giovedì, Dicembre 12, 2024

Un Ddl per il diritto all’oblio dei pazienti oncologici

Un ddl garantisce il diritto all'oblio ai pazienti oncologici nella stipulazione di contratti assicurativi e nelle procedure per l'adozione.

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Le senatrici Maria Domenica Castellone ed Elisa Pirro, elette con il MoVimento 5 stelle, hanno depositato un disegno di legge (ddl) che reca disposizioni in materia di diritto all’oblio delle persone che sono state affette da patologie oncologiche.

Castellone e Pirro sottolineano come una risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 ritiene che le compagnie di assicurazione e le banche non dovrebbero considerare la storia cli­nica delle persone colpite da cancro. La risoluzione, inoltre, chiede che la legislazione nazionale garantisca che i sopravvissuti al cancro non siano discrimi­nati rispetto ad altri consumatori. Il Parlamento europeo sostiene, nel contempo, la promozione dei progressi compiuti in Francia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, dove i sopravvissuti al cancro godono del diritto all’oblio. Per questo, i parlamentari UE chiedono che, entro il 2025, tutti gli Stati membri ga­rantiscano il diritto all’oblio a tutti i pazienti europei dopo dieci anni dalla fine del tratta­mento e fino a cinque anni dopo la fine del trattamento per i pazienti per i quali la dia­gnosi è stata formulata prima dei diciotto anni di età.

Il diritto all’oblio nei contratti assicurativi e nelle adozioni

Il ddl stabilisce che, in sede di stipulazione o rinnovo di contratti di assicurazione e di contratti con­cernenti operazioni e servizi bancari e finan­ziari, non possono essere richieste al consu­matore informazioni sul suo stato di salute relative a patologie oncologiche pregresse quando siano trascorsi dieci anni dalla con­clusione dei trattamenti terapeutici, in as­senza di recidive o ricadute della malattia. Il periodo si riduce a cinque anni se la patologia è insorta prima del diciottesimo anno di età.

La proposta interviene sui requisiti necessari per poter adottare un minore. Il testo, infatti, prevede che «le indagini relative allo stato di salute non pos­sono avere ad oggetto una patologia oncolo­gica pregressa quando siano trascorsi dieci anni dal trattamento attivo in assenza di re­cidive o ricadute della malattia, ovvero cin­que anni se la patologia è insorta prima del ventunesimo anno di età, fatti salvi i diversi termini e requisiti terapeutici eventualmente stabiliti per specifiche patologie con decreto del Ministro della salute».

Le discriminazioni subite dai pazienti oncologici

Le senatrici evidenziano come il 51% delle donne e il 39% degli uomini europei che hanno avuto un tumore guari­scono. In meno di dieci anni dalla dia­gnosi, la gran parte delle persone guarite tornano ad avere un’attesa di vita simile a chi non si è ammalato. Dopo cinque anni dalla diagnosi sono considerate guarite le persone a cui era stato diagnosticato un tumore del testicolo o della tiroide. Dopo meno di dieci anni le persone con tumori dello stomaco, del colon-retto, dell’endome­trio e il melanoma.

I dati sono contenuti nel 14° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato nell’ambito delle manifestazioni indette per celebrare la XVII Giornata nazionale del malato oncologico. Il Rapporto ha sottolineato che tali soggetti, pur risultando guariti, subiscono discriminazioni sul piano economico-sociale, in particolar modo per ciò che concerne l’accesso ai servizi bancari e assicurativi. Si tratta di persone discriminate nell’ac­cesso ai servizi finanziari perché hanno, ad esempio, difficoltà a sottoscrivere o mante­nere sia una copertura assicurativa per le malattie, sia una polizza vita per il caso morte. La polizza vita è spesso richiesta come garanzia per aprire un mutuo. Queste motivazioni hanno portato le senatrici a redigere il disegno di legge.

Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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