domenica, Maggio 11, 2025
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Siria: 6,5 milioni di bambini hanno bisogno di aiuto

Oltre 6,5 milioni di bambini in Siria hanno bisogno di assistenza, il numero più alto registrato dall’inizio della guerra, oltre 11 anni fa. Lo comunica l’UNICEF. Nei primi tre mesi del 2022, 213 bambini sono stati uccisi o feriti. Dall’inizio della guerra 13.000 bambini sono stati uccisi o feriti. Nei paesi vicini, circa 5,8 milioni di bambini dipendono dall’assistenza umanitaria. I prezzi dei beni di base, compreso il cibo, aumentano continuamente, in parte anche a causa della crisi in Ucraina. Tra febbraio e marzo 2022, il prezzo del paniere alimentare standard è aumentato di quasi il 24%. Il 90% delle persone in Siria vive in povertà.

Undici anni di conflitto e sanzioni hanno riportato lo sviluppo indietro di 25 anni. La maggior parte dei sistemi e dei servizi di base da cui dipendono i bambini – salute, nutrizione, acqua e servizi igienici, istruzione e protezione sociale – sono stati ridotti all’osso. Più di 600 strutture mediche, tra cui ospedali materni e infantili, sono state attaccate. Nel 2021, un terzo dei bambini in Siria ha mostrato segni di stress psicologico. Anche i bambini che sono fuggiti dalla guerra in Siria hanno subito un trauma. Circa 2,8 milioni di bambini siriani vivono in Giordania, Libano, Iraq, Egitto e Turchia. Una bambina di 11 anni ha detto ad un operatore UNICEF: “Non so cosa significhi la parola casa“.

Più di 3 milioni di bambini siriani non vanno ancora a scuola. Grazie ai finanziamenti dei donatori attraverso iniziative come (The) No Lost Generation, co-guidata dall’UNICEF, circa 4,5 milioni di bambini siriani hanno accesso a opportunità di apprendimento.

Ricevuto solo la metà dei fondi necessari

«Nel frattempo i finanziamenti per le operazioni umanitarie stanno diminuendo rapidamente. In vista della Sesta conferenza di Bruxelles sulla Siria e sulla regione del 10 maggio, l’UNICEF ha ricevuto solo meno della metà del suo appello di fondi per quest’anno». Lo ha dichiarato Adele Khodr, Direttrice regionale UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa. «Fra le nostre richieste per raggiungere i bambini e le famiglie colpite dalla crisi in Siria, abbiamo urgentemente bisogno di quasi 20 milioni di dollari per le operazioni ai confini, l’unica ancora di salvezza per quasi 1 milione di bambini nel nord-ovest della Siria. Gli investimenti sono necessari per ripristinare i sistemi per distribuire servizi essenziali di base, come istruzione, acqua e servizi-igienico sanitari, salute, nutrizione e protezione sociale, per non lasciare indietro nessun bambino siriano.

«Sappiamo che altre crisi che colpiscono i bambini stanno dominando i titoli dei giornali. Ma il mondo non deve dimenticare i bambini della Siria. Le loro vite sono altrettanto preziose e il loro futuro è altrettanto importante», ha affermato la Direttrice generale dell’UNICEF Catherine Russell. «Prima di tutto, hanno bisogno della fine di questa lunga e infruttuosa guerra. Non ci può essere una soluzione militare a questa crisi. Solo la pace può evitare che i bambini della Siria diventino davvero una generazione perduta. Chiediamo anche la fine immediata di tutte le gravi violazioni contro i bambini in Siria, compresi l’uccisione e il ferimento dei bambini. Fino a quando non sarà raggiunta una soluzione sostenibile, l’UNICEF e i nostri partner continueranno a fare tutto il possibile per raggiungere ogni bambino, ovunque si trovi».

Le difficoltà degli studenti stranieri e del Mezzogiorno durante la pandemia

Durante il periodo di restrizioni per il contenimento della pandemia, il 70,2% degli studenti delle scuole secondarie ha trovato più faticoso seguire le lezioni in Dad. Non tutti disponevano degli strumenti più adeguati per seguire le lezioni, sia dal punto di vista dell’hardware sia della connessione di rete. L’80% dei ragazzi italiani ha potuto seguire sin da subito e con continuità la didattica a distanza nel periodo compreso tra marzo e giugno del 2020. Tra gli studenti stranieri, la percentuale di chi ha potuto essere costante nella frequenza delle lezioni online scende, invece, al 71,4%.

In particolare, secondo l’Istat, nell’anno scolastico 2020/2021 i ragazzi stranieri hanno utilizzato in misura minore rispetto ai loro coetanei italiani il PC per seguire la Dad. La quota è del 72,1% contro l’85,3% degli italiani. Di conseguenza, gli studenti stranieri hanno fatto maggiormente ricorso al cellulare per seguire le lezioni (64,3% contro 53,7%). Il 16,8% degli studenti stranieri ha usato sempre e solo lo smartphone contro il 6,8% degli italiani. I dispositivi elettronici, naturalmente, sono stati utilizzati non solo per seguire le lezioni, ma anche fare compiti e prove di verifica.

I rapporti interpersonali

Delle differenze tra italiani e stranieri vi sono anche in merito alla mancanza percepita del contatto con i compagni. Essa ha riguardato l’ 86,7% dei ragazzi italiani e il 79,8% dei coetanei stranieri. Il contatto diretto con i docenti è mancato di meno rispetto a quello con i coetanei, anche se comunque una larga parte degli studenti delle scuole secondarie lo ha avvertito: il 70,0% degli italiani e il 65,4% degli stranieri.

In base alla percezione soggettiva dei ragazzi, il 4,0% degli alunni italiani delle scuole secondarie
classifica come abbasta o molto povera la propria famiglia, contro il’11,3% degli stranieri. Si colloca nella modalità “né ricca né povera” l’86,3% degli italiani e l’84,1% degli stranieri. Si sentono ricchi il 9,7% degli italiani e il 4,5% degli stranieri.

Il mezzogiorno

Svantaggiati rispetto agli strumenti per la didattica a distanza sono stati anche gli studenti del Mezzogiorno rispetto a quelli del Centro-nord. Nel Sud e nelle Isole la quota di coloro che si sono collegati utilizzando tra gli strumenti anche il PC è dell’ 80,1% contro l’84,8% del Centro, l’85,8% del Nord-ovest e l’89,9% del Nord-est. Più svantaggiati di tutti sono gli studenti stranieri che frequentano le scuole nel Mezzogiorno: nel 61,5% dei casi hanno potuto utilizzare anche il PC, una quota decisamente più bassa rispetto a quelli che vivono nel Nord-est (78%), nel Nord-ovest (73%) e al Centro (70,5%).

Le perdite umane nel sistema scolastico tigrino

L’Ufficio per l’Istruzione del governo del Tigray ha pubblicato un report sui danni umani e materiali subiti dal sistema scolastico tigrino. Shishay Amare, Capo dell’Ufficio per l’Istruzione, sottolinea come sia «passato più di un anno da quando fascisti ed invasori hanno dichiarato e messo in atto la guerra genocida. La guerra sta scatenando numerose atrocità sul popolo del Tigray. Finora, molti hanno perso la vita, sono stati brutalmente violentati e traumatizzati mentalmente. Gli occupanti hanno danneggiato e saccheggiato molti beni, proprietà e infrastrutture. Il sistema scolastico tigrino, i membri della comunità educativa del Tigray e le infrastruttura educative sono tra gli elementi danneggiati, tra le perdite della nostra gente».

Il report fa riferimento ai dati raccolti fino a settembre 2021. La guerra è ancora in corso, quindi la situazione del sistema di istruzione tigrino è ulteriormente peggiorata rispetto a quanto evidenziato dal report. Prima dello scoppio della guerra, in Tigray erano presenti 2.221 scuole primarie, 271 scuole secondarie, due centri di formazione per insegnanti. Gli studenti erano 1.464.385, gli insegnanti e i dirigenti scolastici 46.598.

I centri di formazione per insegnanti

Dopo la caduta del regime di Dergu, nel 1991, sono stati istituiti l’Adwa e l’Abyi Adi Colleges of Teacher Education and Educational Leadership. I due college svolgevano un ruolo fondamentale nel formare insegnanti professionisti per le scuole dell’infanzia e primarie del Tigray. Tuttavia, a causa della guerra, l’Abiy Adi College of Teachers Education è completamente distrutto. I dormitori, le aule, le mense, i blocchi amministrativi, le sale di laboratorio e altri edifici che forniscono servizi sono stati completamente danneggiati da attacchi di droni e di altri mezzi.

Le perdite di vite umane

Negli ultimi 8 mesi, gli insegnanti non hanno ricevuto lo stipendio. Questo, sommato all’impossibilità di accedere ai servizi bancari e ai danni strutturali, ha peggiorato la vita della comunità scolastica e ha influito sulla riapertura delle scuole e sul diritto dei bambini ad accedere ad un’istruzione di qualità. A causa della guerra, hanno perso la vita 1.911 studenti e 235 tra insegnanti, presidi e personale di supporto. In totale, sono deceduti 2146 membri della comunità educativa.

Alberto Pizzolante

L’impatto della Dad sugli studenti delle scuole secondarie

L’Istat ha intervistato un ampio campione di alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado nell’anno scolastico 2020-2021 per cogliere i cambiamenti che le misure di contenimento della pandemia hanno portato nella vita degli studenti. La quasi totalità degli alunni ha sperimentato la didattica a distanza (Dad). Il 67,7% di loro preferisce le lezioni in presenza. Il distanziamento sociale ha causato un crollo nella frequentazione degli amici. Essa è diminuita per il 50,5% degli alunni. Al contrario è aumentato il ricorso a chat e social media per comunicare per il 69,5% dei ragazzi.

Il 70,2% degli studenti delle scuole secondarie ha trovato più faticoso seguire le lezioni a distanza. Il 49,0% dei ragazzi ha sentito molto la mancanza dei compagni di scuola e il 50,9% ha avuto problemi di connessione a internet a casa. I ragazzi stranieri hanno dovuto gestire situazioni logistiche più complesse durante la Dad. In particolare, molti di loro hanno condiviso la stanza con fratelli e sorelle: erano soli nella stanza l’87,7% degli italiani e l’81,4% degli stranieri che, nel 13,7% dei casi, si trovavano con fratelli e sorelle.

Se il 67,7% dei ragazzi preferisce la didattica in presenza, solo il 20,4% ritiene uguali le due tipologie di didattica e l’11,9% predilige la Dad. Emerge una lieve differenza di genere: sono le ragazze a sostenere di più la didattica in presenza (69,5%) rispetto ai ragazzi (66,1%). Le differenze si riscontrano anche tra alunni italiani (il 68,3% di essi preferisce le lezioni in presenza) e stranieri (il dato è fermo al 60,3%). Tra gli alunni stranieri è anche opinione più diffusa che la didattica a distanza abbia influenzato negativamente i voti dell’anno scolastico 2020/2021 (34,2% degli stranieri contro 25,7% degli italiani). Una quota non trascurabile di alunni italiani e stranieri segnala anche un peggioramento della situazione economica della famiglia (29,4%).

La Finlandia vuole entrare nella NATO

La Finlandia ha annunciato di voler presentare domanda per aderire alla NATO. Il presidente finlandese Sauli Niinisto e la premier Sanna Marin hanno scritto un parere sull’eventuale richiesta di ingresso nell’Alleanza atlantica.

Secondo i due politici finlandesi, «durante questa primavera si è svolta un’importante discussione sulla possibile adesione della Finlandia alla NATO. C’è voluto del tempo per lasciare che il Parlamento e l’intera società prendessero posizione sulla questione. È stato necessario del tempo per stretti contatti internazionali con la NATO e i suoi Paesi membri, nonché con la Svezia. Abbiamo voluto dare alla discussione lo spazio necessario. L’adesione alla Nato rafforzerebbe la sicurezza della Finlandia. In quanto membro della NATO, la Finlandia rafforzerebbe l’intera alleanza di difesa. La Finlandia deve presentare domanda per l’adesione senza indugio. Ci auguriamo che i passi nazionali ancora necessari per prendere questa decisione vengano presi rapidamente entro i prossimi giorni». Secondo il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, l’adesione della Finlandia alla NATO avverrà senza intoppi e rapidamente.

«La Russia non rispetta le regole della guerra»

Durante un’audizione alla commissione Esteri del Parlamento europeo, il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto, ha affermato: «Il comportamento imprevedibile della Russia è un problema enorme. La Russia è pronta a eseguire delle operazioni che sono ad alto rischio e che porteranno anche da noi un elevato numero di vittime. L’invasione russa dell’Ucraina ha modificato l’ambiente di sicurezza europeo e finlandese, tuttavia la Finlandia non affronta una minaccia militare immediata. La Russia ha la capacità di mettere pressione sui suoi vicini dispiegando forze rapidamente e portando oltre 100mila soldati al confine, senza mobilitare la popolazione civile.

In Russia si parla senza freni dell’uso di armi non convenzionali, nucleari e chimiche, anche se l’uso di queste armi è vietato da accordi internazionali. Purtroppo, la Russia non rispetta le regole della guerra. Abbiamo visto diversi casi di crimini di guerra, con violazioni della convenzione di Ginevra. Sono casi che vanno investigati e dobbiamo sottolineare che in questo caso l’architettura di sicurezza europea non ha funzionato in modo appropriato: non sono state rispettate le regole dell’Onu, ma neppure quelle dell’Osce sulla risoluzione pacifica dei conflitti. Questo è molto spiacevole».

Le reazioni dell’Unione Europea

Il governo svedese ha convocato una riunione straordinaria per lunedì prossimo per prendere una decisione formale sulla domanda di adesione alla NATO. Lo ha annunciato il quotidiano svedese Expressen.

«L’unità e la solidarietà della Nato e dell’Ue non sono mai state così vicine. Sauli Niinistö e Sanna Marin aprono la strada all’adesione della Finlandia alla Nato. Un passo storico, una volta compiuto, che contribuirà notevolmente alla sicurezza europea. Con la Russia che muove guerra all’Ucraina è un potente segnale di deterrenza». Lo ha scritto in un tweet il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

Le reazioni russe

«La Russia sarà costretta a intraprendere azioni di ritorsione di tipo militare in risposta all’ingresso della Finlandia nella Nato», ha scritto in una nota il ministero degli Esteri russo. «L’adesione della Finlandia alla Nato rappresenta un cambiamento radicale nella politica estera del Paese. La Russia sarà costretta ad adottare misure di ritorsione, sia di tipo tecnico-militare sia di altra natura, al fine di fermare l’insorgere di minacce alla sua sicurezza nazionale».

Cosa prevede il Decreto Aiuti

Nel CDM del 3 maggio il Governo ha approvato il Decreto Aiuti, che stanzia 14 miliardi di euro per il sostegno alla popolazione e alle aziende italiane in seguito alle difficoltà economiche che la guerra tra Russia e Ucraina ha comportato. L’M5S uscendo dall’aula non ha votato il Decreto Aiuti poiché in un paragrafo del testo, in vista del Giubileo del 2025, si conferiscono poteri speciali al sindaco di Roma in materia di gestione dei rifiuti, anche per mezzo della creazione di impianti. Roberto Gualtieri infatti si è detto favorevole alla realizzazione di un termovalorizzatore, su cui invece i 5S sono contrari.

Misure finanziarie

Di questi 14 miliardi, 8 sono stati trovati non tramite scostamento di bilancio ma nei margini in eccesso dei fondi del DEF e del Fondo di Sviluppo e Coesione. L’aumento della tassazione degli extraprofitti delle aziende che ricavano energia da fonti fossili e da fonti rinnovabili ha permesso di ricavare gli altri miliardi. Infatti precedentemente il Governo aveva iniziato a tassare gli extraprofitti solo per il 10%. M5S ha così spinto per aumentare la tassazione al 25%, mentre Azione e +Europa auspicavano che si arrivasse al 50%. I soldi hanno reso possibile:

  • proroga per altri due mesi del taglio delle accise;
  • proroga per altri tre mesi bonus sociale per le bollette da destinare alle famiglie meno abbienti;
  • estensione dei crediti di imposta delle aziende energivore e gasivore;
  • fondi per ristori ad aziende danneggiate dalla guerra;
  • fondo per ridurre il costo degli abbonamenti al trasporto pubblico locale per i meno abbienti;
  • adeguamento dei prezzi dei contratti d’appalto per i cantieri dei progetti previsti nel PNRR, ma anche gli altri. Sarà possibile una riduzione fino al 90% del rincaro dei prezzi delle materie prime.

Una misura molto importante, contenuta nel Decreto Aiuti, è il bonus di 200 euro per chi rientra sotto la soglia di reddito di 35 mila euro l’anno. È riservato a:

  • pensionati, che riceveranno i soldi tramite INPS a luglio;
  • lavoratori dipendenti, che riceveranno i soldi in busta paga tra giugno e luglio;
  • lavoratori autonomi, per cui verrà creato un fondo ad hoc.

Misure energetiche

Il Ministro Cingolani ha illustrato le novità in materia di energia:

  • semplificazione burocratica per le procedure di VIA (valutazione di impatto ambientale) e VIAP (valutazione di impatto paesaggistico) per l’installazione di impianti che ricavano energia da fonti rinnovabili nelle aree militari, ma anche per l’allaccio dei suddetti impianti alle cabine elettriche;
  • utilizzo per altri 18 mesi (massimo 24) delle centrali a carbone italiane che erano state chiuse, con deroga ai limiti di emissioni nazionali, pur rispettando i limiti europei, in quanto i limiti italiani sono più stringenti. L’obiettivo è compensare la quantità di carbone che arrivava dalla Russia e che tuttora è essenziale per alcune aziende in Italia.

GAS

L’Italia ha bisogno di trovare i 29 miliardi di mc che prendeva dalla Russia. Per farlo il MITE propone l’aumento delle quantità di gas naturale liquido che importiamo da altri paesi per mezzo dei gasdotti esistenti. In tal modo si usano sempre i gasdotti esistenti, ma potranno contenere un volume di gas maggiore, poiché in forma liquida le molecole di una sostanza non tendono ad occupare tutto il volume del proprio contenitore, a differenza di quanto accade con il gas in stato aeriforme, quindi la quantità di gas trasportata potrà aumentare. Dal 2023 inoltre entreranno in funzione i rigassificatori galleggianti (FSRU, floating storage and regasification units), che si usano per far ritornare allo stato aeriforme il gas importato in forma liquefatta. I 29 mld di mc di gas deriveranno da:

  • GAS: ci sarà un aumento sempre crescente della quantità di gas proveniente dall’Algeria, fino ad arrivare a +9 mld di mc dal 2024. Dal 2023 con il potenziamento del TAP si ricaveranno +1.5 mld di mc di gas. L’estrazione di gas nel canale di Sicilia permetterà di ricavare +1.5 mld di mc;
  • GNL: si importerà il gas in forma liquida da Congo, Qatar e Angola, sempre crescendo negli anni fino ad arrivare a +12.7 mld di mc di gas dal 2025 ogni anno;
  • rinnovabili: si ridurrà parzialmente il ricorso al gas grazie al risparmio da rinnovabili elettriche, da contenimento delle temperature e da biocarburanti. Per arrivare a risparmiare ogni anno sempre più gas, fino ad arrivare a 7 mld di mc di gas dal 2025.

Paolo Abete

Palchi fioriti: il festival milanese di teatro popolare

Ha preso il via il 7 maggio Palchi Fioriti, la sessione primaverile del festival di teatro popolare Le mille e una piazza 2022, realizzato da Atelier Teatro. Il festival visiterà i parchi e i giardini urbani delle periferie di Milano fino al 12 giugno 2022, con spettacoli gratuiti. Il festival Le mille e una piazza è giunto quest’anno alla sua terza edizione. Dopo il successo della sessione di Carnevale, che ha avuto due padrini d’eccezione in Ferruccio Soleri e Carlo Boso e un caloroso riscontro di pubblico, la sessione di primavera animerà parchi e giardini con 14 spettacoli teatrali di testi greci e latini pensati per un pubblico di tutte le età.

Atelier Teatro è un’associazione culturale e una compagnia teatrale. Da dieci anni crea spettacoli e forma le professionalità del teatro. Centrali nella sua proposta sono percorsi pedagogici e seminari specifici, momenti di lavoro e scambio finalizzati a un ampliamento delle capacità creative ed espressive. Atelier Teatro si avvale della collaborazione di una fitta rete di compagnie che si occupano di teatro popolare e dell’A.I.D.A.S. (Académie Internationale Des Arts du Spectacle) di Versailles, diretta dal maestro Carlo Boso.

Il festival Palchi fioriti ha come obiettivo il recupero della dimensione pubblica in cui ebbe origine il teatro: i classici greci e latini sono infatti i primi testi teatrali e sono nati per essere recitati all’aperto, rivolgendosi a una società complessa e stratificata che rifletteva sui conflitti sociali mettendoli in scena. Troppo spesso rinchiusi tra le pareti del teatro d’autore rivolto a pochi intenditori, i classici invaderanno i parchi cittadini, ritrovando la loro originaria dimensione di esperienza collettiva.

Il programma

Sabato 7 maggio
17:30 – Parco dei Triangoli: L’asino d’oro

Sabato 21 maggio
17:30 – Parco Trotter: Antigone, Tragicommedia dell’Arte

Domenica 22 maggio
17:30 – Parco Vittorini: L’asino d’oro

Venerdì 27 maggio
18:00 – Oratorio Gratosoglio: Pinocchio

Sabato 28 maggio
17:30 – Darsena (davanti al mercato): L’asino d’oro

Domenica 29 maggio
17:30 – Parco Lambretta: Le Baccanti

Giovedì 2 giugno
18:00 – Oratorio Chiesa Rossa: Pluto e Pace

Venerdì 3 giugno
17:30 – Parco delle cave: Pluto e Pace

Sabato 4 giugno
17:30 – Parco Ravizza: Le nuvole

Domenica 5 giugno
17:30 – Teatro Martesana: Le nuvole

Venerdì 10 giugno
17:30 Laghetto del Parco Nord: L’asino d’oro

Sabato 11 giugno
17:30 – Parco dei Triangoli: Rosmunda e Al Boino

Domenica 12 giugno
11:30 – Via Pacini: Aulularia

Domenica 12 giugno
17:30 – Giardinetti Giambellino: Gli uccelli

Non Una Di Meno: «Sorella, io ti credo e non sei sola!»

Martedì, secondo l’ANSA, una donna di 26 anni ha presentato una denuncia ai carabinieri di Rimini per le molestie ricevute durante l’adunata degli Alpini. Secondo l’agenzia la donna, in compagnia di un’amica (che ha parzialmente assistito alla scena) e del proprio avvocato, ha raccontato ai militari della caserma Destra del Porto che tre persone, sabato pomeriggio, l’hanno circondata e aggredita. Secondo la denuncia, gli uomini l’avrebbero presa per un braccio, strattonata e insultata con frasi dall’esplicito riferimento sessuale. Lei si è divincolata ed è riuscita a scappar via. La denuncia è contro ignoti e, al momento, si procede per molestie. Pubblichiamo il commento di Autodifesa Transfemminista, Non Una di Meno, Pride Off, Casa Madiba alla notizia.

Nessuna azione compiuta per prevenire gli episodi avvenuti durante l’adunata

«Immaginiamo già come devierà il dibattito: “Una sola denuncia?”, “Ah, ma è contro ignoti”, “Sì, ma gli alpini sono bravi”, “Erano infiltrati” e tutte le aberrazioni, assurdità e giustificazioni che abbiamo sentito in questi giorni. Come il tema delle generalizzazioni o strumentalizzazioni che come attiviste e donne abusate avremmo fatto. Le molestie e i comportamenti offensivi che abbiamo visto e subito nelle strade di Rimini durante l’adunata stanno alla base di una piramide della violenza. In cima c’è il femminicidio. Fenomeni come il catcalling, le molestie, i fischi, sono alla base di questa piramide.

Il 22 aprile scorso istituzioni e autorità si dicevano costernate e commosse per l’omicidio di Angela Avitabile, uccisa dal marito con 12 coltellate. Nulla hanno fatto in termini di prevenzione affinché gli episodi che abbiamo denunciato in questi giorni non accadessero durante l’adunata. Ci domandiamo, da operatrici/tori sociali, come mai non siano state attivate le Unità di Strada di riduzione del danno. Unità che, ad esempio troviamo, ai Free party – quelli tanto condannati e stigmatizzati – pronte ad intervenire per collassi ma anche situazioni di pericolo.

La violenza è alimentata dalle minimizzazioni

Ci domandiamo come mai non siano state previste misure ad hoc, visti i fatti accaduti nelle precedenti adunate, sottovalutando cosa avrebbe portato la concentrazione di più di 400mila persone in città. Persone autorizzate a fare quello che volevano. La cultura della violenza maschile contro le donne e le persone gender non conforming è permeata nella società. È legittimata e viene alimentata proprio dalle minimizzazioni che sono state fatte in questi giorni rispetto a certi comportamenti, pochi o molti che siano. Dire a delle ragazzine di 16 anni palpeggiate da uomini adulti, bianchi, in divisa, che dovevano denunciare subito ai presìdi di polizia presenti (difficili da distinguere in mezzo alla folla) non solo è ridicolo ma emblematico di come un problema sociale e culturale, quello della violenza, venga relegato solo ed esclusivamente sul piano formale.

Non esistono fenomeni extra giuridici, sociali, culturali. Tutto si riduce a quel che devono sentenziare le carte, alla sfera meramente legislativa e non profondamente politica e culturale come invece dovrebbe essere. Di questo parla e questo ci restituisce il comunicato della conferenza delle donne del PD di Rimini intitolato “No ai toni accusatori e qualunquisti”. Nel comunicato, addirittura, il PD si dissocia dalle dichiarazioni di Non Una Di Meno. “Intendiamo dissociarci da toni accusatori, tesi a incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito”.

In ogni episodio segnalato manca il consenso

Inaccettabile discredito è aver lasciato che questi fatti accadessero senza nessuno che intervenisse perché ritenuti comportamenti normali, conformi, leciti. Questa la verità. Leggendo le reazioni, i commenti, gli articoli della stampa, la minimizzazione passa quindi dal considerare questi fatti come “cose innocenti, complimenti, goliardia”. Quello che manca però in ogni episodio segnalato, nelle testimonianze video di Fanpage, nelle tantissime testimonianze riprese e pubblicate anche dalla stampa nazionale è il CONSENSO, questo sconosciuto.

Resta il fatto che durante l’adunata, a rendere più sicure le strade, il rientro nelle proprie abitazioni, è stato il gruppo di autodifesa promosso da Casa Madiba Network, NON UNA DI MENO – Rimini, PRIDE OFF, che ha raccolto testimonianze e dato primo supporto, operando attraverso i telefoni, le chat, i social. Continuando a costruire uno spazio sicuro nelle strade e in rete. Le Istituzioni avrebbero molto da imparare dalle forme di autorganizzazione transfemministe. Sorella io ti credo e non sei sola!».

Alberto Pizzolante

Adunata: le dichiarazioni dell’Associazione Nazionale Alpini

Continuano a moltiplicarsi le segnalazioni di molestie ricevute da più di 150 donne a Rimini, in occasione dell’Adunata degli Alpini. Secondo Non Una Di Meno Rimini, «orde di maschi imbevuti di machismo militaresco e “allegria” hanno preso d’assalto le donne e le persone lgbtqia+Un'”allegria” che si é tradotta in catcalling senza freno alla fantasia, molestie sessuali, insulti, accerchiamenti, palpeggiamenti nelle strade, nei parchi, sotto casa». Con un comunicato pubblicato sul proprio sito, l’Associazione Nazionale Alpini è intervenuta sulla vicenda.

«Episodi di maleducazione fisiologici»

«Dopo la serie di segnalazioni raccolte da alcuni social network relative a molestie che sarebbero state rivolte ad alcune decine di ragazze durante la 93a Adunata Nazionale degli Alpini, l’Associazione Nazionale Alpini prende ovviamente le distanze, stigmatizzandoli, dai comportamenti incivili segnalati. Essi certo non appartengono a tradizioni e valori che da sempre l’ANAcustodisce e porta avanti.

Al tempo stesso, però, sottolinea che, dopo gli opportuni accertamenti, risulta che alle Forze dell’ordine non sia stata presentata alcuna denuncia. Rileva poi che quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione. Essi però non possono certo inficiare il valore dei messaggi di pace, fratellanza, solidarietà e amore per la Patria che sono veicolati da oltre un secolo proprio dall’Adunata. Messaggi che sono emersi in tutta la loro essenza sugli striscioni portati in sfilata domenica, con oltre 75mila penne nere provenienti da tutto il mondo.

«Ingeneroso associare gli alpini agli episodi di maleducazione»

L’Associazione Nazionale Alpini, inoltre, fa notare che ci sono centinaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini, approfittano della situazione. A costoro, per mescolarsi alla grande festa, basta infatti comperare un cappello alpino, per quanto non originale, su qualunque bancarella. Un occhio esperto riconosce subito un cappello “taroccato”, ma la tendenza è nella maggior parte dei casi a generalizzare. La grandissima maggioranza dei soci dell’Ana, poi, a causa della sospensione della leva nel 2004, oggi ha almeno 38 anni. Quindi persone molto più giovani difficilmente sono autentici alpini.

L’Associazione Nazionale Alpini, per quello che le penne nere sono e rappresentano, ritiene quindi ingeneroso e ingiustificato veicolare un messaggio che associa la figura dell’alpino a quegli episodi di maleducazione. Gli alpini in congedo sono quelli che hanno scritto e continuano a scrivere pagine intense di sacrificio, amore e solidarietà. Come testimoniano ad esempio i 5,4 milioni di ore di lavoro volontario prestate in un anno durante l’emergenza Covid. Essi si impegnano a trasmettere i loro valori ai giovani, così come accade nei Campi scuola. Anche quest’anno i Campi saranno organizzati in tutta Italia per ragazze e ragazzi dai 16 ai 25 anni».

Le dichiarazioni di Matteo Salvini

Secondo il segretario della Lega, Matteo Salvini, è «giusto condannare episodi di molestie o maleducazione, se sono stati segnalati (anche se all’Ana non risulta depositata alcuna denuncia). Scorretto e indegno invece additare il glorioso corpo degli Alpini, da sempre esempio di generosità, sacrificio e rispetto, come simbolo di violenza e volgarità. Se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi, ma giù le mani dalla storia, dal passato e dal futuro degli Alpini».

Due giorni fa, Salvini ha condiviso la notizia degli atteggiamenti sessisti conto centinaia di donne aggiungendo il seguente commento: «Viva gli Alpini, più forti di tutto e di tutti! Buona 93esima adunata». In quell’occasione, il segretario non ha rivolto alcuna parola alle presunte vittime. Tra le tante segnalazioni, riportiamo quella di una donna che ha denunciato di aver ricevuto delle «insistenze pesanti» e che un uomo si è rivolta a lei dicendo: «Te la leccherei tutta». Lo schifoso comportamento dell’uomo ha costretto la donna a nascondersi in un bar.

Alberto Pizzolante

Adunata degli Alpini: le testimonianze delle violenze

Il movimento transfemminista Non Una Di Meno e i collettivi di Casa Madiba e Pride Off hanno raccolto oltre 150 segnalazioni di violenze contro le donne, esercitate dai partecipanti alla 93ª adunata degli Alpini.

Queste le testimonianze di alcune donne violentate, pubblicate sui canali social di Non Una Di Meno Rimini. «Mi hanno detto che da extracomunitaria devo darmi da fare perché devo riscattarmi. Io mulatta devo fare di più dei miei coetanei per apparire migliore perché, secondo loro, noi siamo in basso e dobbiamo cercare dei modi per risalire». Una donna denuncia di aver ricevuto delle «insistenze pesanti» e che un uomo si è rivolta a lei dicendo: «Te la leccherei tutta». La donna è stata costretta a nascondersi in un bar.

Un’altra donna, racconta: «Ieri sera, mentre andavo in bici, mi hanno fermata cercando di farmi entrare in un capannone. Io sono scappata, pedalando più veloce. Poi sono andata ad una festa con delle amiche e anche lì c’erano alpini. Ci hanno parlato e ci hanno offerto da bere. Questo ha fatto credere ad uno di avere il consenso di palpare il culo di una mia amica. Io gli sono subito andata contro insultandolo. Lui, scioccato che una donna avesse da ridire, ha negato tutto. Ha continuato a darci fastidio tutta la sera. Io ho continuato a rispondergli, perché sono stufa di essere trattata così. Solo perché ti parlo, non ti do il consenso di toccare il mio corpo. Credo che ci abbiano anche fatto delle foto mentre ballavamo».

Le violenze sono avvenute anche nei luoghi di lavoro: «Faccio la cameriera e tra ieri e oggi è stato surreale il livello di molestie che ho dovuto sopportare. Gente che allunga le mani, cerca di darti baci sulla guancia dopo averti tolto di forza la mascherina. Continui apprezzamenti che passano dal “sei bella” al chiederti che intimo inossi, se lo indossi. Gente che lascia il numero della propria camera di albergo, cerca di offrirti da bere durante il turno di lavoro e non smette per un attimo di far battute sul femminicidio o sullo stupro. Sempre ubriachi, sempre più aggressivi raggiunta una certa ora. L’adunata degli alpini rende una città sempre più insicura per le minoranze».

Alberto Pizzolante