Regionali: vince la destra, crolla l’affluenza

Fontana e Rocca hanno vinto le elezioni regionali in Lombardia e Lazio. L'astensionismo è al 58,4% il Lombardia e al 62,8% in Lazio.

Le elezioni regionali in Lazio e Lombardia sono state caratterizzare da una forte astensione. In Lombardia hanno votato il 41,62% degli aventi diritto, nel Lazio il 37,20%. L’affluenza media alle elezioni regionali di cinque anni fa fu del 70,82%.

La delusione verso gli amministratori e il senso di impotenza degli elettori sembrano farla da padrone. Complice forse anche quella sensazione gattopardiana di “cambiare tutto perché nulla cambi”. Forse, anche la percezione distorta su tematiche centrali della vita dei cittadini ha influito sul basso risultato dell’affluenza. Facciamo un esempio? La sanità, argomento che tante volte è bersaglio del malcontento collettivo. Troppo spesso ci si dimentica che non è gestita dallo Stato (principale imputato nelle discussioni), ma dalle regioni. Se qualcosa non funziona, o funziona, è un demerito, o merito, della regione. I cittadini, astenendosi dal voto, o non si conoscono i veri ruoli delle regioni o hanno perso definitivamente le speranze in qualche cambiamento (cosa di cui avremmo bisogno in molti casi).

In entrambe le situazioni e con i dati alla mano possiamo leggere non tanto la sconfitta e vittoria di questo o quel partito, ma la sconfitta totale della vita politica italiana, dalla quale nessuno può sentirsi assolto. Sono percentuali effimere e chi governerà da domani sarà il rappresentante di una percentuale di percentuale. Insomma, un nulla.

I risultati

In Lazio Francesco Rocca, candidato della destra, ha raccolto il 60,1% dei consensi. Alessio D’Amato, sostenuto dal centrosinistra e dal terzo polo, è al 26,06%, Donatella Bianchi (M5s) è all’8,14%.

In Lombardia, Attilio Fontana resiste e raccoglie il 55,90% dei consensi. Pierfrancesco Majorino (centrosinistra + M5s) è al 33,64%, Letizia Moratti all’8,94%.

La destra resiste ai rocamboleschi assalti delle forze centriste di Calenda e Renzi e alla coalizione di Majorino. A nulla sono serviti i tentativi di coalizione e la presentazione di nomi influenti della politica lombarda. La roccaforte di Lega, Fratelli D’Italia e Forza Italia resiste all’impatto, anche se la scarsa affluenza può essere letta come una sconfitta. Forse è giunto il momento per le forze d’opposizione di creare liste basate su programmi reali e sinceri e non più accozzaglie finalizzate al semplice conteggio di voti.

L’astensionismo la fa da padrone anche in Lombardia e va a toccare trasversalmente tutti i partiti. A sinistra forse prevale la sfiducia in un partito che prima di dare risposte concrete a chi dovrebbe rappresentare, preferisce risolvere le sue beghe interne incentrando la campagna elettorale sul “Votateci perché siamo meglio di loro”, senza supportarlo coi fatti. I 5 Stelle si sa che mal sopportano le alleanze. Calenda e Renzi non si sa mai bene da che parte stanno e quindi rischiano sempre di perdere voti da entrambe le parti, ma di prenderne abbastanza per poter influenzare il resto delle votazioni. Perde anche la destra, complice un’amministrazione durante lo scorso mandato che ha reso inviso ai suoi sostenitori lo stesso Fontana.

Insomma se si vuol cantar vittoria si faccia pure, ma un esame di coscienza generale sarebbe doveroso.

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