Si è sperato, durante gli ultimi 18 giorni, che il conflitto tra Israele e i territori palestinesi sarebbe presto giunto alla sua conclusione. La tregua, formalizzata il 10 ottobre, sembrava porre le basi per un’azione umanitaria nella striscia di Gaza. Gli accordi prevedevano la liberazione di 48 ostaggi israeliani detenuti da Hamas e l’ingresso nella striscia di 600 camion carichi di cibo e beni di prima necessità a sostegno della popolazione straziata da due anni di guerra.
Purtroppo, la realtà è ben diversa. Hamas ha rilasciato 35 ostaggi e detiene ancora i restanti 13; inoltre, alcune azioni di guerriglia sono state condotte negli ultimi giorni e sono culminate con la morte di un soldato israeliano nella città di Rafah, situata a sud di Gaza. In questo modo Hamas dimostra di voler ritardare il più possibile l’inizio della seconda fase di questo accordo, il quale prevede il disarmo di Hamas e di conseguenza la sua caduta.Queste azioni sono bastate al governo israeliano per interrompere la tregua siglata il 10 ottobre.Nella giornata del 28, numerosi bombardamenti hanno colpito la striscia. La tregua era stata ripristinata dalle ore 9 del 29 ottobre, come riferisce il giornale israeliano “The Times of Israel”. Questa nuova tregua non è durata nemmeno 24 ore, nuovi bombardamenti hanno colpito la striscia durante la stessa giornata. Le fonti parlano di 104 morti, dei quali 46 bambini e di oltre 253 feriti, tra i quali molte donne e bambini.
In molti si sono espressi sulla violazione degli accordi, e ancora una volta l’opinione pubblica si è divisa. Da una parte, coloro i quali condannano il raid israeliano, primo fra tutti il segretario generale delle Nazioni Unite per mezzo del suo portavoce Stéphane Dujarric. Dall’altra, abbiamo chi tenta di giustificare le azioni israeliane, considerandole una giusta reazione contro gli atti di guerriglia palestinesi. Tra questi, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, nonostante questi eventi, si mostra fiducioso e convinto che il cessate il fuoco possa reggere.
Alla luce di questi eventi è difficile esprimere un giudizio che sia bianco o nero, certo è che la guerriglia guidata da Hamas e la ripetuta violazione del cessate il fuoco non fanno altro che accrescere le preoccupazioni. È inevitabile chiedersi se la tregua sia da considerarsi attiva o meno.
