Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge (ddl), presentato dalle ministre Bonetti, Carfagna, Cartabia, Dadone, Gelmini, Lamorgese e Stefani, contenente una serie di misure per contrastare la violenza sulle donne.
La sorveglianza speciale, l’obbligo o il divieto di soggiorno e altre misure previste dal codice antimafia sono estese ad alcuni reati del Codice Rosso come la violenza sessuale, la deformazione permanente del viso e il tentato omicidio. Chi viola il divieto di avvicinamento alla vittima può essere arrestato in flagranza. La detenzione cautelare è ampliata a tutti i responsabili di lesioni. Fermo immediato in caso di urgenza nei confronti di chi è gravemente indiziato di delitti compresi nel Codice Rosso o in caso di grave e imminente pericolo per la vita o per l’incolumità della vittima.
È estesa la procedibilità d’ufficio a reati come percosse, lesioni, violenza privata, minacce aggravate, violazione di domicilio e danneggiamento. Si può procedere d’ufficio quando il fatto è commesso, nell’ambito di violenza domestica, da un soggetto già ammonito. In caso di pericolo concreto per una donna che ha denunciato il compagno violento, può essere disposta una vigilanza dinamica a sua tutela. Stretta sui percorsi di recupero del reo. La mancata partecipazione alle attività di recupero comporta la revoca della sospensione condizionale. Pena aumentata di un terzo in presenza di condotte per le quali ci sia già stato un ammonimento del questore.
La vittima sarà avvisata dell’uscita dal carcere del condannato che ha terminato di scontare la pena o dell’indagato. Saranno avvisati anche questore e prefetto, per valutare eventuali misure di prevenzione e/o di protezione della vittima. Gli aiuti economici alle donne vittime di violenza arriveranno già nella fase delle indagini, senza dover attendere l’esito del processo. L’indennizzo ammonterà a 400 euro per 12 mesi.
I commenti
La ministra Marta Cartabia ha spiegato il duplice obiettivo del ddl: “rafforzare gli strumenti di prevenzione e di protezione. Due punti previsti dalla convenzione di Istanbul, insieme alla punizione e alle politiche integrate. Forse la misura più forte è quella del fermo di fronte al pericolo per l’incolumità delle donne. Il ddl, inoltre, rafforza l’applicabilità delle misure cautelari coercitive“.
Per Lamorgese, fondamentale è l’introduzione di un aiuto economico già nella fase delle indagini: “abbiamo esteso la misura prevista in materia di estorsioni. Le donne o gli orfani potranno avere un terzo dell’indennizzo totale. Le donne spesso non denunciano perché si trovano in una condizione economica difficile“.
Delusa Antonella Veltri, presidente di D.i.Re: “Comprendiamo il tentativo del governo di porre un argine alla conta dei femminicidi, considerato che è stato ampiamente dimostrato che troppo spesso questi avvengono perché le donne non sono state adeguatamente protette dopo aver denunciato i maltrattamenti subiti. Ma ancora una volta notiamo che il governo procede senza minimamente consultare i centri antiviolenza, nonostante da decenni accompagnino migliaia di donne fuori dalla violenza e nonostante tale consultazione sia stata prevista nel nuovo Piano nazionale antiviolenza.
Il Ddl contiene elementi, quali ad esempio l’ammonimento per il reato di violenza sessuale, che destano grande preoccupazione. Altri, a cominciare dal rafforzamento delle misure per assicurare il rispetto degli ordini di allontanamento, sono in linea con proposte già fatte da D.i.Re in diverse occasioni. Continua a riproporsi un approccio di tipo emergenziale, che porta a un proliferare di norme penali, ma sappiamo bene quanto poi la loro effettiva applicazione sia a discrezione del singolo magistrato, e anche quanto sia la cultura di chi deve applicarle a condizionarne l’efficacia. Tutte le norme esistenti andrebbero applicate alla luce della Convenzione di Istanbul“, conclude la presidente di D.i.Re.