sabato, Dicembre 14, 2024

Salvatore Nuvoletta, il giovane carabiniere che non aveva paura

Salvatore Nuvoletta è un carabiniere deceduto all'età di 20 anni per mano della Camorra. Salvatore è stato ucciso dai casalesi per vendetta.

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Negli anni Ottana Marano di Napoli è teatro di una sanguinaria faida camorristica tra i cutoliani e la Nuova Famiglia, capeggiata dal clan Nuvoletta, alleato di Cosa Nostra corleonese. A Marano non tutti i Nuvoletta hanno scelto la facile e illusoria strada della criminalità mafiosa. Il 22 giugno del 1962, nel paese alle porte di Napoli, nasce Salvatore Nuvoletta. I suoi genitori gestiscono un negozio di frutta e verdura. Salvatore, fin da piccolo, nutre una forte ammirazione nei confronti dei suoi fratelli più grandi, i quali hanno scelto di indossare la divisa. I fratelli Nuvoletta hanno voluto dedicare la propria vita al servizio degli altri e al contrasto degli infami Nuvoletta, che la vita degli altri hanno scelto di calpestare.

Salvatore Nuvoletta si arruola nei Carabinieri a soli 17 anni. Nel 1980 prende servizio presso la caserma di Casal di Principe. Salvatore indossa la divisa con disciplina e onore. Nella primavera del 1982 osa fermare per un controllo Mario Schiavone Menelik, cugino di Francesco Schiavone Sandokan, uomo di fiducia di Antonio Bardellino, capo del clan dei casalesi. Il 20 giugno del 1982 i carabinieri della caserma in cui presta servizio il giovane carabiniere, nel corso di un conflitto a fuoco, uccidono Mario Schiavone. Salvatore Nuvoletta quel giorno non è in servizio. Sandokan vuole vendicarsi e pretende che gli venga consegnato il nome del carabiniere che ha ucciso il cugino Mario.

Gennaro Nuvoletta, fratello di Salvatore, racconta con queste parole ciò che accadde dopo l’uccisione di Menelik: «Sandokan passò alle vie di fatto con il maresciallo Gerardo Matassino, che allora comandava la stazione dell’Arma di Casal di Principe. Vicino alla caserma, sulla pubblica strada, Sandokan prese a schiaffi il maresciallo chiedendo chi era stato a sparare al cugino. Più in là c’era Salvatore, che tentò di intervenire per arrestarlo. Sandokan stava per reagire, poi disse con tono minaccioso: “Fatti i fatti tuoi”. Matassino non fece cenno ad alcuna reazione dopo gli schiaffi. Altri giovani carabinieri che avevano assistito alla scena rimasero sorpresi del suo comportamento. Il perché si venne a sapere solo molti anni più tardi, ad opera di un pentito». Il maresciallo Matassino, infatti, era a libro paga del clan dei casalesi.

Sandokan qualcuno consegna il nome di Salvatore Nuvoletta: è stato lui ad uccidere Menelik, poco importa se il giovane carabiniere quel giorno non fosse neanche in servizio. Salvatore capisce di essere in pericolo e si confida con sua madre, alla quale dice: «So di dover morire, me lo hanno detto. Ma non ho paura: io sono un carabiniere». Il 2 luglio 1982 il carabiniere, ormai ventenne, è nel suo paese natale. Gioca con un bambino di 9 anni, Bruno, al quale ha promesso in regalo una bicicletta. Mentre Bruno è sulle sue ginocchia, Salvatore viene avvicinato e chiamato per nome da tre uomini armati, tre killer della Camorra. Il giovane non prova a fuggire: spinge alla sua sinistra il bambino e lo mette al riparo dai colpi, rimanendo ferito a morte.

«Salvatore me lo sono portato nel cuore. Ancora oggi, mentre faccio le pizze nel ristorante italiano in cui lavoro, ogni tanto mi capita di pensare a lui, a lui che mi prometteva quella bicicletta». Questo il ricordo che Bruno ha del giovane carabiniere che gli ha salvato la vita.

Le indagini

Le indagini partono dall’ipotesi di una vendetta trasversale. La famiglia di Salvatore, però, non ha alcun legame con i Nuvoletta camorristi. Nel 1996 l’operazione Spartacus 2 porta all’arresto di decine di affiliati al clan dei casalesi. Carmine Schiavone inizia a collaborare con la giustizia e racconta il movente dell’omicidio del giovane carabiniere: doveva essere vendicato il sangue di Mario Schiavone. Inoltre, la madre del camorrista volle che l’omicidio fosse compiuto davanti agli occhi dei genitori di Salvatore. I casalesi chiesero il permesso alla famiglia Nuvoletta di Marano. Salvatore morì per mano della famiglia camorrista che portava il suo stesso cognome. Nel 2003 il Gip condanna a 12 anni di carcere l’esecutore materiale, Antonio Abbate in concorso con Raffaele Prestieri e Domenico Silvestri, già deceduti.

La memoria di Salvatore Nuvoletta

Salvatore Nuvoletta ha ricevuto la medaglia d’oro al merito civile.
Il 12 settembre 2009, a Casal di Principe, gli è stato intitolato un centro sportivo polivalente, confiscato a Francesco Schiavone, mentre nel 2011 gli è stato intitolato lo stadio comunale di Marano di Napoli.
Nel 2015, il sindaco di Marano di Napoli ha consegnato alla famiglia del carabiniere un bene confiscato alla Camorra. Si tratta di un terreno agricolo di circa 2800 mq e di un vigneto di 6000 mq. Quel bene ospita la cooperativa sociale NUVOLETTA PER SALVATORE, gestita dal nipote Manuel e dai fratelli del carabiniere ucciso dalla mafia. Parte dei prodotti coltivati dalla cooperativa è donata alle famiglie in difficoltà.
Il 10 ottobre 2019 a Casal di Principe è stata inaugurata la scuola dell’infanzia Salvatore Nuvoletta, la quale sorge su un terreno sequestrato alla Camorra.

Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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