Doppio Sogno – Rifici e le geometrie dell’inconscio

Carmelo Rifici dirige i giovani diplomati del Piccolo Teatro di Milano in uno sconvolgente Doppio Sogno. Lo spettacolo, adattamento drammaturgico di Riccardo Favaro dell’omonimo romanzo breve di Arthur Schnitzler, ripercorre il rapporto tra i coniugi Fridolin e Albertine.

La storia della Traumnovelle (questo il titolo originale di Doppio Sogno) è quella che qualcuno conoscerà per il film Eyes Wide Shut, con Tom Cruise e Nicole Kidman. Nella razionale e rispettabile società viennese, la coppia vive un rapporto all’apparenza perfetto, ma nutrito di vuoti e silenzi. Un abisso, da cui si liberano potentissime energie inconsce e irrazionali. Tutto il disagio del non detto, porta Fridolin, stimato medico viennese, a vivere una notte di avventure oniriche, al limite della perversione e dell’assurdo. La moglie Albertine, invece, lo aspetta a casa, in preda ad un incubo angoscioso, violento, ma infine liberatore. L’Eros rimosso e le pulsioni dell’inconscio formano una spirale irrefrenabile, che risucchia le vite dei protagonisti, avvolgendo insieme la realtà, la memoria, l’inconscio e il sogno.

Doppio Sogno: Carmelo Rifici, l’abisso della razionalità e la frammentazione dell’Io

I numerosi attori in scena, infiniti doppi dei personaggi principali, si muovono con il metodo e la scioltezza di un meccanismo collaudato. L’orchestrazione delle scene è chirurgica, il ritmo non lascia scampo: è avvolgente, preciso, febbrile. Molti Fridolin e Albertine si fanno da specchio e insieme da controcanto in scena, replicando infinitamente le personalità disunite e frammentarie dei protagonisti, i loro ascessi deliranti. Salutato l’Io, unico despota dell’identità personale, in scena si liberano i molti.

Gli spazi del Piccolo Teatro Studio Melato si prestano benissimo all’operazione, dando allo spettatore l’opportunità di superare la classica fruizione frontale. La scena è al centro, ora più vicina ora più lontana; è in alto e in basso. Gli attori sfruttano tutto l’ovale del teatro, a tutto campo. In questo modo, impediscono a chi guarda di cogliere ogni volta tutta la scena insieme. Si esplorano così a teatro le possibilità del campo lungo, del primo piano e perfino del fuori campo. La scena, dunque, non è mai statica, ma l’occhio deve inseguirla sempre. L’orecchio, infine, può godere di improvvise incursioni nella musica e nel canto, tutto splendidamente dal vivo.

Lo spettacolo: info tecniche

Non ci si lasci perciò spaventare dalla durata dello spettacolo: circa 180 minuti, comprensivi di intervallo. Lo spettacolo, in cartellone al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano fino al 23 dicembre, è sicuramente un’esperienza unica. Dall’interpretazione alla costruzione delle scene, dalle luci ai costumi, dalle coreografie alle musiche: tutto, questa volta, sembra aver funzionato.

“Ovunque esista una società estremamente razionale, […] governata per mezzo di una sorta di assopimento di tutto quello che potrebbe essere conflittuale, si manifestano pulsioni ed energie ancora più distruttive, per la coppia come per la società”. Carmelo Rifici

Scheda

Doppio Sogno, di Riccardo Favaro, da Arthur Schnitzler

Regia Carmelo Rifici

Scene Paolo di Benedetto

Costumi Margherita Baldoni

Movimenti coreografici Alessio Maria Romano

Light designer Gianni Staropoli

Musiche Federica Furlani

con Catherine Bertoni, Gabriele Brunelli, Leonardo Castellani, Giovanni Drago, Claudia Grassi, Giulia Heathfield Di Renzi, Jonathan Lazzini, Lucia Limonta, Sebastian Luque Herrera, Anna Manella, Alberto Marcello, Marco Mavaracchio, Francesca Osso, Antonio Perretta, Roberta Ricciardi, Paolo Rovere, Aurora Spreafico, Emilia Tiburzi
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Sono presenti scene di nudo integrale.

Federico Demitry

Federico Demitry
Federico Demitry
Laureato in Letterature comparate all'Università Cattolica di Milano, insegna letteratura inglese e italiano L2. Collabora con alcune riviste, occupandosi principalmente di letteratura e teatro. E' inviso alla cultura ufficiale e ai circoli degli amici degli amici. Sentimento che, peraltro, ricambia.

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