Il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Italia

Federico Carboni ha avuto accesso al suicidio medicalmente assistito. Ha dovuto sostenere una spesa di 5.000 euro per il macchinario.

Ieri mattina Federico Carboni, un uomo di 44 anni di Senigallia, ha messo fine alla propria vita. È il primo italiano ad aver chiesto e ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, reso legale dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani. Federico Carboni si è auto somministrato il farmaco letale attraverso un macchinario costato circa 5.000 euro, interamente a suo carico. La procedura di suicidio medicalmente assistito è avvenuta sotto il controllo medico del dottor Mario Riccio, anestesista di Piergiorgio Welby e consulente di Federico Carboni durante il procedimento giudiziario. 

La “sentenza Cappato” riguarda l’incidente di costituzionalità sollevato sull’articolo 580 del codice penale nel processo a Marco Cappato per l’aiuto al suicidio fornito a Dj Fabo. La corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 580 per la parte relativa all’aiuto al suicidio nei casi in cui è fornito a una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente.

Finalmente sono libero di volare dove voglio

Queste le ultime parole di Federico Carboni: «Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita. Sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità. Ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano.

Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò. Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci. Abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio».

«A nome di tutta l’Associazione Luca Coscioni, esprimiamo gratitudine a Federico per la fiducia che ci ha dato in questi due anni, da quando ha preferito rinunciare alla possibilità di andare a morire in Svizzera e ha scelto di far valere i propri diritti in Italia. Ci stringiamo attorno alla mamma, agli amici e a tutte le persone che gli hanno voluto bene. La sua caparbietà non gli ha soltanto consentito di ottenere ciò che voleva, ma ha aperto la strada per coloro che d’ora in poi si troveranno nelle stesse condizioni. Per Federico, l’Associazione Luca Coscioni ha dovuto sostituire lo Stato nell’attuazione dei diritti. Continueremo ad aiutare chi ce lo chiederà. A questo punto, una legge come quella approvata alla Camera non servirebbe più». Queste le parole di Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretario Nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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