È salpata il 1° settembre da Barcellona la Global Sumud Flotilla, l’impresa umanitaria più discusse delle ultime settimane. Si tratta di una flotta composta da 44 imbarcazioni cariche di provviste e aiuti di ogni genere diretti verso Gaza. L’obiettivo della missione è stato chiaro fin da subito: rompere il blocco navale che vige su Gaza per costringere il governo israeliano a consentire la creazione di un canale di aiuti umanitari per la popolazione civile.
Sicuramente un proposito degno di lode che però pone una serie di problematiche. In primo luogo, perché un’azione politica di queste dimensioni rende ancora più difficile le trattative di pace e di mediazione già di per sé difficilissime. In secondo luogo, perché mette in difficoltà capi di stato che saranno costretti a intervenire qualora i naviganti dovessero venire arrestati.
Tra i partecipanti non solo attivisti, come la rinomata Greta Thunberg, ma anche esponenti del panorama politico italiano, si tratta dell’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi e della collega Pd Annalisa Corrado a cui si aggiungono il senatore 5 Stelle Marco Croatti il deputato Pd Arturo Scotto. Si tratta di una decisione importante che accende il dibattito politico in Italia. Per tutelare i cittadini italiani la premier Giorgia Meloni ha mobilitato la fregata Alpino, una nave militare italiana, che ha seguito costantemente le imbarcazioni della flottiglia per fornire supporto nella navigazione e aiuti umanitari qualora la situazione devesse richiederne fino al limite delle acque israeliane.
Inoltre, la presidente del consiglio ha invitato pubblicamente gli attivisti a interrompere le operazioni. La posizione israeliana rispetto a questa impresa è stata chiara fin da subito. Le imbarcazioni della Flotilla sono state monitorate attraverso l’utilizzo di droni fin dalla loro partenza. Il 1° ottobre il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar ha lanciato un ultimatum in cui esorta gli attivisti a porre fine a questa azione provocatoria, chiedendo di consegnare gli aiuti attraverso i canai ufficiali, come il porto di Cipro.
Intanto gli italiani manifestano e fanno sentire la propria voce per protestare contro l’intervento di Tel Aviv e per difendere la missione umanitaria. Sebbene l’intento umanitario sia stato fin dall’inizio al centro della propaganda della Flotilla, diversi rappresentanti politici temono che questa azione possa inasprire ulteriormente il conflitto piuttosto che favorire le trattative di pace. A complicare un quadro già molto complesso sono le accuse, lanciate da alcune testate giornalistiche israeliane, di presunti legami tra la Flotilla e Hamas. Accuse molto gravi che, sebbene al momento non siano confermate, contribuiscono ad aumentare le controversie diplomatica sull’operazione. L’opinione pubblica resta divisa. Flotilla è un gesto coraggioso necessario per fronteggiare la crisi umanitaria di Gaza o un atto politico e azzardato capace solo di infiammare ulteriormente il conflitto?
