Antigone: «No a nuove carceri». Le mamme dei detenuti: «Basta morti»

Secondo l'associazione Antigone, «non c'è bisogno di nuove carceri, ma bisogna puntare su misure alternative e garantire personale».

Sabato 12 agosto 2023 il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha effettuato una visita al carcere Lorusso-Cutugno di Torino struttura nella quale, negli scorsi giorni, due donne si sono suicidate. Nel corso della visita, il ministro ha comunicato l’intenzione di elaborare una riforma delle carceri e un sistema di «detenzione differenziata tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale». Nordio ha individuato nelle caserme dismesse gli spazi da utilizzare per la detenzione dei detenuti dalla modestissima pericolosità sociale.

Secondo Antigone, associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”, «non c’è bisogno di nuove carceri, ma bisogna puntare su misure alternative e garantire personale». Per Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, «oggi in tutte le strutture si registrano assenze di personale: dai direttori, agli agenti penitenziari, agli educatori, fino a medici, psicologi, psichiatri, mediatori culturali. In questo modo chi è in servizio fa fatica e le persone detenute non possono ricevere le attenzioni che richiederebbero e nei tempi certi che meriterebbero».

«Aprire nuove carceri, riproducendo queste dinamiche, non servirebbe a rendere più dignitosa la pena – aggiunge Gonnella – non passando questa solamente da un aumento degli spazi che, peraltro, si potrebbero liberare attraverso un maggiore ricorso a misure alternative alla detenzione. Oggi ci sono circa 8.000 persone detenute con un residuo pena che potrebbe garantire loro di scontare la pena fuori dal carcere».

Le mamme dei detenuti

Durante la visita del ministro Carlo Nordio carcere Lorusso e Cutugno di Torino, all’esterno della struttura erano presenti alcune rappresentanti del comitato Mamme in piazza per la libertà di dissenso. Il collettivo riunisce le madri di detenuti ed ex detenuti, in particolare di quelle persone che sono state condannate per reati contro l’ordine pubblico commessi durante manifestazioni studentesche o No Tav.

«In realtà noi non sapevamo che venisse il ministro – hanno spiegato le donne – siamo arrivate qui, come spesso facciamo, per donare dei ventilatori alla sezione femminile. Fa un caldo atroce in carcere e cerchiamo di aiutare le detenute. Quando abbiamo visto entrare il ministro, ci siamo fermate. In questo periodo, con il caldo, la situazione è estremamente pesante per i detenuti. Non hanno nulla per refrigerarsi. Queste sono strutture che avrebbero bisogno di una ristrutturazione. Noi portiamo i ventilatori d’estate, d’inverno i phon. La situazione è pessima da anni, per via del sovraffollamento. Non ci sono misure alternative al carcere eppure ci sono casi che avrebbero bisogno di percorsi diversi. Un anoressico o un ragazzo drogato non possono stare qui. C’è bisogno, in questi casi, di un aiuto psicologico importante».

Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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