giovedì, Ottobre 10, 2024

Moonlight Haze: impressioni al chiaro di Luna

I Moonlight Haze al Rugby Suond Festival. Il futuro del metal italiano

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Dopo aver parlato di due dei concerti più recenti, cui ho assistito, facciamo un salto indietro di qualche settimana. Questa volta però non parleremo degli headliner, ma del gruppo di apertura. Il concerto a cui faccio riferimento è quello dei Lacuna Coil al Rugby Sound Festival di Legnano. Il gruppo spalla (purtroppo) del quale vi parlerò sono i Moonlight Haze, questo non perché i Lacuna Coil non meritino attenzione, anzi, sono bravi, bravissimi. Segnalo, con l’occasione,  l’uscita il 14 ottobre Di Comalies XX, l’album con le nuove versioni dei brani di Comalise.

Comunque, come dicevo, chi mi ha veramente sorpreso sono i Monlight Haze di Chiara Tricarico, forse perché in questi anni me li ero persi. La band tutta italiana si può dire che appartenga al genere power symphonic metal  e, a giudicare dalle magliette presenti al concerto, si è già fatta un nome nell’ambiente. I Monlight Haze sono nati nel 2018 grazie a Chiara Tricarico (precedentemente cantante dei Temperance) e al batterista Giulio Capone. In questi quattro anni hanno già prodotto tre album, uno meglio dell’altro. L’ultimo lavoro s’intitola Animus (2022) che segue De Rerum Natura (2019) e Lunaris (2020).

Quella sera del 30 giugno catturarono subito la mia attenzione. Sotto l’aspetto musicale non gli si poteva dire niente, non avevano nulla da invidiare a gruppi già affermati e molto più famosi di loro. Chitarre belle possenti, batteria prepotente e precisa e una composizione eccellente. La voce di Chiara (secondo il modesto parere di chi scrive) è qualcosa di spettacolare, che ti tiene incollato ad ascoltare. Un po’ come le voci delle Sirene che ascoltò Ulisse nei mari al largo di Sorrento. Volente o nolente ti cattura e ti trasporta in un viaggio che oscilla costantemente tra brani più sinfonici e altri dove la doppia cassa si fa più incalzante e dove si sente a gran voce il richiamo del power metal.

I brani suscitano molte volte sensazioni contrastanti. E qui comprendo il nome della band. Siete mai stati in giro da soli, d’inverno, nella nebbia e al chiaro di Luna? Ecco, la sensazione è quella, un’alternanza continua di sensazioni che vanno dalla meraviglia all’inquietudine, dalla dolcezza alla tristezza, dall’attrazione alla paura. Insomma, Romanticismo (inteso come movimento artistico-letterario) portato in musica. È facile collegare mentalmente le sonorità dei Moonlight Haze ad alcuni quadri di Friedrich o Turner, dove per altro la nebbia la fa da padrone.

E così, senza saper nulla di loro, senza aver sottomano i testi, nella mia testa le immagini si creavano ed il fascino che trasmettevano aumentava. Avrei voluto che continuassero almeno per un’altra ora.

Spero prima o poi di cogliere l’occasione di sentirli dal vivo da headliner, ma per ora sarò felice di sentirli ancora in apertura di Helloween e Sabaton il 27 agosto all’Ippodromo Snai di San Siro.

Per chi volesse ascoltarsi qualcosa consiglio:
Dark Corners of Myself (da De Rerum Natura)
Enigma (raro esempio di metal ben fatto in italiano da Lunaris)
A Ritual of Fire (da Animus)

Francesco Mazzini

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