lunedì, Maggio 12, 2025
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Eni ha aperto un conto in rubli per pagare il gas russo

Il 30 aprile scorso il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha firmato un decreto che impone alle società energetiche europee l’apertura di un doppio conto – uno in euro o dollari, l’altro in rubli – per saldare le forniture di Gazprom. La società italiana Eni continuerà a pagare in euro il gas alla Russia, ma aprirà due conti presso Gazprom Bank. Uno dei conti sarà in euro, l’altro in rubli. Eni corrisponderà quanto dovuto in euro. In questo modo, non violerà le sanzioni dell’Unione Europea. Un “agente liquidatore” depositerà il corrispettivo in rubli presso la Borsa di Mosca entro 48 ore dall’accredito, senza coinvolgimento della Banca Centrale Russa.

La scelta di ENI

Eni ha specificato che «in vista delle imminenti scadenze di pagamento, ha avviato in via cautelativa le procedure relative all’apertura presso Gazprom Bank dei due conti correnti denominati K, uno in euro ed uno in rubli, indicati da Gazprom Export secondo una pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere, in coerenza con la nuova procedura per il pagamento del gas disposta dalla Russia. Eni ha già rigettato tali modifiche. La decisione, condivisa con le istituzioni italiane, è stata presa nel rispetto del quadro sanzionatorio internazionale».

«L’apertura dei conti avviene su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società», prosegue la società. «Ad oggi, Gazprom Export e le autorità federali russe competenti hanno confermato che la fatturazione (giunta a Eni nei giorni scorsi nella valuta contrattualmente corretta) e il relativo versamento da parte di Eni continueranno a essere eseguiti in euro, così come contrattualmente previsto. Le attività operative di conversione della valuta da euro a rubli saranno svolte da un apposito clearing agent operativo presso la Borsa di Mosca entro 48 ore dall’accredito e senza coinvolgimento della Banca Centrale Russa.

Un mancato pagamento, esporrebbe Eni sia al rischio di violazione dell’obbligo di dar corso in buona fede ad eventuali richieste contrattuali di Gazprom Export (imposte alla stessa dalla propria autorità), sia al rischio per Eni di inadempimento dei propri impegni di vendita con i clienti a valle, in caso di interruzione delle forniture. Eni avvierà un arbitrato internazionale sulla base della legge svedese (come previsto dai contratti in essere) per dirimere i dubbi rispetto alle modifiche contrattuali richieste dalla nuova procedura di pagamento, ed alla corretta allocazione di costi e rischi».

La posizione dell’Unione Europea

«L’apertura di un conto in rubli va oltre le indicazioni che abbiamo dato agli Stati membri». Lo ha dichiarato il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer. «Il Paese membro deve far rispettare le sanzioni, dunque è il Paese che deve vigilare che le società rispettino le sanzioni. In caso contrario, la Commissione può aprire la procedura d’infrazione».

La riforma della giustizia tributaria

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge contenente disposizioni in materia di giustizia tributaria. L’intervento ha la finalità di raggiungere, entro il 31 dicembre 2022, l’obiettivo posto dal PNRR di rendere più celere il contenzioso tributario, considerato l’impatto che esso può avere sulla fiducia degli operatori economici, compresi gli investitori esteri. Tra le finalità anche quella di ridurre l’elevato numero di ricorsi in Cassazione.

I magistrati tributari, che oggi sono tutti onorari, saranno reclutati a tempo pieno mediante un concorso. L’organico della magistratura tributaria sarà ridotto e sarà composto da 450 magistrati in primo grado e 126 in secondo grado. I giudici tributari onorari rimarranno in servizio, in un ruolo ad esaurimento, fino al compimento dei 70 anni di età.

Presso il Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria saranno istituiti:

  • un Ufficio ispettivo a tutela del corretto esercizio e funzionamento degli organi della giustizia tributaria;
  • l’Ufficio del Massimario nazionale, per garantire l’uniformità di giudizio. Un’apposita banca dati permetterà agli operatori del settore di conoscere gli orientamenti giurisprudenziali e di prevedere l’eventuale esito dei processi.

Nei processi di primo e secondo grado sarà introdotta la prova testimoniale, come già accade nei giudizi civili e amministrativi. La conciliazione per le controversie è implementata fino ad un importo di 50.000 euro. Si introduce il giudice monocratico in primo grado per le controversie fino a 3.000 euro.

Cuba: Biden revoca alcune restrizioni imposte da Trump

Il Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, ha revocato alcuni provvedimenti varati dall’amministrazione guidata da Donald Trump contro Cuba. Il dipartimento di stato Usa ha annunciato una serie di misure volte a sostenere il popolo cubano. Tra queste, vi è la reintroduzione del programma per la riunificazione familiare e il rafforzamento dei servizi consolari. Inoltre, sarà rimosso il tetto di 1.000 dollari per trimestre alle rimesse familiari. Si sosterrà anche l’invio di donazioni agli imprenditori cubani.

«Entrambe queste misure hanno l’obiettivo di rafforzare ulteriormente le famiglie nel sostegno reciproco e di consentire agli imprenditori di espandere le loro attività. Il popolo cubano sta affrontando una crisi umanitaria senza precedenti. La nostra politica continuerà a concentrarsi sul rafforzamento del popolo cubano per aiutarlo a creare un futuro libero dalla repressione e dalla sofferenza economica», ha spiegato il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price.

È previsto l’aumento del numero di voli charter e commerciali con Cuba. Resta in vigore la Lista di Restrizione Cubana. Le società straniere non potranno, quindi, avere rapporti commerciali con l’isola. «Apriremo nuove strade per i pagamenti elettronici e per le attività commerciali statunitensi con imprenditori cubani indipendenti, anche attraverso un maggior accesso al micro finanziamento e alla formazione», ha spiegato il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken.

Il ministro degli Esteri cubano ha definito quello compiuto da Biden «un passo limitato nella giusta direzione». Bruno Rodriguez ha sottolineato che «la decisione non modifica il blocco, l’inclusione fraudolenta nella lista dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo, né la maggior parte delle misure coercitive di massima pressione di Trump. Misure che ancora colpiscono il popolo cubano».

Nessun accordo sull’embargo del petrolio russo

«Sfortunatamente non siamo riusciti a raggiungere un accordo sull’embargo del petrolio russo», ha dichiarato l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell. Il principale problema riguarda l’Ungheria, totalmente dipendente dal petrolio e priva di accesso al mare, quindi impossibilitata a ricevere forniture via nave. La Commissione europea aveva proposto la concessione di un’esenzione all’embargo fino al 2024 per l’Ungheria, ma la proposta non è stata accettata. L’Ungheria chiede all’Unione europea tra i 15 e i 18 miliardi di euro per compensare le perdite.

Le dichiarazioni di Viktor Orban

«Se si vuole far passare l’embargo del petrolio russo, si deve esentare il greggio via oleodotto», ha chiarito il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó. Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha affrontato l’argomento durante un intervento in parlamento: «Si alterneranno periodi di stagnazione, recessione e crescita modesta. Pericolose epidemie possono ripresentarsi. La migrazione verso i paesi ricchi si sta intensificando con forza. Inoltre, c’è una vera guerra nella terra del nostro vicino orientale. Dobbiamo prepararci e adeguare la nostra politica. L’Ungheria non porrà il veto a sanzioni alla Russia nell’interesse dell’unità europea fino a quando non sarà oltrepassata la linea rossa, ovvero non sarà in pericolo la sicurezza energetica del Paese». 

Secondo Orban, «l’Europa oggi non ha mezzi per affrontare la guerra nel suo vicinato. In assenza di ciò, i leader del continente sono convinti che le sanzioni possono mettere in ginocchio la Russia. Abbiamo portato il Paese nella Nato nel 1999, ritenendolo il punto fermo da cui poter costruire la strategia di sicurezza dell’Ungheria. Tuttavia, la Nato non può e non deve partecipare alla guerra. L’Ungheria sostiene l’Ucraina con aiuti umanitari, tralasciando che gli ungheresi della Transcarpazia hanno subito abusi in passato e che il presidente e il governo ucraini sono intervenuti apertamente nella campagna elettorale ungherese e hanno sostenuto l’opposizione. Nonostante ciò gli ucraini possono contare sull’Ungheria».

«L’Ungheria oggi non è al centro dell’attenzione dell’Occidente a causa della sua popolazione – ha proseguito Orban – del suo esercito o del potere economico ma perché, insieme alla Polonia, siamo diventati l’ultimo bastione cristiano-conservatore in Europa. Stiamo costruendo i nostri Paesi in modo diverso ma possiamo stare insieme. Bruxelles oggi però punta all’uniformità, un approccio al quale l’Ungheria si sta ribellando. Il vasto programma di scambio della popolazione occidentale, che cerca di sostituire i bambini cristiani non ancora nati con migranti; la follia di genere, che vede nell’uomo il creatore della propria identità sessuale; un programma di un’Europa liberale che trascende gli stati-nazione e il cristianesimo e non fa nulla per sostituire queste forze di conservazione».

Le previsioni economiche

Le previsioni economiche della Commissione per la primavera segnalano una riduzione del 2,5% della crescita e un aumento del 3% del tasso d’inflazione nel caso di embargo totale e immediato al gas russo. Secondo il Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, è necessario porre un tetto ai prezzi del gas prima che sia troppo tardi.

La Svezia ha chiesto di aderire alla NATO

La ministra degli Esteri svedese, Ann Linde, ha firmato la domanda di adesione della Svezia alla NATO. Per la premier svedese, Magdalena Andersson, «la Svezia ha bisogno delle garanzie di sicurezza che derivano dall’ingresso nella Nato. Se restassimo l’unico Paese nella regione fuori dalla NATO, saremmo in una posizione molto vulnerabile».

«Sono sicuro che la Svezia e la Finlandia nella loro richiesta di adesione alla NATO riceveranno un forte sostegno da tutti i Paesi Ue perché ciò aumenta la sicurezza e ci rende più forti». Con queste parole l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha commentato la decisione della Svezia.

Negli scorsi giorni, il partito socialdemocratico svedese aveva dichiarato di essere favorevole all’adesione all’Alleanza atlantica: «I socialdemocratici lavoreranno per garantire che la Svezia, se la domanda sarà approvata, esprima la propria riserva sul dispiegamento di armi nucleari e basi permanenti sul proprio territorio», ha chiarito il partito in un comunicato.

La reazione della Federazione Russa

«L’esistenza stessa della Russia è irritante per l’Occidente. Il mondo occidentale è pronto a fare di tutto perché la Federazione non viva come vuole. Gli Stati Uniti si comportano in maniera ostile nei confronti della Russia». Queste le parole del portavoce del Cremlino, Dimitrij Peskov, riportate dall’agenzia russa Tass. «Il Paese perde la sua sovranità se non difende fermamente i suoi interessi. La Russia è sicura della sua vittoria e del raggiungimento degli obiettivi prefissati, è sicura che tutto andrà bene. Le azioni dei Paesi occidentali nei confronti della Russia sono una guerra, sarebbe più corretto ora indicare i Paesi non amici come ostili».

«Per quanto riguarda l’allargamento della NATO, anche attraverso l’ammissione di nuovi membri nell’Alleanza, Finlandia e Svezia, vorrei sottolineare che la Russia non ha problemi con questi Paesi», ha affermato Vladiir Putin. «In questo senso, l’allargamento attraverso l’ammissione di questi Paesi non rappresenterà una minaccia immediata alla Russia. Tuttavia, l’espansione delle infrastrutture militari in questo territorio solleciterà sicuramente la nostra risposta. E vedremo come sarà tale risposta a seconda delle minacce che ci porranno». 

La distruzione del sistema scolastico in Tigray

A causa della guerra, in Tigray hanno perso la vita 1.911 studenti e 235 tra insegnanti, presidi e personale di supporto. In totale, sono deceduti 2146 membri della comunità educativa. La terribile guerra ha distrutto completamente il sistema scolastico in Tigray. L’Ufficio per l’Istruzione del governo tigrino ha pubblicato un report sui danni umani e materiali subiti dal sistema scolastico i Tigray. Il report fa riferimento ai dati raccolti fino a settembre 2021. La guerra è ancora in corso, quindi la situazione del sistema di istruzione tigrino è ulteriormente peggiorata rispetto a quanto evidenziato dal report.

Prima dello scoppio della guerra, gli studenti avevano a disposizione 10.083.001 libri di testo. Il 54,05% di essi è stato distrutto (5.449.427). Le biblioteche tigrine custodivano 1.141.676 volumi. Il 75,6% di essi non esiste più (862.795). I computer danneggiati dal conflitto sono 15.444, l’85,96% dei 17.966 disponibili mesi fa. I combattimenti hanno distrutto l’88,27% delle aule, il 96,45% delle scrivanie, il 95,86% delle lavagne, il 31,65% degli edifici amministrativi, il 47,22% dei bagni delle ragazze, il 48,70% dei bagni dei ragazzi, l’84,49% delle apparecchiature di laboratorio, il 77,40% dei microscopi, l’83% delle risorse educative per bisogni speciali.

Un messaggio di speranza arriva da Shishay Amare, Capo dell’Ufficio per l’Istruzione del Governo del Tigray: «Nonostante le atrocità perpetrate, il nostro popolo eliminerà senza dubbio i nemici e assicurerà pace e sviluppo sostenibili. Arriveranno dei bei giorni in cui a nessun bambino tigrino verrà negata protezione e istruzione. Per rendere questo possibile e per recuperare il sistema scolastico del Tigray, è necessario l’aiuto di mani e menti dei tigrini che vivono in tutto il mondo, delle associazioni umanitarie e delle istituzioni globali».

Alberto Pizzolante

Il sistema di protezione delle donne vittime di violenza

Secondo l’Istat, nel 2020 è aumentato il numero sia dei Centri antiviolenza (CAV) sia delle Case rifugio per le donne vittime di violenza. Sono state aperte 12 nuove Case e 11 Centri antiviolenza. La quota maggiore di Case rifugio (70,2%, 257 in valore assoluto) si concentra al nord. Nelle regioni settentrionali è inoltre presente il 41,7% dei Centri antiviolenza (146). Le Case rifugio e i Centri antiviolenza sono raggiungibili ad ogni ora nella gran parte dei casi: l’85,5% delle Case rifugio (87,5% nel 2019) e il 71,9% dei Centri antiviolenza (come nel 2019). L’81,8% delle Case rifugio e il 92% dei CAV ricevono fondi pubblici per la conduzione delle proprie attività. In particolare, il 59,1% delle Case e il 42,2% dei CAV utilizzano esclusivamente fondi pubblici, ma molte operatrici dei CAV operano come volontarie.

L’utilizzo del numero di pubblica utilità 1522 durante la pandemia

L’Istat ha fornito i dati delle richieste di aiuto al numero di pubblica utilità 1522 contro la violenza sulle donne e lo stalking per il quarto trimestre 2021. Rispetto al quarto trimestre 2020, il quarto trimestre 2021 registra un deciso incremento delle chiamate valide (da 6.858 si passa a 11.337, +65,3%). I contatti via chat passano da 912 del quarto trimestre 2020 a 1.761 del 2021, con un incremento del +93,1%. I contatti per via telefonica aumentano del 61% (da 5946 a 9.576). I motivi che caratterizzano maggiormente tale andamento sono le richieste di informazione. In particolare, le chiamate per richieste di informazioni passano da 954 a 3.739 (+292%) e le chiamate per richieste di informazioni giuridiche aumentano del 142%. Più contenuto è l’incremento delle chiamate da vittime (da 3.874 a 3.967, +2,4%).

Confrontando i precedenti trimestri del 2021, il numero delle chiamate valide, sia telefoniche sia via chat, aumenta del 38% (8.217 nel terzo trimestre 2021). L’incremento è del 5,7% nel caso delle chiamate da parte delle vittime (3.752 terzo trimestre 2021). Per le vittime, i motivi che inducono a contattare il 1522 sono le richieste di aiuto e le segnalazioni di casi di violenza. Insieme, le due categorie costituiscono il 31% (3.586). Le persone che hanno chiamato per la prima volta il 1522 nel quarto trimestre 2021 sono l’84,8%. Tra le donne vittime di violenza, questo dato raggiunge il 91,7%.

Le vittime che hanno contattato il 1522 hanno segnalato di avere subito più tipologie di violenze nel 68,7% dei casi (in particolare, 2 nel 24,1% e 3 o più forme di violenza nel 44,6% di casi). Quando le vittime contattano il 1522, più di frequente segnalano la violenza fisica come la violenza principale che subiscono. Tuttavia, considerando tutte le forme di violenza subite, quella psicologica è la più frequente. Nel quarto trimestre 2021, oltre il 56,7% delle vittime dichiara che le violenze vengono subite da anni, dato in leggera flessione sia rispetto al trimestre precedente (57,2%) sia al rispettivo trimestre del 2020 (58,4%). Il 68,8% delle vittime nel quarto trimestre 2021 è stata indirizzata verso un servizio territoriale.

La Finlandia ha chiesto ufficialmente di aderire alla NATO

Dopo aver annunciato, negli scorsi giorni, la volontà della Finlandia di presentare domanda per aderire alla NATO, oggi il presidente finlandese Sauli Niinisto e la premier Sanna Marin hanno dichiarato che il Paese ha presentato ufficialmente la richiesta di adesione all’Alleanza Atlantica. La stessa richiesta dovrebbe essere presentata dalla Svezia martedì prossimo, secondo il quotidiano svedese Svenska Dagbladet.

«Non avremmo preso questa decisione se non avessimo pensato che avrebbe rafforzato la nostra sicurezza nazionale: pensiamo che sia la giusta decisione. La minaccia nucleare è molto seria, e non può essere isolata in una specifica regione se parliamo di armi nucleari», ha detto la premier finlandese, Sanna Marin. «La decisione influenzerà tutta la regione baltica e rafforzerà le capacità di tutti i paesi di difendersi. Rafforzerà anche la NATO. Siamo preparati a diversi tipi di reazioni russe. Siamo pronti e ci stiamo preparando. Quando guardiamo alla Russia, vediamo oggi un paese molto diverso da quello che abbiamo visto appena qualche mese fa. Tutto è cambiato da quando la Russia ha attaccato l’Ucraina e penso che non possiamo più credere che ci sarà un futuro di pace accanto alla Russia restando da soli. È un atto di pace, non ci sarà più la guerra in Finlandia», ha aggiunto la premier.

«Abbiamo raggiunto oggi un’importante decisione, speriamo che il Parlamento confermi la decisione di fare domanda per l’adesione alla NATO nei prossimi giorni. In Finlandia abbiamo ancora davanti a noi un processo parlamentare ma ho fiducia che il Parlamento lo dibatterà con determinazione e responsabilità. È nel nostro interesse che il processo di adesione alla NATO sia il più breve possibile e senza intoppi. Non è arrivata nessuna indicazione dalla NATO che ci saranno problemi», ha concluso Sanna Marin.

Le reazioni alla richiesta della Finlandia

«La decisione di entrare nella NATO da parte di Svezia e Finlandia va presa da loro. Ogni Paese deve essere libero di decidere il proprio percorso. Sarebbe un momento storico e aumenterebbe la nostra capacità di difesa. La NATO darà garanzie di sicurezza a Svezia e Finlandia anche nel periodo di candidatura per l’adesione all’Alleanza. La Turchia non sta tentando di bloccare l’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO». Queste le parole del Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.

Secondo il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, «la Turchia non è contro l’allargamento della NATO, ma ritiene che i Paesi che sostengono il terrorismo non possano essere membri della NATO». La Turchia, nelle scorse ore, si è opposta all’ingresso nell’Alleanza atlantica di Svezia e Finlandia a causa del sostegno dei due Paesi al Pkk curdo, che la Turchia ritiene un’organizzazione terrorista.

Per il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, La Turchia non sta ponendo alcun veto di principio sull’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO. «La Turchia è d’accordo con il principio delle porte aperte. Con Finlandia e Svezia sta cercando di negoziare questioni bilaterali chiedendo garanzie su alcuni principi. La prossima settimana mi aspetto un’accelerazione sull’allargamento, che sarà un rafforzamento di tutta la nostra alleanza difensiva. C’è una volontà quasi unanime perché Svezia e Finlandia entrino il prima possibile». Queste le parole pronunciate dal ministro durante il programma televisivo Mezz’ora in più.

Kiev: «La guerra si concluderà entro la fine dell’anno»

In queste ore, le forze russe di occupazione si stanno riposizionando nel territorio orientale dell’Ucraina. L’esercito della Federazione Russa sta ripiegando da Kharkiv ed è ostacolato dalla forze ucraine sul fiume Severskij Donets, a est di Severodonetsk, nell’area di Lugansk. Lo stato maggiore di Kiev ha comunicato che «il nemico continua a condurre un’aggressione armata su vasta scala contro l’Ucraina. L’obiettivo principale è stabilire il pieno controllo sul territorio delle regioni di Donetsk, Luhansk e Kherson e garantire la stabilità del corridoio terrestre con la Crimea ucraina temporaneamente occupata. La più grande attività degli occupanti si osserva nelle direzioni Slobozhansky e Donetsk. Gli sforzi principali si sono concentrati sull’assicurare il ritiro delle sue truppe dalla città di Kharkiv, mantenendo le posizioni occupate e le rotte di rifornimento».

Secondo l’Institute for the Study of War (Isw) americano, la vittoria dell’Ucraina a Kharkiv è vicina. «Le forze ucraine hanno impedito alle truppe russe di accerchiare, e addirittura conquistare Kharkiv, e le hanno poi espulse da tutta la città, come hanno fatto con le truppe che tentavano d’impadronirsi di Kiev. Negli ultimi giorni, tranne poche eccezioni, i Russi non hanno tentato di resistere al contrattacco degli ucraini».

«La maggior parte delle azioni di combattimento attive saranno terminate entro la fine di quest’anno», ha dichiarato il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov. Budanov prevede che la guerra contro la Russia raggiungerà un punto di svolta entro la metà di agosto.
«L’Europa – ha proseguito Budanov – vede la Russia come una grande minaccia e ha paura della sua aggressività. Ma combattiamo la Russia da otto anni e possiamo dire che questa potenza russa altamente pubblicizzata è solo un mito».

Le perdite russe

Lo stato maggiore delle forze armate ucraine ha reso noto che dall’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio scorso, l’esercito ucraino ha «ucciso circa 27.200 soldati russi. Il nemico ha perso anche 1.218 carri armati e 2.934 veicoli corazzati da combattimento». Sono anche stati distrutti «551 sistemi di artiglieria, 195 sistemi lanciarazzi multipli, 88 sistemi di difesa antiaerea, 200 aerei, 163 elicotteri, 2.059 autoveicoli e autocisterne, 13 navi/barche, 411 velivoli senza pilota, 42 unità speciali e 95 missili da crociera».

Edoardo II o Il mondo intero per nemico: da Marlowe all’OUT OFF

L’intima sala del Teatro Out Off di Milano, con il suo palco essenziale che sa di laboratorio e underground, accoglie il dramma di Edoardo II, re di Inghilterra tra il 1307 e il 1327, deposto e assassinato. Il testo di partenza è il celebre e omonimo di Christopher Marlowe, grande drammaturgo elisabettiano, autore della tragica storia del Dottor Faust.

Edoardo II o Il mondo intero per nemico

La traduzione e l’adattamento in atto unico di Ciro Ciancio restituiscono il cuore pulsante di una storia dalla “modernità allarmante”, in cui emerge in maniera prepotente la lacerazione di Edoardo, la cui umanità confligge con il suo ruolo, tanto che finirà per avere il mondo intero per nemico.

L’allestimento è ridotto all’osso. Gli oggetti di scena sparuti. Tutto il palco una camera oscura in cui si illuminano a comando i personaggi, anche questi essenziali rispetto all’originale, le situazioni e i dialoghi. Uno svuotamento e una riduzione del testo di Marlowe che pongono in risalto le relazioni umane, l’emotività, la carnalità moderna e spudorata della tragedia di Edoardo: un uomo che tiene male i piedi nelle scarpe regali d’Inghilterra.

Lo spettacolo

Egli, Edoardo II Plantageneto, Re per diritto divino, vorrebbe condiscendere alla ragion di stato che lo pretende, ma non può senza compromettere Edward l’uomo, cresciuto all’ombra di un padre ingombrante (quell’Edoardo I feroce conquistare del Galles), e che ha un’unica bruciante necessità: vivere l’amore di Gaveston, uomo di umili natali, che già in gioventù gli era stato strappato, mandato in esilio. Essere Re con Gaveston a corte, infatti, per i nobili non si può. Ma vivere senza Gaveston, in fondo, per Edoardo non si può.

Si pone qui la questione se sia più importante la felicità privata o il bene pubblico, ma soprattutto cosa, nella spaccatura tra pubblico e privato, debba infine prevalere. Deve il sovrano rinnegare l’amore e la sua natura a favore della pax politica? Se è vero, infatti, che tutto il mondo è contro di lui (l’infedele regina Elisabetta, i nobili apertamente insubordinati, la chiesa), è vero anche che Edoardo inconsciamente e consciamente sfida e si inimica il mondo, non arrendendosi, desiderando irrefrenabilmente Gaveston: diventando egli stesso il suo peggior nemico (ma si può mai frenare il desiderio?).

Quattro attori, due linguaggi visivi, un solo destino

Una contraddizione che diventa destino, e che lo spettacolo restituisce componendo due linguaggi visivi differenti. Il dramma è proiettato sul fondo sotto forma di film storico muto, e in contemporanea agito sul palco dagli attori in abiti moderni. Sono proprio gli attori, quattro, gli stessi sul palco e in video, a farci vedere Edoardo uomo che si dispera per quella che sente essere la sua fine e che tuttavia segue fedelmente tutte le battute del testo, salvo esplodere improvvisamente contro sé stesso, contro il film che va avanti implacabile, contro un finale che è già scritto. Così ad esempio, mentre il sovrano del video, accecato dalla vendetta scatena la guerra che gli sarà letale, l’Edoardo sul palco bacia inutilmente Elisabetta, invano cerca di uccidere il nobile Mortimer, la regina, o se stesso proiettato, inutilmente scollega i fili dell’alimentazione del palco.

La tragedia è tutta qui, e Marlowe gli ha dato l’infallibilità della tradizione greca: Edoardo non può essere altrimenti, non può salvarsi da sé stesso, e da quei stessi cavi elettrici, simbolo dell’impalcatura rappresentativa, viene sopraffatto, incatenato e impotente, marionetta sacrificata dal marionettista, spettatore impotente del suo stesso dramma.

Federico Demitry

Scheda: Edoardo II o Il mondo intero per nemico

concept Ciro Ciancio / Andrea Piazza

regia Andrea Piazza

traduzione e adattamento Ciro Ciancio

con Giulia Amato, Fabrizio Calfapietra, Maria Canal, Emanuele Righi

regia e video Daniele Zen

riprese e montaggio Camilla Zali

scene e costumi Michele Corizzato, Cristina Molteni

luci Luigi Chiaromonte

Progetto di Ensemble Teatro, Produzione Teatro Out Off in collaborazione con Centro Teatrale MaMiMò