martedì, Maggio 14, 2024

Ciao amici, ciao uomini, ciao fratelli. Dobbiamo parlare

Il caso di Giulia Cecchettin mette tutti davanti alla realtà dei fatti: sarei potuto essere io. Saresti potuto essere anche tu.

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Ciao amici, ciao uomini, ciao fratelli, dobbiamo parlare.
Sabato è stato ritrovato il corpo di Giulia Cecchettin. Ci siamo indignati tutti ma, al tempo stesso, sapevamo già, dalla prima ora, che questa storia sarebbe finita con un cadavere in un fosso. E sapevamo pure di chi, tra i due, sarebbe eventualmente stato quel cadavere. Nonostante le nostre doti da Nostradamus, nessuno ha potuto fare nulla. E sono stanco di prendermela con la polizia che si è adoperata solo 6 giorni dopo (che comunque è un problema), perché l’avesse fatto all’istante l’unica differenza sarebbe stata nella data di pubblicazione di questo mio intervento.

Sono stanco di chiedere giustizia per un cadavere. Questa cosa fa rabbia. MI FA rabbia. Perché sono nato in questa società, perché sono stato educato al rispetto e al consenso, ma il vivere e muovermi in questa società mi ha “insegnato” altro. E il caso di Giulia Cecchettin, forse più di prima, mette tutti davanti alla realtà dei fatti: sarei potuto essere io. IO, Giuseppe, giovane, di buona famiglia, bianco… un “bravo ragazzo” per definizione, come tutti no? Sì, anche tu che leggi.

Anche tu che ieri hai pensato ad ogni genere di violenza con cui ti saresti “vendicato” sul presunto (ma mica tanto) assassino. Anche tu che, al netto di questo sentimento, ritieni di poco conto la sbirciatina nei messaggi della tua ragazza, anche tu che pretendi di sapere dove va e cosa fa quando esce da sola, sia mai ci siano altri uomini. Tu che ci tieni a sottolineare che ognuna è libera di vivere la propria vita, ma poi «la minigonna, senza di me, no». Tu che, per consolare un amico, prima o poi dirai «non fare la femminuccia». E ovviamente anche tu, che in macchina la strombazzata alla ragazza sul marciapiede l’hai tirata. Tu che ad un no hai risposto «tiratela di meno, non ce l’hai solo tu».

E sì, ci sei dentro anche tu, tu che non fai nulla di tutto ciò, ma ogni 3 giorni ti affanni a difendere la categoria o semplicemente stai zitto. Tu che preferisci nasconderti dietro ad un «non tutti gli uomini sono così, almeno non io». Tesoro mio, ti svelo il segreto di pulcinella, GRAZIE AL CAZZO. Viviamo in una società civile e gli omicidi in generale non sono così frequenti per fortuna, ma tutto il resto che vi ho elencato?

Sono comportamenti che hanno tutti la stessa matrice: l’uomo grande e grosso che si fa giudice, carnefice e difensore del gentil sesso a seconda delle occasioni. L’uomo che proprio non ci riesce ad abbandonare quel ruolo di padre padrone. Si dice che il problema è culturale, ci si poteva arrivare prima, ma forse ora vi è più chiaro. Perché Giulia e Filippo (questo è il suo nome, non “mostro” non “animale”, non “psicopatico”. Filippo, solo Filippo) non appartenevano a contesti disagiati: erano studenti universitari, come me, come te, e come tali in questa storia potrebbe esserci il nostro nome, invece che il loro, e la narrazione non verrebbe alterata di una virgola.

Sono anni che seguo attiviste e attivisti sul tema, scrivono libri, fanno volontariato nelle scuole e se necessario casino in piazza. Ma ogni 3 giorni, TRE FOTTUTISSIMI GIORNI, ecco che sui giornali si legge «quel bravo ragazzo», ecco che in giro sui social qualcuno dirà «avrà avuto le sue ragioni», come se qualcosa possa giustificare l’uccisione di una persona, o peggio ancora un «sì ma lei non doveva andarci». Già, perché è colpa di Giulia Cecchettin se ci è andata, mica di Filippo che si è portato dietro un coltello. C’è sempre una scusante, qualcosa che ci autoassolve, non possiamo farne a meno. E intanto loro muoiono, per mano nostra. Ogni 3 giorni sto (e stiamo) di merda, ogni 3 giorni piangiamo l’ennesima vita spezzata sempre per lo stesso motivo, che non è gelosia, non è un raptus, non è “carne”, ma soltanto lo scenario peggiore possibile in una società fatta di fischi per strada e telefoni sotto controllo da parte di “bravi ragazzi” come noi.

leri ho letto interventi molto rabbiosi, non contro Filippo, ma contro l’intera categoria maschile. E noi subito a levare gli scudi in nostra difesa. E mi ci metto dentro pure io, che ho storto il naso leggendo alcune cose e che continuo a non ritenere efficace un certo tipo di comunicazione (mi riferisco nello specifico al post di Valeria Fonte, per chi la conoscesse). Ma consci di ciò che succede intorno a noi, di tutte le battutine e battutacce fatte, davvero volete ancora dar contro a chi non ha più la forza di cercare il dialogo?

Nel frattempo, mentre scrivo, mi è comparsa la notifica dell’ennesima ragazza scomparsa. E via di nuovo a sperare che questa volta sia diverso. Mi raccomando eh.. “Non tutti gli uomini”.

Giuseppe Persano, un uomo

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