Università: le immatricolazioni calano del 3%

L’Italia investe l'8% della spesa pubblica in scuola e università. La media dell’UE è del 9,9%. I fuorisede diminuiscono di 100.000 unità.

Il numero delle immatricolazioni nelle università italiane è diminuito del 3 %. Tra i nuovi iscritti, calano i fuorisede: dei circa 1,7 milioni di universitari italiani, meno di 500.000 si trasferiscono in una città diversa da quella di residenza. Il dato è in calo di 100.000 unità rispetto al 2018. A pesare sulla scelta degli studenti vi sono l’aumento del prezzo degli affitti, delle bollette e dei trasporti e l’insufficienza delle borse di studio. In Italia, al momento, le borse di studio sono solo 40.000. Diventeranno 100.000 nel 2026, grazie ai fondi del PNRR. A Milano, Roma, Torino e Bologna un posto letto in affitto costa dai 500 ai 700 euro. Molti proprietari di immobili preferiscono affittarli per pochi giorni sulle piattaforma online. L’Italia investe l’8% della spesa pubblica nella scuola e nell’università, contro una media dell’Unione Europea è del 9,9%.

«Il calo delle matricole va inserito nel contesto più ampio degli ultimi dieci anni, durante i quali si era sempre mantenuto un trend di crescita. È contenuto e non allarmante, ma è un segnale che non deve essere trascurato», ha dichiarato a La Repubblica Ferruccio Resta, presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane e Rettore del Politecnico di Milano. Secondo Resta, per individuare le cause del calo delle immatricolazioni occorre «tornare al 2020, durante la pandemia, quando si diceva che la crisi sanitaria sarebbe finita prima della crisi socio-economica, che ha un’onda più lunga. In un momento di difficoltà come quello attuale alcune famiglie decidono di tagliare sulla formazione dei loro ragazzi, rinunciando o posticipando l’ingresso all’università. Si tratta di un errore storico, che è già stato compiuto in passato e che il nostro Paese non può permettersi».

Per il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, «il calo delle iscrizioni all’Università conferma che la crescita delle disuguaglianze è il problema principale del nostro Paese. Un problema che colpisce principalmente i giovani rendendo sempre più fragile il loro futuro. Nell’agenda della destra al Governo questi temi sono totalmente assenti, perché l’unica cosa che sanno dire è “fate da soli”. Non bisogna distrarsi. Rendiamo completamente gratuita la formazione dei ragazzi dall’asilo nido all’Università per tutte le famiglie con redditi medi e bassi. Da qui parta la costruzione dell’alternativa».

Il prestito d’onore

Durante il discorso di insediamento pronunciato alla Camera dei Deputati la Presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha citato il prestito d’onore. Si tratta di un prestito, a tassi calmierati, affidato a uno studente universitario per consentirgli di pagarsi rette, libri e laboratori nel periodo degli studi. Lo studente e la sua famiglia si impegnano a restituire il prestito dopo la laurea o a partire dal terzo anno d’iscrizione. La concessione del finanziamento non richiede particolari garanzie e può essere erogato da un’istituzione pubblica o da un istituto privato.

Lo strumento, anche se poco conosciuto, è già attivo in Italia. I prestiti d’onore rappresentano lo 0,03% del totale della spesa pubblica destinata all’università. Al momento sono attivi solo 111 prestiti pubblici. L’ultima analisi realizzata dall’Osservatorio Facile.it rivela che, dall’1 gennaio al 31 maggio 2017, 890.000 italiani avevano chiesto un prestito privato finalizzato al conseguimento del titolo di laurea. I finanziamenti erogati ammontavano a 169 milioni di euro.

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Alberto Pizzolante
Alberto Pizzolante
Nato in provincia di Lecce nel 1997, si è laureato in Filosofia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dirige likequotidiano.it.

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