lunedì, Ottobre 7, 2024

“La crociata dei bambini”, da Brecht a Capossela

La crociata dei bambini di Vinicio Capossela è uno dei capolavori che nascono nelle menti di chi coglie fino in fondo la tragicità del tempo.

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È passato già un anno da quando ha preso il via l’invasione russa dell’Ucraina. Quel giorno chi, come me, non aveva mai sentito il soffio gelido della guerra, ha cominciato a percepirlo. Chi se lo aspettava? È qui, vicina, troppo vicina. Chi è giovane non ha mai provato cosa vuol dire vivere in un clima di guerra o di una costante minaccia di un’escalation atomica.
Ma ora è diverso. Ed è da un anno che si va avanti.
Questi eventi molte volte danno la spinta per piccole opere d’arte, le quali nascono nelle menti di chi riesce a cogliere fino in fondo la tragicità del momento. È quanto accaduto con La crociata dei bambini di Vinicio Capossela.

Il brano è ispirato a La crociata dei ragazzi di Bertold Brecht, un poema ambientato nella Polonia del ’39 all’indomani dell’invasione tedesca. Il testo racconta una marcia di ragazzi, ognuno con le proprie peculiarità, che si uniscono gli uni agli altri in una speranza di sopravvivenza. Capossela riprende la storia di Brecht, cambiando ovviamente alcune parti.

Il cantautore ci offre, con la sua canzone, una perfetta ballata, rendendone la cantabilità e la “ballabilità” grazie anche agli accenti delle sillabe che creano un ritmo terzinato e danzante. Questo suo “essere ballata” ci accompagna in un clima sereno grazie alle sue sonorità, quasi da ninna nanna della buonanotte. Il tutto viene rafforzato dall’uso maggioritario di vocali aperte, le quali contribuiscono a rendere più “chiara” l’atmosfera, senza incupire il clima, già tragico, del brano.

Questi aspetti entrano in totale contrasto con il significato del testo e con la storia raccontata dal pezzo. Si narra di un gruppo di bambini che vagano in un luogo teatro di guerra cercando in tutti i modi di sopravvivere e di farsi forza l’uno con l’altro. Nel mezzo di questa tragedia però, la canzone restituisce all’ascoltatore un senso di serenità che contrasta nell’animo per le emozioni suggerite dal testo. Si arriva così ad una sorta di cortocircuito emotivo tra suono e parola.

Tutte queste caratteristiche contribuiscono a rendere la canzone una specie di sogno, o forse si dovrebbe chiamare incubo. Come se nulla fosse reale. Il linguaggio, piuttosto semplice, contribuisce a creare l’idea che gli eventi tragici della guerra siano visti in prima persona con gli occhi dei bambini che, forse per loro fortuna, non riescono ancora a distinguere bene tra il sogno e la realtà. Devono però responsabilizzarsi ben presto per sopravvivere. Devono crescere troppo in fretta. Nella canzone (riprendendo quasi letteralmente Brecht) si parla di una bambina di undici anni che si tira dietro un bambino di quattro come una madre, evidenziando come non ci sia più spazio, nella guerra, per essere bambini. L’ultima speranza viene riposta in un cartello legato alla schiena di un povero cane che non tornerà mai indietro a salvarli.

Drammatico è il fatto che, a differenza di Brecht, Capossela non contestualizzi l’identità dei bambini. Se nell’opera dello scrittore tedesco vi erano numerosi riferimenti alle identità dei bambini (chi ebreo, chi proveniente della terra dei “nazi”, etc…), questi mancano totalmente nel cantautore italiano. Non vi è alcun riferimento all’Ucraina, ma solo alla condizione di essere bambini catapultati in una guerra. Poveri innocenti estranei alle logiche, illogiche e assurde, degli adulti.

Altra piccola opera d’arte è il video, realizzato dal disegnatore Stefano Ricci con gesso bianco su carta nera, composto da 4705 immagini fotografate una per una senza alcun ausilio di tecniche di animazione digitale.

Le guerre in corso nel mondo

  • Guerra interna nel Myanmar (dal 1948)
  • Narco-guerra del Messico (dal 2006)
  • Attentati terroristici di Boko Haram in Nigeria (da circa un decennio)
  • Guerra in Afghanistan (dal 1978)
  • Guerra civile siriana (dal 2011)
  • Guerra civile del Tigray e Fronte di Oromo (Etiopia, dal 2020)
  • Guerra in Ucraina (Donbass dal 2022, Crimea dal 2014)
  • Crisi in Yemen (dal 2011)
  • Guerra civile in Somalia (dal 1991)
  • Scontri etnici in Sudan (dal 2011)
  • Guerra del Darfur (dal 2003)
  • Conflitto dell’Ituri (Congo, dal 1999)
  • Narco-guerra in Colombia (dal 1964, dal 2021 vi sono anche scontri e atti di guerriglia al confine con il Venezuela)
  • Guerra nel Mali (dal 2012)
  • Guerra del Kashmir tra India e Pakistan (al 1947)
  • Guerre separatiste in India (dal 1954)
  • Guerra civile nella Repubblica Centro Africana (2012)
  • Guerra jihadista di Cabo Delgado (Mozambico, dal 2017)
  • Guerra curdo-turca (dal 1984)
  • Ribellione comunista nelle Filippine (dal 1964)
  • Conflitto Israele-Palestina (dal 1948)
  • Crisi in Camerun (dal 2017)
  • Crisi libica (dal 2011)

L’elenco è preso da un articolo apparso online il 21 marzo 2022 (un mese dopo lo scoppio della guerra ucraina) sul sito di Focus Junior. Ho deciso di utilizzare come fonte questo sito per evidenziare come anche la guerra sia, purtroppo, entrata nel mondo di bambini e ragazzi.

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