Sono più di mille i sindaci che hanno sottoscritto la lettera aperta che chiede a Mario Draghi di continuare ad essere Presidente del Consiglio. I primi firmatari dell’appello sono stati Luigi Brugnaro (sindaco di Venezia), Marco Bucci (sindaco di Genova), Antonio Decaro (sindaco di Bari e Presidente ANCI), Michele de Pascale (sindaco di Ravenna e Presidente UPI), Giorgio Gori (sindaco di Bergamo), Roberto Gualtieri (sindaco di Roma), Stefano Lo Russo (sindaco di Torino), Dario Nardella (sindaco di Firenze e Coordinatore città metropolitane), Maurizio Rasero (Sindaco di Asti), Matteo Ricci (sindaco di Pesaro e Presidente ALI), Beppe Sala (sindaco di Milano). Tra i firmatari sono presenti degli esponenti del centrodestra: oltre a Brugnaro e Bucci, Alessandro Ghinelli (sindaco di Arezzo), Andrea Corsaro (sindaco di Vercelli) e Luca del Gobbo (sindaco di Magenta) hanno firmato la missiva.
Il testo della lettera indirizzata a Mario Draghi
Lettera aperta dei sindaci sulla crisi di governo in atto.
Con incredulità e preoccupazione assistiamo alla conclamazione della crisi di Governo generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza.
Le nostre città, chiamate dopo la pandemia e con la guerra in corso ad uno sforzo inedito per il rilancio economico, la realizzazione delle opere pubbliche indispensabili e la gestione dell’emergenza sociale, non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione laddove ora servono azione, credibilità, serietà.
Il Presidente Mario Draghi ha rappresentato fino ad ora in modo autorevole il nostro Paese nel consesso internazionale e ancora una volta ha dimostrato dignità e statura, politica e istituzionale. Draghi ha scelto con coraggio e rigore di non accontentarsi della fiducia numerica ottenuta in aula ma di esigere la sincera e leale fiducia politica di tutti i partiti che lo hanno sostenuto dall’inizio.
Noi Sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo.
Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni. Queste forze, nel reciproco rispetto, hanno il dovere di portare in fondo il lavoro iniziato in un momento cruciale per la vita delle famiglie e delle imprese italiane. Se non dovessero farlo si prenderebbero una responsabilità storica davanti all’Italia e all’Europa e davanti alle future generazioni.
Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità, certezze e coerenza per continuare la trasformazione delle nostre città perché senza la rinascita di queste non rinascerà neanche l’Italia.
Le reazioni
«Mi chiedo se tutti i cittadini rappresentati da Gualtieri, Sala, Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l’appello a un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall’Italia reale ad andare avanti imperterriti, condannando questa Nazione all’immobilismo solo per garantire lo stipendio dei parlamentari e la sinistra al governo. E mi chiedo se sia corretto che questi sindaci e governatori, rappresentanti di tutti i cittadini che amministrano (anche quelli che non li hanno votati e che la pensano diversamente) usino le Istituzioni così, senza pudore, come se fossero sezioni di partito. La mancanza di regole e di buonsenso nella classe dirigente in Italia comincia a fare paura». Lo ha dichiarato la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, riferendosi alla richiesta inoltrata da più di mille sindaci a Mario Draghi.
A Meloni replica Dario Nardella: «L’attacco ai sindaci e ai presidenti di Regione, che sono i politici più vicini ai cittadini, dimostra un certo nervosismo e una certa aggressività da parte dell’onorevole deputata Meloni. Mi dispiace che Meloni non noti che tra i firmatari ci sono moltissimi esponenti di centrodestra. Forse Fdi spera di lucrare consensi dal caos istituzionale ed economico del Pese, ma dalla cenere si raccoglie solo cenere».
«Giorgia Meloni è un’analfabeta istituzionale»
Secondo il senatore del Partito Democratico, Andrea Marcucci, «Giorgia Meloni insulta i sindaci che hanno firmato ieri l’appello a Draghi, confermando di essere un’analfabeta istituzionale. Intanto le ricordo che hanno firmato anche sindaci del suo schieramento, come, tra gli altri, i primi cittadini di Venezia, di Lucca, di Asti. Poi soprattutto la leader di Fdi non si dimentichi che le elezioni mettono a rischio il Pnrr, che è fondamentale per i Comuni e i territori. I sindaci che hanno firmato appello affinché Draghi resti in carico fanno solo gli interessi delle città e dei cittadini».
Non è dello stesso avviso il presidente della Direzione nazionale di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli: «Sembra incredibile che un parlamentare, Marcucci del Pd, non comprenda il semplice ragionamento della Meloni. Anche un analfabeta capirebbe che la leader di Fratelli d’Italia critica, riferendosi a sindaci e presidenti di regione, l’utilizzo della carica istituzionale per fini di parte e comunque si tratta di una valutazione politica. Il suo commento è chiaro e in un italiano corretto. E non c’è nessuna parola offensiva in quello che dice. Stupisce che un rappresentante del Popolo, eletto nelle più alte assemblee legislative, fatichi a interpretarlo. Ci vuole un corso di italiano obbligatorio anche in Parlamento».