quotidiana, questo pilastro appare sempre più fragile. In Italia, il welfare è ancora un percorso a ostacoli: lunghe attese, burocrazia soffocante, disuguaglianze territoriali e mancanza di personale rendono difficile l’accesso a diritti che dovrebbero essere universali. Così, molte persone rinunciano a chiedere aiuto, non per mancanza di bisogno, ma per sfiducia o rassegnazione.
Negli ultimi anni abbiamo imparato a parlare di “benessere” in modi diversi: wellness, wellbeing e welfare. Il primo riguarda le scelte individuali per mantenersi in salute; il secondo, uno stato di equilibrio psicofisico più profondo; il terzo, invece, rappresenta il contesto collettivo che rende possibile tutto questo. Senza un welfare solido e accessibile, il benessere resta un privilegio per pochi.
Le nuove fragilità sociali lo dimostrano: famiglie monoreddito, lavoratori precari, donne che si prendono cura di familiari non autosufficienti, anziani soli, giovani che non riescono a trovare un’occupazione stabile. Tutti volti di un disagio che non sempre emerge, ma che racconta quanto sia urgente ripensare il nostro sistema di protezione sociale. Gli assistenti sociali e gli operatori territoriali fanno il possibile con risorse limitate, ma non possono colmare da soli le lacune di un sistema spesso in affanno.
Un welfare moderno deve essere più umano, semplice e vicino. Non solo erogare contributi economici, ma costruire relazioni, accompagnare le persone nei loro percorsi, garantire ascolto e rispetto. Anche la digitalizzazione, che dovrebbe semplificare, rischia di creare nuove esclusioni se non è accompagnata da un supporto reale per chi non ha familiarità con le tecnologie.
Investire nel welfare non significa spendere di più, ma spendere meglio: significa scegliere di costruire una società più equa, dove la dignità non sia un concetto astratto, ma un diritto vissuto. Perché la misura della giustizia di un Paese si vede da come tratta i suoi cittadini più fragili.
Se vogliamo davvero parlare di diritti sociali, dobbiamo partire da qui: rendere il welfare accessibile, umano e inclusivo. Solo così potremo dire di vivere in una comunità che non lascia indietro nessuno.
