giovedì, Dicembre 4, 2025

Il disturbo dello spettro autistico: storia di un enigma in espansione

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La storia complessa del disturbo dello spettro autistico ha inizio negli anni ‘40, quando due psichiatri austriaci, Leo Kanner e Hans Asperger, descrissero per la prima volta un particolare insieme di comportamenti che non potevano essere associati a nessun’altra condizione conosciuta fino ad allora.

Oggi, nonostante decenni di studi, l’autismo rimane un enigma: una condizione complessa, caratterizzata da un insieme di manifestazioni distribuite lungo un continuum di gravità, da questo deriva il termine “spettro”.

Uno dei principali criteri per la diagnosi di autismo riguarda le difficoltà nell’interazione e nella comunicazione sociale: i bambini con autismo mostrano una minore propensione a instaurare relazioni con altre persone, a differenza dei loro coetanei a sviluppo tipico. Non si tratta di un rifiuto volontario da parte del bambino, ma di una maggiore attenzione nei confronti di stimoli non sociali; in particolare, configurazioni sincronizzate come un allineamento preciso tra suono e gesto.

Queste atipie sociali sono strettamente collegate allo sviluppo comunicativo. Anche nei casi in cui l’individuo abbia buone competenze linguistiche, possono essere osservate criticità nell’intonazione della voce, nella comprensione di metafore, espressioni ironiche, nell’uso del linguaggio nelle conversazioni.

Una persona con autismo, dunque, può conoscere perfettamente le regole grammaticali e, allo stesso tempo, può non comprendere che una parola, pronunciata in un certo modo, possa influenzare lo stato d’animo dell’interlocutore.

Il secondo criterio diagnostico riguarda comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi: dondolio del corpo, hand flapping, far ruotare o disporre oggetti in fila, interesse eccessivo per una serie tv o una canzone.

Anche le esperienze senso-percettive sono particolari: uno stimolo uditivo appena percepibile per un bambino neurotipico, può invece creare uno stato di allerta in un bambino con disturbo dello spettro autistico.

Diagnosi in aumento

Secondo le stime più recenti, pubblicate nel 2022 e riferite all’anno 2018, un bambino su 44 presenta una diagnosi di disturbo dello spettro autistico, equivalente al 2,27%. Questo costante aumento è anche la conseguenza di diversi fattori: criteri diagnostici più aggiornati, strumenti di valutazione più precisi, una maggiore consapevolezza del disturbo sia tra gli operatori che nell’intera società, incremento di servizi specializzati nell’autismo.

Marcata differenza tra uomo e donna

Gli studi riportano un’incidenza di un bambino su 27 e di una bambina su 113, con un rapporto di circa 4:1. L’autismo è un disturbo prevalentemente maschile?La questione non è ancora del tutto chiara, ma le ricerche più recenti evidenziano una manifestazione diversa tra i sessi. Le donne con autismo tendono a “camuffare” la condizione, mostrando una maggiore motivazione sociale e strategie di adattamento più efficaci. Questo, insieme ad altri fenomeni, contribuisce a rendere più difficile il riconoscimento della condizione nel sesso femminile.

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