mercoledì, Maggio 14, 2025
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Valentia in Festa 2022, la quinta edizione del festival calabrese

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Ospiti di caratura Internazionale della Cultura, della musica, dello sport e della politica, in luoghi unici in cui le città calabresi diventano centro culturale del Paese, parlando di poesia, sport, arte, cinema, scienza, innovazione e molto altro, permettendo a chiunque di avvicinarsi e restarne affascinato. La terza edizione di Valentia in festa, il festival itinerante più importante della Calabria, partirà da Vibo Valentia dall’1 al 3 luglio 2022, il 15 di luglio si sposterà a Tropea per giungere a Reggio Calabria il 23 luglio, a Villa San Giovanni il 29 e a Tirolo il 31 luglio. Like Quotidiano seguirà le attività di Valentia in festa nella loro interezza.

Associazione Valentia, tra le principali realtà giovanili a livello nazionale, è composta da centinaia di ragazzi, volenterosi di spendersi per il proprio territorio e per la propria comunità. Un gruppo coeso e unito che nel corso degli anni ha saputo dimostrare che, attraverso la condivisone di idee e di valori, si possa dare vita a progetti intraprendenti e di grande spessore culturale e sociale. Delle persone convinte che fare cultura significhi conoscere e valorizzare sempre di più la realtà, in particolar modo quella del nostro territorio per poterlo esaltare in tutta la sua ricchezza e complessità.

La conferenza stampa

L’edizione 2022 di Valentia in festa è stata presentata lo scorso venerdì presso la Bcc della Calabria ulteriore. Alla conferenza stampa hanno partecipato il Presidente e la Segretaria di Associazione Valentia, Anthony Lo Bianco e Valentina Fusca, il referente della città metropolitana di Reggio Calabria, Girolamo Giovinazzo e il Presidente della Bcc. «Siamo partiti da Vibo Valentia e, dallo scorso hanno, abbiamo elaborato un format innovativo che coinvolge le comunità, le associazioni, le attività produttive su tutto il territorio regionale. Continua il nostro impegno a supporto della pianificazione strategica che punta a creare un valore aggiunto per il sistema territoriale. Tra le novità di quest’anno, le aziende enogastronomiche del territorio avranno la possibilità di presentare i propri prodotti», ha dichiarato Valentina Fusca.

«Quest’ anno abbiamo voluto ampliare la nostra offerta culturale e musicale. Molti artisti giovani si esibiranno nel corso delle giornate. Circa 20 aziende del territorio presenteranno i loro prodotti. Alcuni musei, nella città di Vibo Valentia, saranno aperti gratuitamente. Abbiamo voluto alzare l’asticella per dare un messaggio positivo: i giovani possono e devono sempre puntare al meglio», ha detto Anthony Lo Bianco.

VENERDÌ 1 LUGLIO

17:00: Taglio del nastro

17:30: L’amministrazione pubblica, le prospettive del territorio, il potenziale del PNRR e le responsabilità dei Sindaci – con la partecipazione dei Sindaci del territorio Vibonese. Modera Michele La Rocca, direttore Vivi City

18:15 “Il male non è qui. Matteo Messina Denaro. Il romanzo” – di Gaetano Pecoraro. Con la partecipazione di Nicola Gratteri e Maria Limardo, Sindaco di Vibo Valentia. Modera Pietro Comito di “LaC TV”

19:00 “Insopportabilmente donna” – con Tess Masazza. Saluti istituzionali di Rino Putrino, Presidente del Consiglio di Vibo Valentia. Interviene Corrado L’Andolina, Sindaco di Zambrone. Modera Teresa Pugliese

19:45 “Con le infradito in discesa” – con Marco Bazzoni (Baz). Dialoga con l’autore Vitaliano Papillo, Sindaco di Gerocarne. Modera Francesca Gioffrè, giornalista di “LaC TV”

20:30 “Pura. Il sesso come liberazione” – con Malena. Modera Marco Onnembo, giornalista RTL 102.5

SABATO 2 LUGLIO

17:15 Apertura

17:30 “South working. Per un futuro sostenibile del lavoro agile in Italia” – con Mario Mirabile. Dialoga con l’autore Marco Signoretta di SOS Innovazione e Francesco Biacca, Confindustria sezione Terziario. Modera Stefano Mandarano

18:15 “Il metro del dolore” – con Marco Onnembo. Dialoga con l’autore Gilberto Floriani, Sistema Bibliotecario Vibonese

19:00 “La felicità del gambero” – con Andrea Dianetti. Dialoga con l’autore Giovanni Russo, Assessore del comune di Vibo Valentia. Modera Francesco lannello, giornalista “La Gazzetta del Sud”

19:45 “Boomerang” – con Filippo Roma. Dialoga con l’autore Fabio Signoretta, Sindaco di Jonadi. Modera Carmen Bellissimo, giornalista del “Quotidiano del sud”

20:30 “Getto la maschera” – con Luigi Luciano (Herbert Ballerina). Modera Gianluca Prestia de “Il Quotidiano del Sud”

DOMENICA 3 LUGLIO

17:15 Apertura

17:30 Convegno sull’anno europeo dei giovani – con il Cons. regionale Dott. Michele Comito

18:00 “La società calda” – con Gaetano Quagliariello

18:45 – “Il denaro logora chi non ce l’ha” – con Alfio Bardolla. Dialogano con l’autore Gaetano Portaro e Rocco Mangione di Confindustria giovani. Modera Marcello Francioso

19:30 “La signorina nessuno. Una storia di vita e d’amore struggente, tenera e feroce” – con Giorgia Soleri. Dialoga con l’autrice Sergio Pititto, Sindaco di Pizzo e Rino Putrino, Presidente del Consiglio di Vibo Valentia. Modera Rossella Galati, giornalista di “LaC TV”

20:15 “L’amore ti trova sempre” – con Francesco Sole. Dialoga con l’autore Salvatore Solano, Presidente della Provincia di Vibo Valentia. Modera Agostino Pantano, giornalista “LaC TV

Elezioni amministrative 2022: i risultati in tempo reale

Secondo i dati comunicati dal Ministero dell’Interno, nella giornata di oggi si è recato alle urne per i ballottaggi delle elezioni amministrative il 42,18% degli aventi diritto.

ALESSANDRIA: Giorgio Abonante (CSX): 54,41%, Gianfranco Cuttica (CDX): 40,24%
93 sezioni scrutinate su 93

BARLETTA: Cosimo Damiano Cannito (CDX): 64,94%, Santa Scommegna (CSX): 36,63%
91 sezioni scrutinate su 100

CARRARA: Serena Arrighi (CSX): 57,76%, Simone Caffaz (CDX): 42,24%
69 sezioni scrutinate su 71

CATANZARO: Valerio Donato (LEGA + FORZA ITALIA): 41,76%, Nicola Fiorita (CSX): 58,24%
92 sezioni scrutinate su 92

COMO: Alessandro Rapinese: 55,18%, Barbara Minghetti (CSX): 44,82%
48 sezioni scrutinate su 74

CREMA: Fabio Bergamaschi (CSX): 57,91%, Maurizio Borghetti (CDX): 42,09%
38 sezioni scrutinate su 38

CUNEO: Patrizia Manassero (CSX): 62,38%, Franco Civallero (CDX): 37,62%
35 sezioni scrutinate su 65

FROSINONE: Riccardo Mastrangeli (CDX): 55,15%, Domenico Marzi (CDX): 44,85%
32 sezioni scrutinate su 48

LUCCA: Francesco Raspini (CSX): 49,10%, Mario Pardini (CDX): 50,90%
83 sezioni scrutinate su 86

MONZA: Paolo Pilotto (CSX): 51,39%, Dario Allevi (CDX): 48,61%
90 sezioni scrutinate su 110

PARMA: Michele Guerra (CSX): 66,19%, Pietro Vignali (LEGA + FI): 33,81%
204 sezioni scrutinate su 204

PIACENZA: Katia Tarasconi (CSX): 53,46%, Patrizia Barbieri (CDX): 46,54%
108 sezioni scrutinate su 108

SESTO SAN GIOVANNI: Roberto Di Stefano (CDX): 52,05%, Michele Foggetta (CSX): 47,95%
39 sezioni scrutinate su 73

VERONA: Damiano Tommasi (CSX): 53,38%, Federico Sboarina (LEGA + FDI): 46,62%
264 sezioni scrutinate su 265

VITERBO: Chiara Frontini (civ): 64,71%, Alessandra Troncarelli (CSX): 35,29%
60 sezioni scrutinate su 66

Qui i risultati del primo turno delle elezioni amministrative.

Mattarella: «Risposta netta per la pace in Ucraina»

Pubblichiamo il discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla sessione inaugurale della seconda Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo. Tra i temi trattati, la tutela dei beni globali e della pace, gli effetti della guerra, il ruolo dell’Unione Europea nello sviluppo globale e nel raggiungimento della pace in Ucraina, i modelli italiani di collaborazione.

«Sono lieto di porgere oggi il mio saluto alla Seconda Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo, un appuntamento previsto dalla legge sul Sistema Italiano di Cooperazione per favorire la partecipazione dei nostri concittadini alla definizione delle politiche in questo settore e per riflettere sulle attività realizzate e sulle prospettive da sviluppare ulteriormente.

Sono trascorsi quattro anni dalla prima edizione di questo evento. Il contesto in cui avviene l’incontro di oggi è profondamente mutato, segnato dalle conseguenze economiche e sociali dell’emergenza sanitaria globale che abbiamo vissuto e da forti tensioni geopolitiche. Queste crisi si aggiungono agli altri fattori di instabilità, che pongono all’attenzione dell’intera comunità internazionale problemi particolarmente complessi e spesso correlati. La pandemia ha reso evidente che in un mondo interconnesso non esistono soluzioni locali a sfide globali come quelle delle emergenze sanitarie, dei cambiamenti climatici, della povertà estrema, dell’insicurezza alimentare. Una riflessione sulle strategie presenti e future del nostro Paese nel campo della Cooperazione allo sviluppo deve esserne consapevole.

Promuovere la tutela dei beni globali

In altri termini, non è risolutiva l’attesa che un’iniziativa basata sulla destinazione verso i Paesi più fragili soltanto delle risorse considerate eccedenti dalle economie dei Paesi più sviluppati permetta di vincere le sfide. La comunità internazionale deve saper assumere obiettivi condivisi e, intorno a essi, promuovere la tutela e l’affermazione dei beni globali. Li abbiamo già richiamati: la vita, la salute, il clima, la prosperità contro la povertà. I risultati della recente presidenza italiana del G20 ci possono aiutare. In quell’ambito abbiamo dedicato attenzione particolare alle priorità di sviluppo del continente africano e ad aspetti quali la sicurezza alimentare. Un tema, quest’ultimo, che resta drammaticamente attuale, come dimostrano le cronache di questi mesi di guerra.

Viviamo una contraddizione patente. Le grandi crisi internazionali, dalla pandemia all’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa, stanno drammaticamente riducendo, se non azzerando, risorse destinabili ad affrontare le grandi questioni dalla cui soluzione dipende la sopravvivenza dell’umanità. L’azione per gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ne esce indebolita. Si riaprono scenari che apparivano definitivamente superati o in via di superamento.

Gli effetti della guerra

La guerra genera effetti gravissimi: si acuiscono le tensioni, si obbligano – a parte le vittime – milioni di donne e minori ad abbandonare le loro abitazioni per cercare rifugio altrove, si rende più difficile la collaborazione internazionale in materia climatica e ambientale, si creano squilibri insostenibili nei prezzi di alcune fondamentali derrate alimentari con conseguenze destabilizzanti per intere regioni del mondo, anche a noi prossime, come l’area del Mediterraneo e il continente africano.

Si accentua la crisi della gestione del debito estero per molti Paesi. È questo l’amaro frutto di un conflitto, scatenato da Mosca per anacronistiche velleità di potenza, che richiede una risposta netta, unitaria e solidale, al fine di giungere al ripristino di condizioni di pace. La politica di cooperazione allo sviluppo ha, tra i suoi fini nobili, anche la pace. Non è soltanto la proiezione naturale dei nostri valori costituzionali: è strumento fondamentale per costruire e preservare la pace. Il rapporto tra sviluppo e affermazione dei diritti umani è evidente. E se è altrettanto evidente che con la guerra non ci può essere sviluppo è chiaro che, senza sviluppo – come si è potuto constatare in diverse parti del mondo – non ci possono essere stabilità e pace.

Il ruolo dell’Unione Europea

La politica italiana di cooperazione internazionale è, dunque, saldamente ancorata al paradigma costituito dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dai suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. L’ultimo di essi richiama tutti i Paesi industrializzati a un impegno finanziario di aiuto pubblico da destinare allo sviluppo pari almeno allo 0,70 del Reddito Nazionale Lordo. L’approccio della Repubblica alle grandi questioni globali è fondato su un multilateralismo efficace, capace di elaborare al livello internazionale risposte tempestive, coordinate, lungimiranti. Trova radice in questa convinzione la scelta del finanziamento alle missioni delle grandi organizzazioni internazionali, a partire dalle agenzie delle Nazioni Unite.

Un contribuito di primaria importanza lo reca l’Unione Europea. Le nostre politiche di cooperazione sono concepite e attuate in maniera tale da assicurare piena sinergia con le iniziative promosse in questo delicato ambito dalle Istituzioni comuni. L’Unione e i suoi Stati Membri sono il maggiore donatore di assistenza e cooperazione e uno dei principali attori in materia di sviluppo a livello mondiale. La rilevanza dell’azione europea congiunta, capace di proiettarsi nei cinque continenti, deve vederci consapevoli del nostro ruolo, delle nostre responsabilità, del nostro potenziale.

La vocazione italiana alla solidarietà

L’Italia è sensibile alle sfide collettive che richiedono un impegno che trova radici profonde nel tessuto culturale, sociale, politico, del nostro Paese. Un impegno che nasce dal forte spirito di solidarietà che ha caratterizzato la Repubblica Italiana già nel secondo dopoguerra e che prese slancio ulteriore negli anni Sessanta del secolo scorso. Fu significativa la vocazione del nostro Paese a mettere a disposizione dei popoli che andavano affrancandosi dal colonialismo il nostro sostegno e i frutti della nostra esperienza. Intorno all’esigenza di ordinare e di mettere a sistema le molteplici iniziative che si erano andate concretizzando in maniera generosa e, a volte, frammentaria, si ritrovarono esponenti di sensibilità politiche e ideali diverse.

Dal volontariato giunse una spinta per la legge Pedini che consentì, nel 1966, la dispensa dal servizio militare per quanti scegliessero un periodo di servizio civile nei Paesi in via di sviluppo. Vi fece seguito la legge 1222 nel 1972 che aprì alla cooperazione tecnica. Nel 1979, con la legge 38, il Parlamento diede vita per la prima volta a una disciplina organica di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo. La Cooperazione è stata, fin dall’inizio, patrimonio collettivo della nostra comunità nazionale. I numerosi volontari presenti in maniera capillare negli angoli più sperduti del pianeta ne sono una testimonianza, e ad essi va espresso un apprezzamento sincero.

I modelli italiani di cooperazione

Un altro terreno positivo è stato, ed è, quello della cooperazione accademica, strumento capace di porre le premesse per una vasta rete di accordi di collaborazione interuniversitaria, capace di attivare reti di ricerca. È un aspetto essenziale che permette di rafforzare le capacità di conoscere e di tessere un dialogo aperto e fecondo, dischiudendo orizzonti ricchi di prospettive.

Il proficuo rapporto con imprese e territori è un altro specifico punto di forza del modello italiano di Cooperazione allo sviluppo. Si tratta di una eredità che, consolidatasi negli anni ‘60, rappresenta oggi un modello solido e diversificato, riconosciuto e apprezzato a livello internazionale. Dalla cooperazione decentrata ai partenariati territoriali, le nostre regioni e le nostre città hanno condiviso e continuano a promuovere buone pratiche di sviluppo a livello locale, svolgendo un ruolo ancora oggi fondamentale se si considera che alcuni degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite resterebbero irraggiungibili senza il pieno coinvolgimento delle comunità locali.

Di questa realtà plurale, fatta di Amministrazioni centrali, regionali e locali, di Università, di espressioni della società civile, di imprese, ha preso atto la riforma che dal 2014 regola la Cooperazione allo Sviluppo. Con l’Agenzia Italiana per la Cooperazione che, sotto la vigilanza del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha il compito di dare attuazione alle politiche di cooperazione. È stata coinvolta la Cassa Depositi e Prestiti, come banca di sviluppo operante in un’ottica sia bilaterale sia multilaterale. Un approccio integrato, per stimolare quei partenariati tra pubblico e privato finalizzati a costruire un futuro di prosperità e di progresso, nel rispetto della sostenibilità.

Il ruolo dei cittadini stranieri presenti in Italia

Consentitemi, infine, una riflessione sulle comunità di cittadini stranieri presenti in Italia. Il loro contributo alla conoscenza fra i nostri Paesi è prezioso. Il lavoro degli immigrati genera ricadute positive nel funzionamento del nostro sistema produttivo e di welfare e, insieme, contribuisce allo sviluppo dei Paesi di origine. Si pensi che le rimesse generate nel mondo verso i Paesi a reddito basso e medio ammontano, nel solo 2021, a circa 550 miliardi di euro.

Da queste esperienze deriva anche il successo di iniziative imprenditoriali, avviate da esponenti di questa diaspora nei rispettivi Paesi di origine; testimonianza ulteriore del valore dell’incontro realizzatosi.

La cooperazione allo sviluppo viene definita dalla legge parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia, al pari di quella culturale, politica, economica e finanziaria, di difesa. Sono certo che questa Conferenza Nazionale rafforzerà ancora di più il suo valore strategico nella costruzione di orizzonti di pace, di stabilità, di progresso».

Stelle cadenti

La neve si è sciolta e gli stronzi sono apparsi. Luigi Di Maio detto Gigino, il più grande voltagabbana della storia della Repubblica Italiana, lascerà il Movimento 5 Stelle per fondare un nuovo gruppo parlamentare. Si chiamerà, probabilmente, Insieme per il futuro, nome degno della più dozzinale lista civica del più insignificante comune italiano. Un nome banale come il titolo di questo articolo, scritto solo per esternare il mio disprezzo per la peggiore sciagura della storia repubblicana.

Il vaffanculo urlato da Beppe Grillo nelle piazze italiane 13 anni fa era solo il rutto di un ubriacone che passa le sue giornate in uno squallidotto bar ad affogare il proprio risentimento in una cassa di Peroni o di Dreher. Vi hanno presi per il culo, e voi ci siete cascati. La rivolta dei grillini ha avuto inizio da quando il ressentiment è diventato esso stesso creatore e ha generato valori: uno vale uno (e nessuno vale nulla), honestà! Il ressentiment di quei tali esseri a cui la vera reazione, quella dell’azione, è negata e che si consolano soltanto attraverso una vendetta immaginaria: apriamo il Parlamento come una scatoletta di tonno, a morte la casta!

Sono entrati nel luogo più sacro della Repubblica e lo hanno profanato. Hanno preso una Taverna da un gruppo di comari bizzoche e l’hanno eletta Vicepresidente del Senato della Repubblica. Il comico desiderava nominare sua nonna Ministro dell’Economia, ha nominato Gigino da Pomigliano Ministro degli Esteri. Gigino ha imparato prima l’italiano e poi l’inglese. Ha imparato a pronunciare la parola impeachment e l’ha utilizzata per chiedere la messa in stato d’accusa per alto tradimento del Presidente della Repubblica. Ha poi iniziato ad amare Sergio Mattarella. Gigino ha accusato il Partito Democratico di rubare i bambini ai genitori, poi si è alleato con i Democratici, così come con Salvini, Berlusconi (il nano di Arcore), Renzi, Calenda e il Parlamento tutto, eccezion fatta per i Fratelli d’Italia di Giorgia (donna, madre, cristiana).

Gigino volava in seconda classe, ha poi apprezzato i ricchi buffet sui voli di Stato (ricordate l’air force Renzi?). Si è schierato con i gilet gialli e poi con Macron. L’uno vale uno ha portato il peggior prodotto delle viscere del Bel Paese in Parlamento. L’uno vale uno ha distrutto il sacro riconoscimento nei confronti della scienza. I grillini volevano uscire dall’Euro e dall’Unione Europea, avevano promesso di restituire parte del loro stipendio, avevano garantito le dimissioni in caso di avviso di garanzia e in caso di cambio di casacca, avevano giurato che sarebbero rimasti nel Palazzo per al massimo due mandati, che avrebbero chiuso Ilva, che avrebbero bloccato TAP, che non sarebbero andati in televisione. Citando l’Elevato Marco Travaglio, vi pisciano in testa e vi dicono che piove.

Vaffanculo Beppe Grillo, vaffanculo Gigino, vaffanculo grillini. VOGLIAMO ONESTÀ.

Guerra in Ucraina: le decisioni del Movimento 5 Stelle

Pubblichiamo la nota del Movimento 5 Stelle redatta al termine del Consiglio Nazionale del partito.

Il Consiglio Nazionale, riunitosi in data odierna, ha deliberato all’unanimità:

• la conferma della risoluta condanna dell’aggressione militare condotta dalla Russia contro l’Ucraina, perché contraria ai più elementari principi di diritto internazionale, non provocata e non giustificabile in nessun modo;
• di considerare necessario mantenere un incisivo piano di sanzioni per dissuadere la Russia dal proseguire nell’invasione e, se del caso, di incrementare il livello sanzionatorio con misure ancora più severe;
• di considerare necessario perseverare negli aiuti umanitari per alleviare le sofferenze della popolazione ucraina e accogliere i profughi che abbandonano la loro terra per cercare salvezza dagli orrori della guerra;
• di ritenere necessario che l’Italia si faccia interprete e sia protagonista di una nuova fase degli sforzi diplomatici in tutte le sedi internazionali affinché sia scongiurato il rischio di una escalation militare e siano invece promosse serie e credibili negoziazioni diplomatiche, che valgano a evitare che il confitto attuale deflagri in uno scontro militare di proporzioni sempre più vaste e incontrollabili;
• di ritenere assolutamente opportuno che l’Italia, dopo avere già inviato varie forniture comprensive anche di armamenti per consentire all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa di cui all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, concentri adesso i suoi sforzi sul piano diplomatico, promuovendo, in particolare, un’azione sinergica anche con altri Paesi europei per giungere a una soluzione equilibrata, equa e sostenibile;
• di ritenere necessario – dopo quasi tre mesi di confitto nel cuore dell’Europa, con uno scenario in continua evoluzione – un confronto in Parlamento tra le varie forze politiche
[…];
• di considerare non sufficiente, in base ai principi del nostro ordinamento democratico, il vaglio parlamentare che è stato effettuato in corrispondenza del c.d. “decreto Ucraina”, che risale ai giorni immediatamente successivi all’aggressione militare russa, e che non tiene conto dei mutamenti nel frattempo intercorsi e delle strategie che si stanno delineando anche a livello internazionale;
• di sostenere un ruolo dell’Italia, in prima linea, in direzione del rafforzamento del pilastro europeo della difesa comune
[…];
di considerare imprescindibile che, nel quadro delle iniziative europee, venga adottata una strategia comune di sostegno energetico (Energy Recovery Fund), che possa renderci, nel
più breve tempo possibile, indipendenti dall’approvvigionamento energetico russo, attraverso piani di acquisto e di stoccaggio comuni, un tetto massimo al prezzo del gas da azionare in tutte le situazioni più critiche di mercato e un massiccio investimento nelle fonti rinnovabili anche attraverso il ricorso del debito comune europeo
;
• di promuovere immediatamente un’azione coordinata di accoglienza comune europea per affrontare l’ondata migratoria, proveniente dal continente africano, dovuta alla drammatica crisi alimentare provocata dal mancato approvvigionamento per molti paesi dell’Africa del grano ucraino;
di ritenere necessario che il Governo intervenga immediatamente e incisivamente, senza attendere il peggioramento delle già difficili condizioni delle famiglie e delle imprese: a) per azzerare o, comunque, abbassare l’Iva per i beni di largo consumo a favore delle famiglie con redditi più bassi, anche attraverso interventi selettivi attuati per il tramite del cashback fiscale; b) per detassare gli aumenti degli stipendi e dei rinnovi contrattuali, in modo da rendere più pesanti le buste paga dei lavoratori; c) per incentivare e semplificare gli investimenti nel settore delle rinnovabili; d) per riformare il mercato dell’energia al fine di limitare la formazione degli extraprofitti e sostenere la transizione alle energie rinnovabili.

[…] Occorre intervenire con urgenza per assicurare un salario minimo a una platea molto ampia di lavoratori che hanno paghe molto modeste e una più ampia politica salariale che possa garantire buste paga più pesanti ai lavoratori, anche del c.d. ceto medio.

Il caso Di Maio

[…] Quanto alle recenti dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio riguardanti la linea di politica estera del Movimento 5 Stelle, rileva il Consiglio Nazionale che queste esternazioni distorcono le chiare posizioni assunte in questa sede il 16-17 maggio (e prima ancora dello scorso 26 aprile), e oggi integralmente ribadita, sempre all’unanimità. In particolare, le dichiarazioni circa una presunta volontà del M5S di operare un “disallineamento” dell’Italia rispetto all’Alleanza euro-atlantica e rispetto all’Unione Europea sono inveritiere e irrispettose della linea di politica estera assunta da questo Consiglio Nazionale e dal Movimento 5 Stelle, che mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito di queste tradizionali alleanze.

Queste dichiarazioni, unitamente a quelle che evocano un clima di incertezza e di allarme in materia di “sicurezza nazionale” e quindi di instabilità del nostro Paese, sono suscettibili di gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento alcuno. La nostra posizione – ribadita in ogni occasione – è invece saldamente ancorata alla Carta delle Nazioni Unite, all’appartenenza euro-atlantica dell’Italia e costantemente orientata a rafforzare il processo di integrazione dell’Unione Europea, e auspica fortemente un deciso protagonismo del nostro Paese, nel quadro di queste tradizionali alleanze, al fine di favorire un’escalation diplomatica che, unitamente alla rigida applicazione delle sanzioni contro il regime russo, contribuisca alla soluzione diplomatica e politica del conflitto ucraino.

Il Consiglio Nazionale, pertanto, confida che cessino queste esternazioni lesive dell’immagine e della credibilità dell’azione politica del Movimento 5 Stelle.

Verona: la grave ingerenza della Chiesa nelle elezioni

Il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, ha inviato una lettera al clero diocesano che chiarisce la sua posizione sui ballottaggi delle elezioni amministrative che si svolgeranno la prossima domenica.

Nella lettera, il vescovo di Verona scrive: «Approfitto dell’occasione anche per chiarire un nostro coinvolgimento in occasione di elezioni politiche o amministrative. Soprattutto in considerazione delle ricadute dei nostri interventi sui fedeli. Come scriverò su Verona Fedele, compito degli ordinati non è mai quello di schierarsi per un partito o per una persona, ma quello di segnalare eventuali presenze o carenze di valori civili con radice cristiana. Concretamente nelle varie tornate elettorali, di qualsiasi genere, è nostro dovere far coscienza a noi stessi e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender; al tema dell’aborto e dell’eutanasia; alla disoccupazione, alle povertà, alle disabilità, all’accoglienza dello straniero; ai giovani; alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne. Queste sono frontiere prioritarie che fanno da filtro perla coscienza nei confronti della scelta politica o amministrativa».

I commenti

«Mi sembra una gravissima ingerenza. Fuori dal tempo e dal galateo dei rapporti istituzionali. Delle intromissioni dirette della chiesa cattolica nelle elezioni non abbiamo nostalgia». Lo ha scritto su Twitter Carlo Calenda, leader di Azione. Secondo l’ex parlamentare di Forza Italia, Elio Vito, «è venuto il momento che i partiti, la politica, tutta la politica, difendano la laicità dello Stato dalle ingerenze della Chiesa!».

Secondo  Mao Valpiana del Movimento Nonviolento, sostenitore di Damiano Tommasi al ballottaggio, «A Verona abbiamo un Vescovo scaduto e scadente. Come i suoi amici ex sindaci scaduti e scadenti, fa mosse della disperazione perché ha capito che quel mondo di potere è finito. L’onda gialla di Damiano Tommasi sta arrivando. Da lunedì Verona gira pagina. (Chiedo che Bergoglio e Zuppi si mettano una mano sul cuore e mandino in città finalmente un pastore degno e adeguato ai tempi. C’è una Diocesi da ricostruire dopo il deserto fatto dal vescovo scaduto e scadente)».

Flavio Tosi, candidato al comune di Verona sconfitto al primo turno, ha dichiarato: «Sbaorina, pensando che gli bastino i suoi voti, ripete il solito errore politico: radicalizzare lo scontro, fondarlo sull’ideologia più retriva. E così si isola a proprio piacimento una delle tante riflessioni di Monsignor Zenti sulla famiglia e la si usa e interpreta a proprio uso e consumo con fuorvianti meme su internet. Suggerisco da uomo liberale di centrodestra. Anziché strumentalizzare il Vescovo o politicizzare la religione, sarebbe più utile dire ai veronesi e alle veronesi come si pensa di risolvere i problemi concreti della città. In primis la sicurezza».

Sono stati 27,1 milioni i rifugiati nel 2021

Secondo l’UNHCR, alla fine del 2021 le persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni di diritti umani erano 89,3 milioni. Il dato segnala un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente ed è il doppio rispetto a 10 anni fa. L’invasione russa dell’Ucraina e altre emergenze hanno portato la cifra a superare i 100 milioni. Nel 2021, il numero di rifugiati è stato di 27,1 milioni. Il numero di richiedenti asilo ha raggiunto i 4,6 milioni, crescendo dell’11% rispetto all’anno precedente. Le persone sfollate all’interno del proprio Paese a causa di conflitti sono 53,2 milioni. Secondo la Banca Mondiale, 23 Paesi sono stati teatro di guerre di intensità media o alta, per una popolazione totale di 850 milioni di persone.

Il numero di rifugiati e di sfollati interni che hanno fatto ritorno a casa nel 2021 è aumentato, tornando ai livelli pre-COVID19. I casi di rimpatrio volontario sono aumentati del 71%. Circa 81.200 apolidi hanno acquisito una cittadinanza o se la sono vista confermare.

Le parole di Sergio Mattarella

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«La cronaca internazionale ci presenta costantemente la drammatica attualità della condizione dei rifugiati. Il diritto internazionale e la nostra Costituzione prevedono forme specifiche di protezione per quei milioni di donne, uomini e bambini costretti da conflitti armati, discriminazioni, violazioni e abusi dei loro diritti e libertà fondamentali, a fuggire dal proprio paese alla ricerca di un presente e di un futuro migliori.

L’Italia contribuisce con responsabilità al dovere morale e giuridico di solidarietà, assistenza e accoglienza dei rifugiati, assicurando pieno sostegno all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e promuovendo nelle sedi europee un impegno incisivo e solidale in materia di migrazioni e asilo. L’azione a favore dei rifugiati va rafforzata ora, nei momenti di accentuata crisi, secondo quell’approccio multilaterale, del quale l’Italia è storica e convinta sostenitrice.

Desidero manifestare la riconoscenza della Repubblica a quanti – personale delle Pubbliche Amministrazioni e operatori della protezione internazionale e dell’accoglienza – si adoperano per alleviare le sofferenze e garantire l’accesso dei profughi ai servizi di base. Un attestato di riconoscenza che va anche ai moltissimi concittadini che con grande umanità e dedizione hanno fornito, soprattutto nelle settimane successive all’aggressione russa all’Ucraina, un contributo fondamentale nell’assistenza e accoglienza dei rifugiati. Nel loro operato si rispecchiano i valori della nostra Costituzione».

Morte di Cloe Bianco, Uil: «Il ministero è colpevole»

Della morte di Cloe Bianco, «il ministero dell’Istruzione è colpevole in quanto è stato complice di quanto accaduto. Ha sospeso Cloe Bianco dall’insegnamento, mettendola a lavorare nelle segreterie, non ritenendola più in grado di insegnare e colpendola come fosse una malata sociale. Ora dovrebbe fare una indagine e capire che gli errori si devono ammettere, anche quelli passati, per evitare che la scuola si faccia condizionare dagli stereotipi e che fatti del genere si ripetano. La scuola deve garantire libertà, deve aprire le menti, deve essere immune dai condizionamenti». Lo ha dichiarato all’ANSA Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola.

Cloe Bianco, insegnante transgender, lavorava presso l’istituto Mattei di San Donà di Piave. Nel 2015 si presentò in classe in classe indossando degli “abiti femminili”. Questo normale avvenimento scatenò l’odio di alcuni dei genitori dei suoi alunni. La docente ricevette un provvedimento di sospensione per tre giorni dall’insegnamento per aver avuto un comportamento non «responsabile né corretto». Il suo corpo carbonizzato è stato ritrovato cinque giorni fa all’interno del suo camper. Cloe Bianco ha scelto di porre fine alla propria vita. Il ministero dell’Istruzione ha avviato un approfondimento.

Le ignobili parole di Elena Donazzan

L’assessora alle Pari Opportunità della regione Veneto, Elena Donazzan, di Fratelli d’Italia, a Radio24 ha dichiarato: «Ho definito Cloe Bianco “un uomo vestito da donna” e cos’è se non questo? Oggi a Milano c’è il sole o la pioggia? Qui c’è il sole e anche se volessi la pioggia il sole splende nel cielo. È sconvolgente che il movimento Lgbt stia usando la morte tragica di una persona per fare una polemica politica. Io credo che chi ha lasciato solo IL professor Bianco sia proprio il movimento Lgbt. Sentire la propria sessualità in modo diverso, particolare, omosessuale, transessuale è una cosa, ma non è la scuola il luogo della ostentazione perché di questo si trattò. Perché dire che si è omosessuali è una affermazione, presentarsi in classe, perché questo accadde, con una parrucca bionda, un seno finto, una minigonna ed i tacchi è un’altra cosa».

Le parole del ministro Andrea Orlando

Il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha affidato le proprie riflessioni ad un post pubblicato su Facebook: «“Il possibile d’una donna brutta è talmente stringente da far mancare il fiato”, ha scritto Cloe nel suo testamento. Quel “possibile” ha la dimensione del camper in cui viveva e dentro il quale ha deciso di porre fine alla sua vita. Quel camper è anche il perimetro dei nostri pregiudizi, della nostra superficialità, della scommessa che si perde quando scegliamo il disprezzo per compiacere l’ignoranza. Ignoranza verso chi è giudicato diverso, verso chi, invece, vuole soltanto vivere ed essere accolto e rispettato come persona. Questo chiedeva Cloe.

Era davvero così terrificante? Era troppo chiedere di essere accettata per ciò che si sentiva di essere? Ancora, per troppe persone, purtroppo, sì. Troppo forte il peso dei pregiudizi, troppo comoda la spirale del silenzio che spinge a conformarsi alle opinioni dominanti. Una spirale che ha spinto Cloe ai margini, l’ha rinchiusa in un camper, l’ha isolata sul luogo in cui svolgeva il suo lavoro, una scuola. Il lavoro che dovrebbe essere il luogo della solidarietà, dell’inclusione e della dignità è diventato l’anticamera di quel camper.

Nessuno può dirsi innocente. Chi semina l’odio, chi lo coltiva, chi lo fa fruttare come putrida rendita. Ma anche noi che non abbiamo saputo contrastarlo, che accettiamo questa malapianta cresciuta in fretta come una cosa con cui convivere. Non c’è, non dico l’accettazione che dovrebbe accompagnare questo tempo che ha dalla sua la conoscenza del profondo, ma neppure la pietà o la sospensione del giudizio dei nostri padri e dei nostri nonni. In nome dei valori, dell’identità, del conformismo benpensante, c’è la quotidiana lapidazione, la derisione vigliacca o l’invettiva sorda e cieca, magari digitale, perché non sa sentire né vedere il tumulto delle anime, dei sentimenti, della fatica di vivere e di capirsi.

Questo cara Cloe non è soltanto brutto, è precisamente l’orrore. Che la tua morte ricordi che non possiamo accettarlo. È inaccettabile che in Italia una lavoratrice o un lavoratore subisca discriminazioni sul luogo di lavoro per la propria identità di genere, così come per qualsiasi altro elemento della propria identità sessuale o per tutto ciò che non ha a che fare con la prestazione lavorativa. A qualsiasi insegnante, a qualsiasi lavoratore o lavoratrice che ha rivelato o ha paura di rivelare una parte così importante di sé, voglio ribadire con fermezza: il Ministero del Lavoro è dalla vostra parte».

Feltre, Fusaro sull’eutanasia: «Nessuno ha il diritto di decidere»

Il 26 giugno 2022 Feltre sarà tra i comuni che eleggeranno il proprio sindaco durante il turno di ballottaggio delle elezioni amministrative. La cittadina di 20mila abitanti in provincia di Belluno dovrà scegliere tra Viviana Fusaro, candidata del centrodestra (47,28% al primo turno), e Adis Zatta, candidato del centrosinistra (45% al primo turno).

Negli ultimi giorni, al centro del dibattito politico vi è stato il tema dell’eutanasia. Un tema molto sentito nella comunità feltrina, anche a causa della vicenda di Samantha D’Incà. Il 12 novembre 2020 Samantha si ruppe un femore cadendo lungo il tragitto per andare al lavoro. Durante il periodo di riabilitazione seguito all’intervento chirurgico, la giovane ebbe una polmonite bilaterale ed entrò in coma. I medici stabilirono che la paziente non avrebbe più potuto riprendersi. Il padre intraprese una lunga battaglia legale per l’interruzione delle cure, seguendo il volere della figlia. Tuttavia, la giovane non aveva lasciato volontà documentate di fine vita. Il suo caso, quindi, non rientrava nella legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento che richiede la certificazione dell’effettivo volere del paziente, in assenza della quale la responsabilità spetta all’amministratore di sostegno.

Il padre di Samantha, Giorgio, è stato riconosciuto tale dal Tribunale di Belluno il 10 novembre 2021. Dopo lo stop all’alimentazione artificiale, il 19 marzo 2022 la 30enne bellunese è deceduta. «Nell’ultimo periodo era un peggioramento continuo. Si è spenta senza soffrire, come una candela», ha dichiarato la madre.

Le dichiarazioni dei candidati alla carica di sindaco di Feltre

Il 16 giugno 2022 l’emittente locale Telebelluno ha organizzato un dibattito tra i due candidati alla carica di sindaco. Tra i temi trattati, vi è proprio l’eutanasia. In particolare, i due sono stati chiamati ad esprimersi sui referendum di iniziativa popolare sulla cannabis e sul fine vita.

Secondo Adis Zatta, «i due temi di portata nazionale ci interessano da vicino perché noi a Feltre – e lo dico con il massimo rispetto – abbiamo avuto un caso, quello di Samantha. Il suo caso è stato affrontato su tutti i giornali e ha portato all’attenzione una cosa molto semplice: il rispetto per la vita deve sempre venire prima di tutto ma se un padre e una madre arrivano a prendere una decisione di questo tipo vuol dire che, a quel punto, la vita non ha più senso di essere vissuta. Io credo che questa cosa debba fare ragionare tutti. A Feltre abbiamo la fortuna di avere delle associazioni che operano già in questi settori. Ad esempio, Mano amica, dove si praticano le cure palliative. Credo che l’impegno debba essere quello di andare verso il registro della dichiarazione anticipata di trattamento».

Per Viviana Fusaro, «è necessaria una maggiore attenzione a quelle che sono le esigenze dei cittadini. Il tema è il mancato ascolto, nonostante le firme. È quello che è successo anche a Feltre per altre per altre situazioni, come nel caso della chiusura del centro. Tante firme senza nessun ascolto. Questo comporta una sempre maggiore disaffezione verso la politica. Io credo che nella morale delle persone sia difficile poter entrare. Non si possono esprimere giudizi relativamente a quello che riguarda esclusivamente, a mio modo di vedere, la morale. Per fortuna esistono le cure palliative. Queste esistono proprio perché queste persone non abbiano da soffrire. Credo che nessuno abbia il diritto di decidere per sé, per gli altri, nel momento in cui ci sono una serie di situazioni che riguardano esclusivamente la morale della persona».

Zanzibar: italiana arrestata con «accuse infondate»

Francesca Scalfari e suo marito Simon Wood da 15 anni vivono a Zanzibar. Il 7 giugno sono stati arrestati. I due gestivano lo Sherazad Boutique Hotel. Contro di loro ci sono 13 accuse che si riferiscono a una causa civile, intentata da una coppia di ex soci italiani. A queste accuse si sono aggiunte quelle di riciclaggio di denaro e falso. Per il riciclaggio non è prevista una cauzione e i due rischiano fino a 20 anni di carcere. Francesca è in cella con altre sei detenute, Simon con 200 prigionieri. La coppia è riuscita a far partire per l’Italia il figlio Luca di 11 anni, che ha raggiunto da solo i nonni materni. La richiesta di visita consolare avanzata dall’ambasciatore Marco Lombardi è stata rifiutata.

L’appello

Marco Scalfari, fratello di Francesco, ha scritto: «Ora più che mai necessito del vostro aiuto. Un semplice gesto quello di far sapere a tutta Italia ciò che stanno passando mia sorella Francesca Scalfari e mio cognato Simon Wood in Zanzibar, la terra che per più di 15 anni è stata ed è la loro casa, il loro lavoro, i loro amici , la loro famiglia, il loro sogno che con grandi sforzi si stava realizzando. Da più di 10 giorni si trovano rinchiusi in carcere con accuse infondate, accuse cui avrebbero opposto una difesa leale, certa. Imprigionandoli gli hanno negato questa possibilità e tutto questo per volere di qualcuno che inspiegabilmente non concede neanche la possibilità di accedervi a nessuno per fargli visita per un supporto morale ed accertarsi del loro stato fisico e mentale. Neanche a me, suo fratello!

Un carcere con criminali veri. Un carcere dove il rischio di malattie virali è altissimo. Tutto questo contro ogni legge governativa e contro ogni diritto umano. Il mio è un appello: che tutti, tanti, possano contribuire condividendo per far sì che aumentino il numero di persone iscritte a questa pagina creata con l’intento di far capire alle “autorità locali” che non sono soli e che i metodi e le regole che inspiegabilmente hanno attuato sono disumane».