sabato, Ottobre 4, 2025

Negare la realtà: Caducità

Freud scrisse innumerevoli opere con l’intento di analizzare le reazioni psicologiche che condizionano la vita umana. Tra queste, "Caducità".

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Sigmund Freud (1856 –1939), filosofo austriaco e fondatore della psicoanalisi.
Durante la sua vita, S. Freud scrisse innumerevoli opere con l’intento di analizzare le reazioni psicologiche che condizionano la vita degli esseri umani. Tra i vari testi pervenuti, uno in particolare che risale al 1915 in cui tratta il tema della «caducità».

Il racconto inizia dalle riflessioni di un periodo storico molto turbolento: era il 1915, e il malcontento e le preoccupazioni per la Prima Guerra Mondiale si facevano costantemente sentire. Freud discuteva spesso con conoscenti e amici della catastrofe che aveva colpito il mondo in cui aveva vissuto.

Una passeggiata malinconica

Le parole che riporta Freud fanno riferimento ad una «passeggiata con un amico silenzioso»; l’amico in questione era un famoso poeta che, nonostante la giovane età, era già molto conosciuto.

Freud racconta, che durante questa passeggiata in cui si potevano ammirare la bellezza della natura, il poeta  era costantemente turbato da un pensiero fisso: la natura, con il passare delle stagioni, avrebbe cessato di esistere. Questi pensieri andarono oltre la transitorietà della bellezza naturale, poiché il poeta continuava costantemente a riflettere sulla brevità delle cose, sia delle opere umane che quelle naturali.

Da ciò emerge che il poeta si trovata scisso tra due visioni: una statica e perfetta, e l’altra mutevole, dinamica e destinata a perire.

Freud contesta al poeta: «che la caducità del bello implichi un suo svilimento. Al contrario, ne aumenta il valore! Il valore della caducità è un valore di rarità nel tempo. La limitazione della possibilità di godimento aumenta il suo pregio. Era incomprensibile, dissi, che il pensiero della caducità del bello dovesse turbare la nostra gioia al riguardo. Quanto alla bellezza della natura, essa ritorna, dopo la distruzione dell’inverno, nell’anno nuovo, e questo ritorno, in rapporto alla durata della nostra vita, lo si può dire un ritorno eterno. Nel corso della nostra esistenza, vediamo svanire per sempre la bellezza del corpo e del volto umano, ma questa breve durata aggiunge a tali attrattive un nuovo incanto».[1]
[1] Freud 1917.1923. L’io e l’Es e altri scritti, bollati Boringhieri, Torino.

Questo breve scritto del 1915 rappresenta una profonda riflessione sulla natura transitoria delle cose, ma non solo: evidenza la reazione psicologia degli esseri umani di fronte alla realtà.

Freud sostiene che la nostra mente rifiuta istintivamente tutto ciò che e doloroso, ma allo stesso tempo cerca di far comprendere che il pensiero della caducità, in realtà, non fa altro che aumentare il valore che si dà alle cose e a tutto ciò che ci circonda. Questo concetto viene applicato soprattutto alle creazioni umane, che si caricano di significato nel tempo, aumentandone la rarità.

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