sabato, Luglio 27, 2024

Sanremo 2024: le pagelle della terza serata

Giudizi e voti delle prime quindici canzoni in gara a Sanremo 2024. Angelina Mango e Diodato in cima alla nostra classifica.

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La terza serata del Festival di Sanremo va decisamente meglio della precedente, complice una Teresa Mannino che nella veste di “Coco” inietta una cospicua dose di brio nella conduzione. È lei a fornire l’assist ad un esplosivo (come sempre) Gianni Morandi per portare sul palco di Sanremo un timido e generale appello contro le guerre con la sua iconica canzone C’era un ragazzo che come me amava i Beatle e i Rolling Stones.

Il momento più bello della terza serata del festival di Sanremo si ha all’arrivo di Russell Crowe in veste di cantante… Russell Crowe canta? E chi lo sapeva? E pure bene! Fa anche da mattatore buttando lì qualche parola a caso in italiano, sfottendo il “caso quaqua” e il Travolta della seconda serata di Sanremo. Il momento che mi è piaciuto di meno è stato forse il coro del Va pensiero. Non tanto per il coro dell’arena o per il brano in sé, ma per l’esecuzione che mi è risultata zoppicante. Credo ci siano stati dei problemi ad armonizzare il coro, che è comunque un coro da opera, con un’orchestra di Sanremo che non lo è. Credo, ma è un mio pensiero, che le arie di un’opera debbano essere accompagnate da orchestre d’opera e non da canzonette (senza nulla togliere all’orchestra di Sanremo).

Ma veniamo ora alle pagelle che sono state molto più complicate nella stesura rispetto alle precedenti. Ci sarà un parimerito verso l’alto. Il primo posto di ieri sera se lo contendono Angelina Mango e Diodato. Non sapevo cosa scegliere tra i due, vista anche la diversità più totale dei due generi. Di pancia avrei dato di più ad Angelina, ma non me la sono sentita di far fare un passo indietro alla bravura di Diodato (sottolineo: autore del testo e compositore della musica).

Le pagelle della terza serata di Sanremo 2024

Il Tre Fragili: il testo l’ha scritto completamente lui e questo è già un punto a suo favore. Certo, non ci vuole un granché a scrivere un testo come questo, ma ci sono quelli che si mettono in tre o quattro per farlo. Il brano nel complesso è la solita canzone d’amore triste, con le parole chiave necessarie a far capire all’ascoltatore che siamo tristi: come in catene, naufraghi in mare aperto, le vipere e poi il titolo e ritornello, Fragili. Questa canzone nel complesso si ascolta pure, arriva subito, ma è sempre il solito monotema degli anni Venti del 2000 anche musicalmente. Lui potrebbe anche essere un buon interprete, ma questo tipo di brani è talmente inflazionato che è difficile distinguerlo da chiunque altro.
Voto: 41/2 

ManinniSpettacolare: ha portato una canzone sanremese, forse troppo. Così tanto sanremese che sono certo di averla già sentita. Ora non ricordo che canzone è, forse perché sono troppe quelle uguali. Carina, ma personalmente non mi dice nulla di nulla.
Voto: 4

Bnkr44 Governo Punk: mi hanno fatto lo stesso effetto dei Colla Zio l’anno scorso. Sono allegri, si divertono un botto e questo già mi piace, sono belli da vedere sul palco e ti danno la carica. Bravi. Il brano non è nulla di eclatante, ma ha un buon appeal. Insomma, la sufficienza se la meritano, ma nulla di più. Non è un brano che può arrivare in alto nella classifica, ma a loro credo che importi di più il divertimento che la classifica.
Voto:6

Santi francesiL’amore in bocca: “Gran bella voce. Che è la cosa migliore della canzone visto che testo e musica sono senza alcuna pretesa. Abbastanza inutile”. Questo era un mio appunto scritto durante la prima serata. Riascoltandoli ieri sera mi sono in parte ricreduto e in parte confuso. Continuo a credere la voce sia molto bella, con un ottimo timbro, ma il brano in sé mi è piaciuto di più… Ma quanto di più? tanto? poco? il mio giudizio è altalenante.
Voto: 6/7/8 (scegliete voi)

Mister RainDue altalene: leggete l’articolo dell’anno scorso.
Voto: 3

Rose VillainClick boom!: sempre un po’ calante, non un granché dal punto di vista vocale. Carino il cambio secco tra la melodia delle strofe e del bridge con l’onomatopeico ritornello. Il pezzo comunque rimane mediocre.
Voto: 5

Alessandra AmorosoFino a qui: su questo pezzo il discorso si fa complicato visto che parecchie cose hanno fatto scattare i miei sensi di ragno. Non voglio entrare nel merito delle sofferenze che ha passato Amoroso. Mi voglio soffermare solo sul brano, anche perché se dovessimo guardare ai significati Mister Rain e Dargen avrebbero tranquillamente potuto avere un 8. Il pezzo è banale e contiene tutti gli stereotipi del brano triste introspettivo. Ci sono volute cinque persone per stenderne il testo, il che non è male per un argomento che dovrebbe essere autobiografico.

È ricco di citazioni, a partire dalla storia della caduta dal grattacielo – fino a qui tutto bene – che banalizza quasi imperdonabilmente la frase contenuta nel film “L’Odio”. Ora, per chi non lo sapesse, L’Odio ha i protagonisti che vivono in una banlieue. Il concetto di odio che traspare dalla pellicola è quello di un odio della società, del sistema, verso gli ultimi, verso coloro che non possono fare altro che vivere alla giornata e diventare chi più chi meno criminali per potersi sostenere, in quanto l’odio sociale non gli permette di avere un posto nel mondo. Ed è un odio che genera a sua volta l’odio degli ultimi (ghettizzati nelle banlieue) verso lo stato che li ha “costretti” a fare quella vita. Insomma è tutto un altro contesto e a mio avviso anche una gravità diversa di condizioni di vita.

“Fino a qui tutto bene” è proprio quel vivere alla giornata, conoscendo già il finale: la violenza, l’arresto, le botte, la criminalità o la morte.  Poi ci sono le citazioni da Sally di Vasco “un equilibrio sopra la follia” diventa “occhi chiusi sopra la follia”, fino a citarla direttamente e a paragonarsi alla protagonista del brano citato. E questo ci sta, perché Sally è la storia di una luce in fondo al tunnel e Amoroso se la merita questa luce, ma la differenza tra lo stile di una canzone come Sally e Fino a qui è evidentissima. Anche dal punto di vista musicale è un brano mediocre, sicuramente di gran lunga al di sotto delle capacità vocali dell’interprete (e qua la colpa è dei compositori).
Voto: 4
PS: Io voglio tornare a sentire la Amoroso in un Mambo salentino, anzi quest’anno facciamo una cumbia salentina. Daje!

Ricchi e poveriMa non tutta la vita: imbarazzanti è dire poco. Il disagio che mi hanno creato nel vederli lì non ha eguali. Non credo che meriterebbero palco più grande di quello di una sagra di un paesino. Agghiaccianti.
Voto: 2

Angelina MangoLa noia: una botta di vita. Potrebbe benissimo vincere questa edizione del Festival. La sua voce è spettacolare e in grado di dire che viene dal Sud Italia senza dire che viene dal Sud Italia, utilizzando quelle scale armoniche tipiche e distintive del canto meridionale e che sono per certi versi comuni alle tonalità della scala araba. La voce danza insieme al ritmo travolgente del brano, respira nei momenti più calmi, prende forza e si riaccende di nuovo. Si può benissimo immaginare una figura che danza. Il testo è uscito bene e gli arrangiamenti… beh se vi dico Durdust vi dice qualcosa? Praticamente perfetti. Se ieri abbiamo incoronato la Bertè come regina di questo festival, oggi abbiamo trovato la “Princess”.
Voto: 9

DiodatoTi muovi: dolce, pulito, quando sale la sua voce ha una potenza pazzesca. È bravo, nulla da dire. Testo carino e musica giusta. Nulla di eclatante, ma gran bel pezzo. Ieri sera ha fatto anche un’ottima performance… insomma poco si può dire, merita di stare in cima alla classifica.
Voto: 9  

GhaliCasa mia: è uno dei pochi di questo genere che mi piacciono, ora più ora meno, ma mi piace. Qua non osa particolarmente ma ha portato un bel pezzo, orecchiabile e anche carino come testo. Nulla di eccezionale, ma riesce a trattare tematiche anche abbastanza forti con leggerezza ma senza superficialità. Lascia delicatamente passare il messaggio.
Voto: 7

NegramaroRicominciamo tutto: mi aspettavo molto molto molto di più. Anche loro non hanno osato tanto anzi, non hanno osato proprio. Giuliano comincia a cantare con un’inflazione di acuti striduli, quelli che lo hanno sempre contraddistinto ma che all’inizio della canzone, con così tanta frequenza, aprono le porte ad una sola interpretazione: avrà mica mal di pancia? Hanno fatto un brano che al termine della rassegna dovrebbe essere cestinato senza passare dal via e magari, subito dopo, rimettersi a lavorare su un pezzo da Negramaro.
Voto (col cuore spezzato): 3

Mannoia Mariposa: abbiamo la versione italiana di “Me llaman calle” di Manu Chao. Forse anche meglio di questa. Il mio amore per la voce della Mannoia e per il sound un po’ ska sudamericano influenzano inevitabilmente il mio giudizio. Grande pezzo, molto bello il testo e ovviamente la musica. Per me Fiorella è Fiorella, e le perdono anche qualche scopiazzamento.
Voto: 7

San GiovanniFiniscimi: solita lagna uguale a mille altre. Ferisci, capiscimi (se proprio, ascoltatevi C’est la vie di Achille Lauro, molto più bella e con le stesse rime in -iscimi).
Voto: 3

La SadAutodistruttivo: li avevo già ascoltati mesi e mesi prima di Sanremo e mi piacevano, o meglio, mi interessavano parecchio. Qua me lo confermano. Un testo che se letto bene è molto forte ed è una caratteristica del punk affrontare certe tematiche in modo a volte anche troppo crudo, ma fa parte del gioco. Il brano dal punto di vista compositivo è quasi un classico del pop-punk anni novanta. In certi punti, in particolare nelle strofe, ricalca molto lo stile dei Blink182, forse un po’ troppo. Sono completamente fuori luogo.
Voto: 71/2 (sono di parte, ma almeno sono gli unici che hanno fatto qualcosa di diverso)

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