Non ha tregua la rivolta contro Beatrice Venezi, “direttore” d’orchestra del Teatro “La Fenice” di Venezia, tanto da indurre uno sciopero.
Il 22 settembre Beatrice Venezi è stata nominata, dal sovraintendente Nicola Colabianchi, direttrice d’orchestra de La Fenice. L’ente che gestisce il teatro affida al sovraintende il
potere di nominare le cariche del teatro senza chiedere consiglio a nessuno. C’è da specificare che i sovraintendenti, per la nomina del direttore d’orchestra, si è sempre consultato prima con l’orchestra stessa. Passaggio che questa volta non è avvenuto perché, secondo quanto afferma Colabianchi, non voleva che diventasse un caso politico.
Quello del Direttore d’Orchestra è il ruolo di maggiore rilevanza nel teatro. Tra i suoi compiti troviamo: la preparazione musicale dell’esecuzione dal vivo; lo studio e l’interpretazione delle partiture; la selezione del repertorio, con eventuali modifiche qualora dovessero servire; la coordinazione e gestione delle prove e dei tempi; bilanciamento del suono tra gli strumenti; supervisione delle audizioni dei musicisti; l’organizzazione degli eventi; collaborazione e gestione con le istituzioni musicali e culturali. Tutti compiti che esigono una figura preparata ma soprattutto con esperienza, che sia consapevole di ciò che fa. Esperienza e preparazione che non fanno parte del bagaglio culturale della Venezi. La protesta riguarda, anche se in minima parte, la sua posizione politica.
Per questi motivi, sono giorni che l’orchestra e i lavoratori del Teatro protestano per chiedere la revoca della direttrice, perché considerata non idonea all’incarico. Tanto da portare l’organizzazione sindacale de La Fenice a proclamare uno sciopero per venerdì 17 ottobre, facendo così saltare la prima di Wozzeck di A.Berg. Alle ore 18:00 non si terrà solo uno sciopero ma anche un’assemblea sindacale con concerto gratuito per la città. I musicisti, non solo faranno saltare solo la prima ma addirittura tutte le recite, tutta la stagione invernale compreso il concerto di Capodanno.
Non possiamo prevedere come andrà a finire, ma una cosa è certa: la musica e l’arte non si abbasseranno alla politica o a chi si crede invincibile.
