giovedì, Maggio 8, 2025
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Sanremo 2024: le pagelle della terza serata

La terza serata del Festival di Sanremo va decisamente meglio della precedente, complice una Teresa Mannino che nella veste di “Coco” inietta una cospicua dose di brio nella conduzione. È lei a fornire l’assist ad un esplosivo (come sempre) Gianni Morandi per portare sul palco di Sanremo un timido e generale appello contro le guerre con la sua iconica canzone C’era un ragazzo che come me amava i Beatle e i Rolling Stones.

Il momento più bello della terza serata del festival di Sanremo si ha all’arrivo di Russell Crowe in veste di cantante… Russell Crowe canta? E chi lo sapeva? E pure bene! Fa anche da mattatore buttando lì qualche parola a caso in italiano, sfottendo il “caso quaqua” e il Travolta della seconda serata di Sanremo. Il momento che mi è piaciuto di meno è stato forse il coro del Va pensiero. Non tanto per il coro dell’arena o per il brano in sé, ma per l’esecuzione che mi è risultata zoppicante. Credo ci siano stati dei problemi ad armonizzare il coro, che è comunque un coro da opera, con un’orchestra di Sanremo che non lo è. Credo, ma è un mio pensiero, che le arie di un’opera debbano essere accompagnate da orchestre d’opera e non da canzonette (senza nulla togliere all’orchestra di Sanremo).

Ma veniamo ora alle pagelle che sono state molto più complicate nella stesura rispetto alle precedenti. Ci sarà un parimerito verso l’alto. Il primo posto di ieri sera se lo contendono Angelina Mango e Diodato. Non sapevo cosa scegliere tra i due, vista anche la diversità più totale dei due generi. Di pancia avrei dato di più ad Angelina, ma non me la sono sentita di far fare un passo indietro alla bravura di Diodato (sottolineo: autore del testo e compositore della musica).

Le pagelle della terza serata di Sanremo 2024

Il Tre Fragili: il testo l’ha scritto completamente lui e questo è già un punto a suo favore. Certo, non ci vuole un granché a scrivere un testo come questo, ma ci sono quelli che si mettono in tre o quattro per farlo. Il brano nel complesso è la solita canzone d’amore triste, con le parole chiave necessarie a far capire all’ascoltatore che siamo tristi: come in catene, naufraghi in mare aperto, le vipere e poi il titolo e ritornello, Fragili. Questa canzone nel complesso si ascolta pure, arriva subito, ma è sempre il solito monotema degli anni Venti del 2000 anche musicalmente. Lui potrebbe anche essere un buon interprete, ma questo tipo di brani è talmente inflazionato che è difficile distinguerlo da chiunque altro.
Voto: 41/2 

ManinniSpettacolare: ha portato una canzone sanremese, forse troppo. Così tanto sanremese che sono certo di averla già sentita. Ora non ricordo che canzone è, forse perché sono troppe quelle uguali. Carina, ma personalmente non mi dice nulla di nulla.
Voto: 4

Bnkr44 Governo Punk: mi hanno fatto lo stesso effetto dei Colla Zio l’anno scorso. Sono allegri, si divertono un botto e questo già mi piace, sono belli da vedere sul palco e ti danno la carica. Bravi. Il brano non è nulla di eclatante, ma ha un buon appeal. Insomma, la sufficienza se la meritano, ma nulla di più. Non è un brano che può arrivare in alto nella classifica, ma a loro credo che importi di più il divertimento che la classifica.
Voto:6

Santi francesiL’amore in bocca: “Gran bella voce. Che è la cosa migliore della canzone visto che testo e musica sono senza alcuna pretesa. Abbastanza inutile”. Questo era un mio appunto scritto durante la prima serata. Riascoltandoli ieri sera mi sono in parte ricreduto e in parte confuso. Continuo a credere la voce sia molto bella, con un ottimo timbro, ma il brano in sé mi è piaciuto di più… Ma quanto di più? tanto? poco? il mio giudizio è altalenante.
Voto: 6/7/8 (scegliete voi)

Mister RainDue altalene: leggete l’articolo dell’anno scorso.
Voto: 3

Rose VillainClick boom!: sempre un po’ calante, non un granché dal punto di vista vocale. Carino il cambio secco tra la melodia delle strofe e del bridge con l’onomatopeico ritornello. Il pezzo comunque rimane mediocre.
Voto: 5

Alessandra AmorosoFino a qui: su questo pezzo il discorso si fa complicato visto che parecchie cose hanno fatto scattare i miei sensi di ragno. Non voglio entrare nel merito delle sofferenze che ha passato Amoroso. Mi voglio soffermare solo sul brano, anche perché se dovessimo guardare ai significati Mister Rain e Dargen avrebbero tranquillamente potuto avere un 8. Il pezzo è banale e contiene tutti gli stereotipi del brano triste introspettivo. Ci sono volute cinque persone per stenderne il testo, il che non è male per un argomento che dovrebbe essere autobiografico.

È ricco di citazioni, a partire dalla storia della caduta dal grattacielo – fino a qui tutto bene – che banalizza quasi imperdonabilmente la frase contenuta nel film “L’Odio”. Ora, per chi non lo sapesse, L’Odio ha i protagonisti che vivono in una banlieue. Il concetto di odio che traspare dalla pellicola è quello di un odio della società, del sistema, verso gli ultimi, verso coloro che non possono fare altro che vivere alla giornata e diventare chi più chi meno criminali per potersi sostenere, in quanto l’odio sociale non gli permette di avere un posto nel mondo. Ed è un odio che genera a sua volta l’odio degli ultimi (ghettizzati nelle banlieue) verso lo stato che li ha “costretti” a fare quella vita. Insomma è tutto un altro contesto e a mio avviso anche una gravità diversa di condizioni di vita.

“Fino a qui tutto bene” è proprio quel vivere alla giornata, conoscendo già il finale: la violenza, l’arresto, le botte, la criminalità o la morte.  Poi ci sono le citazioni da Sally di Vasco “un equilibrio sopra la follia” diventa “occhi chiusi sopra la follia”, fino a citarla direttamente e a paragonarsi alla protagonista del brano citato. E questo ci sta, perché Sally è la storia di una luce in fondo al tunnel e Amoroso se la merita questa luce, ma la differenza tra lo stile di una canzone come Sally e Fino a qui è evidentissima. Anche dal punto di vista musicale è un brano mediocre, sicuramente di gran lunga al di sotto delle capacità vocali dell’interprete (e qua la colpa è dei compositori).
Voto: 4
PS: Io voglio tornare a sentire la Amoroso in un Mambo salentino, anzi quest’anno facciamo una cumbia salentina. Daje!

Ricchi e poveriMa non tutta la vita: imbarazzanti è dire poco. Il disagio che mi hanno creato nel vederli lì non ha eguali. Non credo che meriterebbero palco più grande di quello di una sagra di un paesino. Agghiaccianti.
Voto: 2

Angelina MangoLa noia: una botta di vita. Potrebbe benissimo vincere questa edizione del Festival. La sua voce è spettacolare e in grado di dire che viene dal Sud Italia senza dire che viene dal Sud Italia, utilizzando quelle scale armoniche tipiche e distintive del canto meridionale e che sono per certi versi comuni alle tonalità della scala araba. La voce danza insieme al ritmo travolgente del brano, respira nei momenti più calmi, prende forza e si riaccende di nuovo. Si può benissimo immaginare una figura che danza. Il testo è uscito bene e gli arrangiamenti… beh se vi dico Durdust vi dice qualcosa? Praticamente perfetti. Se ieri abbiamo incoronato la Bertè come regina di questo festival, oggi abbiamo trovato la “Princess”.
Voto: 9

DiodatoTi muovi: dolce, pulito, quando sale la sua voce ha una potenza pazzesca. È bravo, nulla da dire. Testo carino e musica giusta. Nulla di eclatante, ma gran bel pezzo. Ieri sera ha fatto anche un’ottima performance… insomma poco si può dire, merita di stare in cima alla classifica.
Voto: 9  

GhaliCasa mia: è uno dei pochi di questo genere che mi piacciono, ora più ora meno, ma mi piace. Qua non osa particolarmente ma ha portato un bel pezzo, orecchiabile e anche carino come testo. Nulla di eccezionale, ma riesce a trattare tematiche anche abbastanza forti con leggerezza ma senza superficialità. Lascia delicatamente passare il messaggio.
Voto: 7

NegramaroRicominciamo tutto: mi aspettavo molto molto molto di più. Anche loro non hanno osato tanto anzi, non hanno osato proprio. Giuliano comincia a cantare con un’inflazione di acuti striduli, quelli che lo hanno sempre contraddistinto ma che all’inizio della canzone, con così tanta frequenza, aprono le porte ad una sola interpretazione: avrà mica mal di pancia? Hanno fatto un brano che al termine della rassegna dovrebbe essere cestinato senza passare dal via e magari, subito dopo, rimettersi a lavorare su un pezzo da Negramaro.
Voto (col cuore spezzato): 3

Mannoia Mariposa: abbiamo la versione italiana di “Me llaman calle” di Manu Chao. Forse anche meglio di questa. Il mio amore per la voce della Mannoia e per il sound un po’ ska sudamericano influenzano inevitabilmente il mio giudizio. Grande pezzo, molto bello il testo e ovviamente la musica. Per me Fiorella è Fiorella, e le perdono anche qualche scopiazzamento.
Voto: 7

San GiovanniFiniscimi: solita lagna uguale a mille altre. Ferisci, capiscimi (se proprio, ascoltatevi C’est la vie di Achille Lauro, molto più bella e con le stesse rime in -iscimi).
Voto: 3

La SadAutodistruttivo: li avevo già ascoltati mesi e mesi prima di Sanremo e mi piacevano, o meglio, mi interessavano parecchio. Qua me lo confermano. Un testo che se letto bene è molto forte ed è una caratteristica del punk affrontare certe tematiche in modo a volte anche troppo crudo, ma fa parte del gioco. Il brano dal punto di vista compositivo è quasi un classico del pop-punk anni novanta. In certi punti, in particolare nelle strofe, ricalca molto lo stile dei Blink182, forse un po’ troppo. Sono completamente fuori luogo.
Voto: 71/2 (sono di parte, ma almeno sono gli unici che hanno fatto qualcosa di diverso)

Sanremo 2024, le pagelle della seconda serata

La seconda serata del Festival di Sanremo trascorre molto più lenta e imbarazzata rispetto alle altre, ma nel complesso fila via abbastanza liscia. Giorgia risulta un po’ più a disagio nel ruolo di “Coco” rispetto al Mengoni dell’altro ieri, ma quando sale sul palco a cantare, in-canta tutto il pubblico come sempre. Emozionante e abbastanza forte emotivamente il ritorno davanti al pubblico di Giovanni Allevi, dopo due anni e mezzo di ritiro dalle scene a causa di una grave malattia. Il punto più basso, anzi forse più infimo, della serata è stato l’arrivo di John Travolta sul palco dell’Ariston. Una comparsata imbarazzata, in difficoltà sia Amadeus che il protagonista di Saturday Night Fever. Non c’era dialogo, non c’era nulla, solo scenette buttate lì a caso culminate con Travolta, Fiorello e Amadeus che ballano il Ballo del quaqua.

Ma a noi interessano principalmente le canzoni in gara e allora ecco qui i primi quindici voti della rassegna. Ovviamente sono in netto contrasto, tranne in qualche rarissima eccezione, con la classifica di ieri, ma a questo ormai ci sono abituato.

Fred de Palma: non un gran pezzo ma neanche un pessimo pezzo. Arriva un po’ insipido e monotono, sia nell’arrangiamento musicale che nella melodia vocale. Felice che non abbia portato un pezzo da Fred de Palma
Voto: 5

Renga Nek: è difficile dir loro qualcosa. Le voci sono fantastiche, e questo lo sanno tutti, l’arrangiamento è il tipico arrangiamento da festival che si può fare a Nek e Renga… con tanti archi e molto melodico senza nulla di speciale. Nel complesso non dicono un granché, o meglio, non si spostano un millimetro dalle loro solite canzoni. Nulla di nuovo. Guadagnano tanto per la loro bravura e perdono dal punto di vista della fantasia.
Voto: 6 (ma solo perché sanno cantare)

Alfa: si presenta molto bene sul palco, molto solare e gioioso. Il pezzo è costruito bene e con una bella melodia orecchiabile. Il testo non è nulla di impegnativo ma è carino e viene cantato con una buona voce e grinta. È un pezzo che arriva subito e fa muovere a ritmo il piedino. Può durare più di un anno? Sicuramente no, ma comunque in radio, in macchina, con una splendida giornata di sole è perfetto.
Voto: 7 1/2

Dargen d’Amico: quest’anno mi ha un po’ deluso, non credo gli sia riuscito benissimo questo brano, ma magari è solo una mia impressione, però mi appare molto più caotico dal punto di vista compositivo. Il testo è carino ma forse ha complicato un po’ troppo le cose e il messaggio non arriva subito. Questa cosa non è grave, però mi sarebbe piaciuta un po’ più di limpidezza.  In alcuni passaggi risulta anche difficile capire cosa stia cantando senza avere il testo davanti. Mi aspettavo qualcosa di più.
Voto: 41/2 (nonostante il rispetto per il messaggio che ha voluto mandare)

Il Volo: che sapessero cantare lo sapevamo già da tempo, ma con questo brano hanno calpestato tutti i concorrenti passati su quel palco e pure quelli che sarebbero venuti dopo. Stiamo parlando ovviamente della capacità vocale indiscutibilmente superiore a molti altri. Per una volta sono anche riusciti a non rovinare tutto con la loro voglia di far sapere a tutti i costi che sono dei tenori. La canzone non è particolarmente impegnativa dal punto di vista del significato, anzi è anche un po’ banale. Nel complesso sono buoni, ma non mi sbilancerei troppo al dire che potrebbero vincere.
Voto: 8

Gazzelle: ripetere con me: “l’indie italiano fa schifo; l’indie italiano fa schifo”… Ah, non ci credete? Beh, allora ascoltatevi Gazzelle!
Voto: 2

Emma: bel pezzo. Finalmente si parla anche di un amore passionale, che toglie il fiato e non solo di amori finiti male. Emma non mi è mai piaciuta: nonostante abbia un’ottima, voce non apprezzavo la sua interpretazione (gusto personale, perché brava è brava). Qua mi devo ricredere: ottima voce, ottima interpretazione, ottimo arrangiamento. Finalmente non urla più mentre canta. Un pezzo che io candiderei ad arrivare nelle prime posizioni della classifica, magari non al primo posto ma comunque in cima, perché molto radiofonico.
Voto: 7 

Mahmood: ha nostalgia di Calipso e di quasi tutte le sue altre canzoni. Farci ascoltare qualcosa di nuovo, no? (Questa volta non ha nemmeno Durdust a parlargli le chiappe).
Voto: 4 

Big Mama: a me Big Mama trasmette gioia, felicità e allo stesso tempo ha la capacità di trasmettere senza mezzi termini quello che ha da dire, sempre con un punta di ironia. Le avevo dedicato un articolo su questo giornale e non mi sbagliavo: sa esattamente quello che fa. Ha portato un pezzo da Sanremo, che esce un po’ dal rap duro e puro per insinuarsi nel pop sanremese… e ci riesce benissimo. Oddio, a me piace molto di più nelle barre strette che ne fanno una delle migliori rapper del momento, però qua ha dimostrato che quando serve sa tirare fuori un’ottima voce. 
Voto: 81/2 (ho molta fiducia nelle sue capacità)

The Kolors: sono ancora fermi a Italodisco… probabilmente hanno capito che queste cose (brutte) le fanno bene. Hanno praticamente già scritto il pezzone estivo 2024 giusto con qualche mese d’anticipo. Pezzo totalmente inutile, senza infamia a senza lode.
Voto: 5

Geolier: a parte lo yeyeyey iniziale non ho capito nulla… risultato: Boh.
Voto: Inclassificabile

Loredana Berte: PAZZescA, qualche incertezza nella voce ma glielo si perdona. Sembra ancora una ragazza con un’anima rock da paura. Un pezzo che non è da Sanremo ma che spacca la monotonia classica del festival. Soprattutto, è un gran bel pezzo dove la nostra Loredana ci racconta di se stessa. Vai Loredana e insegna ai pischelli a fare musica.
Voto: 91/2 (io sono uno di quei prof che non mette il 10)

Annalisa: che voglia fare concorrenza ad Elodie, come sosteneva il “Gialappa’s show”, qua risulta evidentissimo. Un pezzo orecchiabile e un po’ disco, ascoltabile. La voce nulla da dire. È forse una delle migliori voci contemporanee in Italia, anche se questo pezzo non è nulla di impegnativo.
Voto: 5 (Elodie lasciala fare ad Elodie)

Irama: perché Irama canta dei pezzi di canzone con una patata in bocca non lo capirò mai. Seconda cosa che non capirò mai come mai sto ragazzo mi fa per tutto l’anno canzoni come “PAMPAMPAMPAMPAMPAMPAMPAM” O “Hollywood” con Rkomy e Shablo e poi a Sanremo mi fa ste rotture di c******i.
Voto: 4

Clara: essere così giovane e alla prima esperienza del Festival di Sanremo non è facile. Se contiamo anche il fatto che nella prima serata è uscita per prima, complimenti! La sua voce non trema un attimo… e che voce! Limpida negli acuti, potente e mai urlata. Ha partecipato sia alla stesura del testo (che nonostante sia una delle solite canzoni su amori tradimenti ecc… è comunque carino) e anche della musica, che per un pezzo da Sanremo non è male. Apprezzo moltissimo quando il cantante è anche tra gli autori e i compositori. Un bel pezzo da radio che si ascolta volentieri. Sono rimasto piacevolmente colpito, ma in futuro mi piacerebbe sentire qualcosa di più complicato per esaltare maggiormente le sue doti canore.
Voto: 71/2 (ma solo per non sbilanciarmi troppo)

Sanremo 2024: il racconto della 1^ serata tra poche sorprese e alcune delusioni

La prima serata del Festival di Sanremo se n’è andata. È filato tutto liscio e ad un ritmo molto veloce. È stata comunque una maratona, visto il numero dei cantanti in gara.

Amadeus si riconferma leader indiscusso nell’organizzazione e nella conduzione del Festival della canzone italiana di Sanremo. Impeccabile, elegante, ironico e con quel fare da presentatore “old school” che dona eleganza alla rassegna. A fargli da spalla uno strepitoso Marco Mengoni il quale, dopo un filo di giustificata emozione iniziale, ha saputo prendersi il palco. Non solo quando ha eseguito un medley dei suoi successi, ma anche durante la conduzione, passando subito da co-conduttore a coprotagonista della serata.

Nei prossimi giorni analizzeremo meglio i singoli cantanti in gara, ma per ora facciamo una summa generale. Le sorprese sono state poche, un po’ di più le delusioni. I cantanti su cui avevo puntato nelle scorse settimane si sono piacevolmente confermati e una di loro è riuscita ad arrivare nella top 5 della classifica parziale. I tre dai quali mi aspettavo qualcosa erano i La Sad, Angelina Mango (che si piazza al secondo posto) e Big Mama. Tutti e tre hanno saputo creare una canzone da Festival di Sanremo senza snaturarsi, portando anche testi carichi di significato (La Sad e Big Mama).

La Sad ha portato sul palco anche l’associazione Telefono amico che ha una linea telefonica anti-suicidio (argomento della canzone Autodistruttivo). Angelina Mango dà la scossa con un bel pezzo latineggiante ma con buon gusto (vi dice niente un tale Durdust tra i compositori?) e con una gran bella voce. Big Mama è quella che forse si è dovuta adattare di più al palco dell’Ariston, uscendo dal suo rap molto concitato e dalle barre molto “old school”. Tuttavia ha saputo, nella strofa, mantenere il suo ottimo rap e nel ritornello mi ha piacevolmente colpito la sua potenza vocale non indifferente.

Passiamo ora alle delusioni, ovvero a coloro dai quali ci si aspettava un po’ di più. Inizio coi Negramaro, un gruppo che ho sempre apprezzato e ancor più ho apprezzato la voce di Giuliano Sangiorgi. Ieri sera devo però ammettere che non mi sono piaciuti particolarmente sia dal punto di vista canoro che del vero e proprio brano. Mi aspettavo di più anche da Mannoia. Sia chiaro che il pezzo mi piace, ma forse ha ricalcato (per non dire scopiazzato) un po’ troppo Manu Chao. Però ora possiamo dire di avere la versione italiana di Me llaman calle. Da Renga Nek non mi aspettavo nulla se non la solita canzone di Renga o la solita canzone di Nek (le due cose si equivalgono), però non mi abituerò mai all’idea che Renga era il cantante dei Timoria, a mio avviso, uno dei migliori gruppi che abbiamo avuto in Italia.

Menzioni speciali per Dargen d’Amico e Loredana Bertè. Il primo dedica la canzone ai bambini vittime delle bombe, scandendo anche un “Cessate il fuoco” che, secondo me, arrivava dal profondo del cuore. Per quanto riguarda la Berté: beh che dire, è su un’altro pianeta. Una ragazzina dall’anima rock che sa ancora stupire. Nonostante sia su un altro livello rispetto agli altri si guadagna la prima posizione (solitamente succede che chi è oltre finisce come minimo a metà classifica).

Ecco ora la top 5 della classifica della prima serata. Il voto della sala stampa premia miracolosamente la Berté e Angelina Mango, ma ovviamente lo zampino del dio mercato porta nella top 5 canzoni insulse come quella di Annalisa (Sinceramente) e di Mahmood (Tuta Gold) scritte così male e così banalmente da essere le principali candidate alla vittoria.

1- Loredana Berté – Pazza
2- Angelina Mango – La noia
3- Annalisa – Sinceramente
4- Diodato – Ti Muovi
5- Mahmood – Tuta Gold

Il canto del Bidone

Un quadrilatero di nastro segnaletico delimita lo spazio scenico de Il Canto del Bidone, spettacolo della compagnia Sinigaglia/Patacchini ospitato a Milano da Teatro Linguaggi Creativi, il secondo della rassegna Un disperato Entusiasmo, dopo Preferisco il rumore del mare. All’interno del quadrilatero, due attori assistono alla metaforica nascita di una terza creatura da un bidone dell’immondizia. Una venuta al mondo che solletica l’interpretazione e che apre alla paradossale cascata di azioni che ne seguiranno. 

Nello spettacolo seguiamo dunque il percorso di crescita, educazione e diseducazione di un essere umano qualunque, alle prese con un sistema relazionale-valoriale e consuetudini che per sineddoche replicano alcuni tic della nostra società. L’arco narrativo, se così si può definire, conclude con la storica Passacaglia di Stefano Landi, forse un richiamo o un marchio “vanitas vanitatum” di quel venire al mondo come spazzatura, insignificante e deietto. Nel mezzo, i tentativi e i fallimenti dello stare al mondo.

La vera singolarità di questo spettacolo, tuttavia, non è nelle sequenze più o meno riuscite, ma nella loro costruzione e nello spirito giocoso che lo pervade. Un spirito che non è astrattamente capacità di suscitare simpatia o far ridere, ma si riflette nella prassi attoriale di azione-reazione. Le scene sembrano costruite dall’interno, per azione dei corpi sui corpi, che giocano, di volta in volta, su una situazione o su un motivo, recuperando così quell’indirizzo della recitazione che noi italiani, per sfortuna linguistica, abbiamo rimosso dalle nostre coscienze: il francesce jouer, l’inglese play

A tal proposito, pare d’obbligo menzionare il lavoro degli attori Caterina Rosaia, Davide Sinigaglia e Tommaso Pistelli, la cui fisicità è giustamente valorizzata e incanta e rapisce come una perla preziosa. 

Il canto del bidone – Scheda tecnica

regia Alice Sinigaglia
drammaturgia Alice Sinigaglia e Elena C. Patacchini
con Caterina Rosaia, Davide Sinigaglia e Tommaso Pistelli

Sondaggio Tecné, stabile la fiducia nei confronti del governo

Secondo un sondaggio realizzato dall’istituto Tecné per Agenzia Dire, il 41,3% degli italiani ha fiducia nei confronti del governo presieduto da Giorgia Meloni. Il dato è in aumento dello 0,2% rispetto a quello rilevato una settimana fa. Dal sondaggio, inoltre, emerge che l’52,2% degli intervistati non ha fiducia nei confronti dell’esecutivo, mentre Giorgia Meloni resta in cima alla classifica di gradimento dei partiti, con un dato del 44,1%.

Di seguito le rilevazioni relative alla fiducia nei confronti dei leader dei principali partiti politici. I dati del sondaggio sono stati confrontati con le rilevazione effettuate dallo stesso istituto la settimana precedente.

Giorgia Meloni44,3% (+0,2%)
Antonio Tajani33,6% (+0,1%)
Giuseppe Conte30,9% (-0,1%)
Elly Schlein29,2% (-0,2%)
Matteo Salvini29% (=)
Maurizio Lupi24,2% (-0,1%)
Emma Bonino24,1% (-0,1%)
Carlo Calena20,6% (-0,1%)
Angelo Bonelli15,8% (-0,2%)
Nicola Fraoianni14,9% (-0,1%)

Nonostante il gradimento nei confronti della leader di Fratelli d’Italia, gli italiani non sono soddisfatti della politica economia del governo. Secondo una rilevazione realizzata da Euromedia Research per EuroWeek News, il 28% degli intervistati promuove l’operato del governo sul tema delle tasse, mentre il 58,7% valuta negativamente le scelte dell’esecutivo relative alla tassazione. Inoltre, secondo l’8,4% del campione nel 2024 si pagheranno più tasse rispetto al 2023, per il 43,3% il peso della tassazione aumenterà rispetto allo scorso anno mentre per il 35,1% rimarrà invariato.

Le intenzioni di voto

Di seguito le rilevazioni relative alle intenzioni di voto per i principali partiti politici. Il sondaggio è stato realizzato dall’istituto Tecné per Agenzia Dire. I dati del sondaggio sono stati confrontati con le rilevazione effettuate dallo stesso istituto la settimana precedente.

Fratelli d’Italia28,9% (+0,1%)
Partito democratico19,3% (-0,1%)
MoVimento 5 stelle16,3% (+0,2%)
Forza Italia9,3% (=)
Lega8,5% (+0,1%)
Azione3,8% (-0,1%)
Alleanza Verdi – Sinistra3,3% (-0,2%)
Italia viva2,9% (-0,1%)
+ Europa2,3% (-0,2%)
Indecisi/astenuti44,7% (+0,3%)

Il racconto delle madri di Gaza, la forza della vita in mezzo al caos della guerra

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Dichiarazione di Tess Ingram, Specialista della Comunicazione dell’UNICEF, alla conferenza stampa di oggi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.
Nei 105 giorni dell’escalation del conflitto nella Striscia di Gaza, circa 20.000 bambini sono nati in guerra: un neonato ogni 10 minuti. La scorsa settimana ho trascorso del tempo con le madri all’ospedale Emirati di Rafah, nella Striscia di Gaza. La giornata è stata un’occasione per ricordare la forza della vita in mezzo al caos della guerra. Ma è stata anche la più straziante dei sette giorni che ho trascorso a Gaza. Lasciate che vi faccia quattro rapidi esempi che parlano delle esperienze di migliaia di donne.

Iman – correva terrorizzata, all’ottavo mese di gravidanza, per le strade di Gaza City quando era sotto attacco. Ora, 46 giorni dopo un cesareo, è ricoverata in ospedale con una grave infezione. È troppo debole per tenere in braccio il suo nuovo bambino Ali.
Mashael – la sua casa nella zona centrale è stata colpita, suo marito è rimasto sepolto sotto le macerie per diversi giorni e poi il suo bambino ha smesso di muoversi dentro di lei. Dice di essere sicura ora, dopo circa un mese, che il bambino è morto. È ancora in attesa di cure mediche. Mi dice che è meglio “che un bambino non nasca in questo incubo”.

Amal – sepolta sotto le macerie durante un attacco mentre era incinta di sei mesi. La bambina non si è mossa per una settimana. Fortunatamente la piccola Sama è nata sana il giorno prima del nostro incontro. Ma Amal è ferita e malata e si stava preparando a portare Sama a casa, in un rifugio di fortuna nelle strade di Rafah.
Webda – un’infermiera, ha eseguito cesarei d’emergenza su sei donne morte nelle ultime otto settimane. Mi ha detto: Ci sono anche più aborti spontanei a causa dell’aria malsana e del fumo dovuto ai bombardamenti. È successo più volte di quante ne possa contare”.

La situazione per le donne in gravidanza e i neonati nella Striscia di Gaza è inconcepibile e richiede azioni intensificate e immediate. La già precaria situazione della mortalità infantile e materna è peggiorata con il sistema sanitario al collasso. Le madri affrontano sfide inimmaginabili nell’accesso ad assistenza medica adeguata, nutrizione e protezione prima, durante e dopo il parto.

L’ospedale Emirati a Rafah ora è in grado di assistere la maggior parte delle donne in gravidanza nella Striscia di Gaza. Lottando con condizioni di sovraffollamento e risorse limitate, lo staff è costretto a dimettere le madri entro tre ore dal cesareo. Queste condizioni espongono le madri a rischio di aborti spontanei, bambini nati morti, travaglio pretermine, mortalità materna e traumi emotivi. Il trauma della guerra ha un impatto diretto sul neonato, con conseguenti tassi più elevati di denutrizione, problemi di sviluppo e altre complicazioni sanitarie.

Le donne in gravidanza e allattamento e i bambini vivono in condizioni disumane: rifugi di fortuna, scarsa nutrizione e acqua non sicura. Questo espone circa 135.000 bambini sotto i 2 anni a rischio di malnutrizione grave. Non dimentichiamo che questo accade nella metà meridionale di Gaza. Nonostante gli incessanti sforzi, l’UNICEF non ha potuto accedere al nord, dove la situazione è, incredibilmente, peggiore.

Vedere i neonati soffrire, mentre alcune madri muoiono dissanguate, dovrebbe tenerci tutti svegli la notte. Anche sapere che due giovanissimi bambini israeliani rapiti il 7 ottobre non sono ancora stati rilasciati dovrebbe tenerci svegli. Nel tempo che ho impiegato per presentare questo discorso, è probabile che sia nato un altro bambino, ma in che modo? Come Amal, torneranno in un rifugio di fortuna. Nervosi perché l’acqua potrebbe far ammalare il loro bambino? Preoccupati di cosa mangerà il bambino? 

Diventare madre dovrebbe essere un momento di festa. A Gaza, è un altro bambino consegnato all’inferno. L’umanità non può permettere che questa versione distorta della normalità persista ancora a lungo. Madri e neonati hanno bisogno di un cessate il fuoco umanitario.

La Gran Bretagna approva la legge per deportare gli immigrati in Ruanda

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La Camera dei comuni della Gran Bretagna ha approvato definitivamente la legge Safety of Rwanda, il provvedimento che prevede la deportazione in Ruanda di circa 5000 migranti irregolari. Il testo è stato approvato con il sostegno di 320 deputati, contro i 276 voti negativi.Fino ad ora, la Gran Bretagna ha speso circa 400 milioni di sterline per la fase preliminare delle deportazioni, senza che nemmeno un volo sia partito per il Ruanda.

In base alla nuova legge, gli immigrati che entrano illegalmente in territorio britannico potrebbero essere deportati in Ruanda, in cambio un’ingente somma di denaro. Questo nonostante il Paese non sia una destinazione sicura. La nazione africana è in conflitto con i paesi confinanti, in particolare con il Burundi: è difficile credere che sia in grado di tutelare l’incolumità dei profughi deportati dal Regno Unito.

Nel 2022, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ordinato di bloccare all’ultimo minuto diversi voli verso il Ruanda che trasportavano migranti, nonostante il via libera dei tribunali britannici. Secondo la Corte, il Ruanda non è un paese sicuro e lì i migranti potrebbero subire violenze. I sindacati dei dipendenti pubblici della Gran Bretagna sono fortemente contrari alla legge approvata. Essi sostengono sostengono di non poter essere costretti a ignorare deliberatamente un’istruzione della Corte europea dei diritti dell’uomo, il che costituirebbe una violazione del diritto internazionale.

Il ddl contro gli “eco-vandali” è legge

La Camera dei Deputati ha approvato – con 138 sì, 92 no e 10 astenuti – il disegno di legge “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggisticì”. Il cosiddetto “ddl eco-vandali”, già approvato dal Senato, è legge. A votare a favore della legge è stato tutto il centrodestra. Contrarie le opposizioni, ad eccezione dei deputati di Azione e Italia Viva che si sono astenuti.

La norma prevede un inasprimento delle multe esistenti che vanno ad aggiungersi alle sanzioni di natura penale, le quali prevedono la reclusione da sei mesi a cinque anni. La nuova sanzione amministrativa, che oscillerà tra i 20 e i 60 mila euro, sarà inflitta a chi “distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui”. Chi “deturpa, imbratta o destina i beni culturali a un uso pregiudizievole o incompatibile con il loro carattere storico o artistico”, sarà punito con una sanzione che oscillerà tra i 10 e i 40 mila euro. I proventi saranno destinati al ministero della Cultura, che li impiegherà prioritariamente per il ripristino dei beni danneggiati.

Sangiuliano: «Gli eco-vandali risponderanno dal punto di vista patrimoniale»

«Oggi è una bella giornata per la cultura italiana e, in particolare, per il patrimonio artistico e architettonico della Nazione. Con l’approvazione definitiva a Montecitorio diventa legge il ‘ddl eco-vandali’, da me fortemente voluto, che stabilisce un principio cardine: d’ora in poi, chi arrecherà dei danni al patrimonio culturale e paesaggistico sarà costretto a pagare di tasca propria il costo delle spese per il ripristino integrale delle opere». Lo ha dichiarato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo l’approvazione definitiva del provvedimento da parte dell’Aula della Camera.

«Chi si renderà responsabile di atti vandalici nei confronti dell’arte e dei monumenti nazionali, patrimonio della nostra identità e dell’umanità, deve sapere che ne risponderà direttamente in prima persona dal punto di vista patrimoniale. Si tratta, infatti, di sanzioni amministrative immediatamente irrogabili dal prefetto del luogo dove il fatto è commesso, sulla base delle denunce dei pubblici ufficiali”, ha continuato il Ministro. «È bene poi ricordare, ancora una volta, che colpire l’arte significa danneggiare anche la natura, perché in virtù dell’antropizzazione del paesaggio alcuni luoghi o monumenti sono diventati parte integrante delle nostre città. Compito dello Stato, come sancisce l’articolo 9 della Costituzione, è quello di preservare questa risorsa unica e preziosa che abbiamo il dovere di proteggere e custodire per le future generazioni», ha concluso.

Le repliche delle opposizioni

Dure le reazioni dei partiti di opposizione. «Noi – ha detto il vice presidente del Movimento, Riccardo Ricciardi – saremmo anche disposti a tollerare la promessa di integerrimo rigore e di legalità da parte della maggioranza che presenta provvedimenti propagandistici come questo contro l’imbrattamento o deterioramento dei beni culturali. Solo che la maggioranza dovrebbe farlo anche con un sottosegretario alla Cultura accusato di aver trafugato un quadro, con un ministro che stoppa treni a suo piacimento, con una ministra del Turismo che non paga i suoi dipendenti, con indagati per corruzione che nel centrodestra saltano fuori ogni paio di giorni, l’ultimo è il governatore della Sardegna, con i deputati che sparano a capodanno in compagnia di un sottosegretario. E in tutto questo il padre fondatore del centrodestra fu condannato e per questo escluso dal Parlamento. Questo siete, con che faccia chiedete rigore e legalità con la vostra propaganda?».

«Mentre ieri Nordio e la maggioranza chiedevano al parlamento di depenalizzare alcuni reati, normalmente commessi dai grandi dirigenti e dalla politica, oggi lo stesso governo e la maggioranza chiedono pene severe per chi imbratta senza fare però alcun danno», ha sottolineato Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi-Sinistra. «I danni a cose e persone (quelli sì, concreti e tangibili) provocati dagli abusi edilizi e dall’inquinamento invece, non vengono sanzionati? Non li vedono? È l’idea malata di giustizia della destra», ha concluso Piccolotti.

Gaza, MSF: «Non ci sono luoghi sicuri per fornire assistenza medica»

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Negli ultimi tre mesi, gli incessanti attacchi delle forze israeliane contro la Striscia di Gaza hanno ridotto drasticamente le possibilità di accedere all’assistenza medica. Lo denuncia l’organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere. La quantità di spazi sicuri per le organizzazioni che forniscono supporto sanitario alle persone è fisicamente inesistente. Infatti, i continui ordini di evacuazione e gli attacchi alle strutture sanitarie hanno ripetutamente costretto organizzazioni come MSF ad evacuare gli ospedali e a lasciare indietro i pazienti.

L’ultima evacuazione risale al 6 gennaio, quando MSF ha lasciato l’ospedale Al-Aqsa nell’area di Mezzo di Gaza, dopo che le forze israeliane hanno emesso ordini di evacuazione per i quartieri circostanti l’ospedale. «Questa evacuazione forzata ha limitato il nostro accesso alle scorte di farmaci, confermando la difficoltà per le attività mediche e il deteriorarsi continuo delle condizioni di sicurezza», specifica la ong.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo 13 dei 36 ospedali di Gaza sono ancora parzialmente funzionanti: 9 nel sud e 4 nel nord. I due ospedali principali nel sud di Gaza stanno operando con una capacità di posti letto tre volte superiore alla loro e stanno esaurendo le forniture di base e il carburante. Proprio il sud di Gaza è bersagliato da intensi bombardamenti dalla rottura della tregua di novembre. Il bisogno di cure d’emergenza, chirurgiche e post-operatorie è enorme nell’area. La mancanza di capacità ospedaliera sta privando i pazienti di cure adeguate e di condizioni igieniche accettabili, con il risultato di un numero crescente di ferite infette e di procedure mediche eseguite in condizioni estreme. Molte donne sottoposte a taglio cesareo vengono dimesse appena sei ore dopo il parto per fare spazio ad altre donne incinte, mentre alcune vengono semplicemente allontanate e partoriscono nelle tende.

L’impegno di MSF a Gaza

«Rimaniamo impegnati a fornire assistenza medica a Gaza e chiediamo la protezione degli ospedali, del personale medico e dei pazienti», chiarisce Medici Senza Frontiere. «Le nostre équipe stanno attualmente fornendo supporto pre e post parto presso l’Imarati Maternity Hospital, mentre presso l’Indonesian Hospital di Rafah MSF supporta la popolazione di Gaza con la fisioterapia e le cure post-operatorie. Sempre a Rafah, presso la clinica Al-Shaboura, offriamo consulenze sanitarie di base, medicazioni di ferite e consulenze per la salute mentale. Supportiamo l’European Hospital di Gaza con una piccola capacità chirurgica e il team di infermieri assiste i pazienti che necessitano di medicazioni. Ad Al Awda, nel nord di Gaza, e all’ospedale Nasser di Khan Younis, i nostri operatori umanitari lavorano in condizioni estremamente difficili, anche per la mancanza di cibo e forniture mediche a causa degli attacchi aerei e dei combattimenti nelle vicinanze».

L’ong ribadisce «l’appello per un cessate il fuoco immediato che risparmi le vite dei civili, ripristini il flusso di assistenza umanitaria e ristabilisca il sistema sanitario da cui dipende la sopravvivenza della popolazione di Gaza».

Spari contro un magazzino Callipo, l’imprenditore: «L’unica strada è denunciare»

Nella notte tra sabato e domenica scorsi alcuni colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi contro un magazzino del gruppo Callipo, azienda del settore agroalimentare che esporta i suoi prodotti in tutto il mondo che da poco ha superato i 111 anni di attività. Pippo Callipo, alla guida del gruppo, ha subito segnalato l’episodio, avvenuto a San Pietro Lametino, alla Polizia di Stato.

«Vado avanti sulla mia strada»

«Non cedo di un millimetro, vado avanti sulla mia strada che mi porta a denunciare ogni tentativo di intimidazione alle forze dell’ordine. È questo il messaggio che vorrei fosse raccolto dai giovani», ha dichiarato all’AGI Pippo Callipo. «Nessuno – ha aggiunto – mi ha chiesto soldi o altro. Aspettano che sia io a contattarli, ma io conosco un’unica strada: quella che porta alla stazione dei carabinieri o al commissariato di Polizia per denunciare. Così ho fatto tutte le altre volte che ho subìto un danneggiamento».

«In tutta la zona industriale di San Pietro Lametino – dice – ci sono telecamere di sorveglianza, ma sono fuori uso perché manca la manutenzione. Basterebbe poco per rendere sicura l’area. Come si può pensare di attirare imprenditori dal Nord, abituati a ben altre situazioni, se si mantiene questa situazione? Vivo questa condizione insieme ad altri imprenditori che manifestano il mio stesso disagio». All’ANSA, l’imprenditore ha aggiunto: «Quanto si è verificato non può comunque fermarci sia per la nostra storia, quella più che cinquantennale mia e, prima di me, di mio padre e di mio nonno, sia per la responsabilità che abbiamo verso le quasi 500 persone che lavorano con noi».

Associazione Valentia: «Callipo è un esempio per tutti noi»

L’Associazione Valentia ha espresso «la sua profonda stima e solidarietà nei confronti della famiglia Callipo, un esempio straordinario di coraggio ed imprenditorialità nel sud Italia».

«In seguito all’ultimo atto di intimidazione subito dalla loro azienda, ci sentiamo in dovere di dichiarare il nostro sostegno incondizionato», ha dichiarato l’associazione in una nota. «Pippo Callipo, insigne imprenditore calabrese, ha dimostrato una forza d’animo eccezionale di fronte a quest’ultimo atto di violenza. Le sue parole d’orgoglio e la sua determinazione nel non cedere all’intimidazione sono un esempio per tutti noi. Quando Pippo afferma che gli imprenditori del Sud sono degli eroi, noi siamo totalmente d’accordo. Questi uomini e donne continuano a lavorare instancabilmente, nonostante le sfide e le difficoltà, per offrire opportunità di sviluppo a questa terra».

«La Calabria e il Sud d’Italia sono ricchi di risorse, ma spesso affrontano sfide uniche», ha aggiunto l’associazione. «Nonostante ciò, imprenditori come Pippo Callipo hanno scelto di rimanere, di investire nelle loro comunità e di lottare per un futuro migliore. La loro dedizione è un esempio di spirito di sacrificio e di amore per la propria terra natale. L’Associazione Valentia è orgogliosa di essere al fianco di coloro che non hanno mai considerato l’opzione di partire, ma che sono invece disposti a lottare per il bene della loro comunità e della loro regione. Chiediamo alle istituzioni di prestare maggiore attenzione al Sud e di lavorare per creare un ambiente più sicuro e prospero per gli imprenditori e le comunità locali. Dobbiamo tutti unirci per respingere l’odio e l’intimidazione, promuovendo invece la solidarietà e il progresso».

«La storia della famiglia Callipo è un esempio di impegno e dedizione che ci ispira profondamente. Siamo certi che continueranno a prosperare e a essere un faro di speranza per la Calabria e per tutto il Sud Italia. In questo momento di sfida, ci uniamo a Pippo Callipo, alla sua famiglia e al Gruppo Callipo, dimostrando che siamo al loro fianco e che crediamo in un futuro migliore per tutti», ha concluso Associazione Valentia.