martedì, Maggio 13, 2025
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Mafia: arrestato candidato di Fratelli d’Italia a Palermo

La Polizia di Stato ha arrestato il candidato al Consiglio Comunale di Palermo Francesco Lombardo, di Fratelli d’Italia. Lombardo è stato intercettato in un incontro con il boss Vincenzo Vella, che esercita la sua attività criminale nel quartiere Brancaccio. Vella ha già ricevuto tre condanne per associazione mafiosa. Francesco Lombardo e Vincenzo Vella sono stati arrestati con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso.

Secondo la Procura di Palermo, «sussistono urgentissime esigenze di tutela di beni primari in ragione della prossima competizione elettorale del 12 giugno. In assenza di adeguate misure cautelari, l’esercizio del diritto-dovere di voto di una estesa parte dell’elettorato diverrebbe merce di scambio da assoggettare al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso e dunque sottratto al principio democratico».

Francesco Lombardo avrebbe incontrato il boss lo scorso 28 maggio e avrebbe chiesto a Vella il sostegno per il voto di domenica 12 giugno. Un trojan installato nel cellulare del capomafia ha registrato la conversazione tra il candidato di Fratelli d’Italia a Palermo e il boss mafioso.
Lombardo: «Qualche voto qua lo prendiamo?»
Vella: «Tu sì, tu personalmente sì»
L: «Me li raccogliete una ventina di voti? Se salgo io sono in commissione urbanistica. Sono all’edilizia privata, che appena c’è un problema io salto. Non mi sono sempre messo a disposizione di voialtri a prescindere dalla politica?»
V: «Quelli nostri tutti li prendi».

Due giorni fa è stato arrestato un altro candidato del centrodestra a Palermo. Si tratta di Pietro Polizzi, di Forza Italia. Anche per Polizzi l’accusa è di scambio elettorale politico-mafioso.

Cina: «Pronti a iniziare una guerra per Taiwan»

Wu Qian, portavoce del ministero della Difesa cinese Weu Fenghe, durante un incontro avuto con il capo del Pentagono Lloyd Austin ha dichiarato: «La Cina non esiterà a iniziare una guerra se Taiwan dichiarerà l’indipendenza. Se qualcuno osa dividere Taiwan dalla Cina, l’esercito cinese non esiterà a iniziare una guerra a qualunque costo. Taiwan è parte della Cina. Il principio della Unica Cina è il fondamento politico delle relazioni sino-americane. È impossibile usare Taiwan per controllare la Cina. Allo stato il tema della pace e dello sviluppo sta affrontando gravi sfide».

«Gli USA devono considerare lo sviluppo e la crescita della Cina in modo razionale, non attaccarla e diffamarla», ha proseguito Wu Qian. «Gli USA non devono contenere e sopprimere la Cina. Non devono interferire nei suoi affari interni o danneggiare i suoi interessi. Solo in questo modo le relazioni bilaterali possono essere migliorate. I rapporti tra militari sono fondamentali per lo sviluppo delle relazioni bilaterali. Le due forze armate dovrebbero evitare conflitti e confronti e dovrebbero incentivare l’importante consenso raggiunto dai due capi di Stato. I militari dovrebbero, inoltre, mantenere una comunicazione strategica di alto livello, rafforzare la fiducia reciproca strategica, gestire e controllare i conflitti e le differenze».

La replica degli Stati Uniti

Il Capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha dichiarato: «Stiamo assistendo a una crescente coercizione da parte di Pechino. Abbiamo assistito a un costante aumento delle attività militari provocatorie e destabilizzanti vicino a Taiwan. Pechino deve astenersi da ulteriori azioni destabilizzanti nei confronti di Taiwan. Vi è la necessità di gestire in modo responsabile la competizione e di mantenere aperte le linee di comunicazione. L’Esercito popolare di liberazione cinese deve quindi impegnarsi in un dialogo concreto per migliorare le comunicazioni nelle crisi e ridurre il rischio strategico».

Referendum: la nostra intervista a Carolina Varchi

Pubblichiamo un estratto dell’intervista realizzata al Deputato Carolina Varchi nell’ambito della rassegna Piazza Parlamento, realizzata in vista dei referendum del 12 giugno prossimo.

L’Onorevole Carolina Varchi è originaria di Palermo. Durante i suoi studi universitari, è stata presidente provinciale di Azione universitaria, la più giovane presidente in Italia per poi essere eletta, nel 2005, nell’esecutivo nazionale. Ha rappresentato gli studenti di Giurisprudenza nei vari organi collegiali, tra cui il Consiglio degli Studenti. In quest’organo ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione cultura. Si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo con una tesi sulle Politiche per la tutela dei beni culturali e il ruolo dei privati. È avvocato penalista. Ha presieduto la sezione di Palermo dell’Associazione Nazionale dei Giovani Avvocati.

È stata vicepresidente nazionale della Giovane Italia, movimento giovanile del Popolo della Libertà. Successivamente, si è dimessa dall’incarico per fondare Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e Guido Crosetto. Con Fd’I è stata quindi eletta alla Camera dei Deputati nel 2018. È Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia e membro del Comitato Consultivo sulla Condotta dei Deputati. Inoltre, da gennaio 2020, è Responsabile del Dipartimento delle Politiche per il Mezzogiorno e la Coesione Sociale per Fratelli d’Italia. La videointervista integrale è consultabile cliccando sul presente link.

Onorevole, qual è la posizione Sua e di Fratelli d’Italia in merito ai cinque quesiti referendari?

Vi ringrazio per questo momento di approfondimento. Purtroppo su questi referendum è calata una coltre di silenzio che io trovo inaccettabile. Troppo spesso le questioni che riguardano il pianeta giustizia nel suo complesso vengono erroneamente derubricate a fatti tecnici che riguardano soltanto gli avvocati, i magistrati, il personale che lavora nei tribunali e ovviamente noi politici. Io lo ritengo un errore molto grave poiché la giustizia incide sulla vita quotidiana di ciascuno. Molto spesso anche per il semplice riconoscimento di un proprio diritto ci si deve rivolgere al tribunale. Quindi, avere una giustizia che funzioni, che sia veloce, che sia garanzia di terzietà e di imparzialità non è una questione meramente tecnica ma è una questione che riguarda ogni singolo cittadino.

La mia personale posizione, condivisa da tutto il mio partito, è di votare no al quesito sull’abrogazione della Legge Severino e al quesito sull’abrogazione di uno dei presupposti per esercitare la custodia cautelare. Ritengo che, pur non condividendo alcune applicazioni distorte della Legge Severino che infatti credo vanga cambiata nel suo complesso, la legge abbia introdotto degli elementi che vanno salvaguardati. È opportuno l’intervento del legislatore e non la semplice abrogazione tramite un referendum. È innegabile che anche la custodia cautelare sia stata stata talvolta applicata in modo distorto, come strumento di pressione nei confronti dell’indagato e non invece nella sua originaria funzione. Queste applicazioni distorte meritano un approfondimento ma la custodia cautelare ha un’efficacia special-preventiva e deterrente.

Voterò convintamente sì agli altri quesiti. È molto importante che si raggiunga il quorum, e questo non è scontato. Quindi, l’invito che rivolgo a tutti è di andare a votare.

I quesiti riguardanti la depenalizzazione della cannabis e il fine vita non sono stati approvati dalla Consulta. Qual è la sua opinione su questi due temi, molto sentiti dalla popolazione?

Sono delle tematiche di forte interesse di cui il legislatore si sta già occupando. Ho accolto con favore la pronuncia della Consulta sull’inammissibilità. Sono contraria a qualsiasi forma di alleggerimento sanzionatorio in ordine al consumo di droghe. Ritengo sia un errore concettuale provare a distinguere fra droghe leggere e droghe pesanti. In questo momento alla Camera dei Deputati è in esame, nella Commissione in cui sono capogruppo, un provvedimento in materia di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti. Quindi, il legislatore sta facendo il suo percorso nell’equilibrio tra le sensibilità diverse presenti nelle varie forze rappresentate alla Camera.

Secondo me è giusto che su temi come questo il legislatore faccia il suo così com’è già accaduto in materia di di fine vita. Un lungo e articolato percorso ha portato alla creazione di una norma. Personalmente non la condivido, perché la ritengo un approccio fallimentare da parte dello Stato al tema del fine vita rispetto al quale invece bisognerebbe investire su strumenti di conforto, sostegno, vicinanza materiale e spirituale. Penso alle cure palliative, che in Italia esistono sulla carta ma non sono garantite a tutti.

Come si esprime in merito alla proposta di eliminazione del quorum nei referendum?

Non sono d’accordo perché credo che il referendum sia un importantissimo strumento di partecipazione popolare e, proprio perché esso dispieghi tutta la tua forza nel rispetto di ciò che il legislatore dell’epoca ha voluto immaginare, è necessario che la partecipazione sia effettiva. Quindi il quorum, essendo l’unico strumento di valutazione dell’effettiva partecipazione, a mio avviso è necessario. Altrimenti, si lascerebbe nelle mani di una sparuta minoranza l’attivazione di strumenti referendari che com’è noto hanno un impatto sul nostro ordinamento.

È favorevole a garantire la possibilità di esercitare il diritto di voto anche “fuori sede”, almeno nei referendum?

Com’è noto io provengo dal mondo della destra italiana che si è fortemente battuta per dare il voto agli italiani all’estero. Una nostra storica battaglia che diventò legge grazie a un grande uomo di destra come Tremaglia. La partecipazione al voto è da sempre un nostro obiettivo. Solo con riferimento ai quesiti referendari, non troverei strano ricorrere tanto a procedure telematiche di registrazione del voto quanto alla possibilità di consentire a chi si trova fuorisede di votare. Credo che i tempi siano maturi, la tecnologia ci viene in aiuto: utilizziamola per garantire una più ampia partecipazione. Si darebbe davvero un senso allo strumento del referendum sottoposto a quorum.

Lei ha proposto di modificare il reato di mancato versamento dell’IVA. In particolare, ha proposto l’esclusione della punibilità per condotte derivanti da crisi di liquidità. Per quale motivo ritiene importante l’approvazione di tale modifica?

In questo periodo pandemico, con riferimento ai reati tributari, i tribunali d’Italia affollati da imprenditori, nella quasi totalità piccoli e medi, che si ritrovano nei tribunali per l’applicazione di norme nate in epoche lontane dalla follia a cui questo virus ci ha sottoposti. Mi sono chiesta: è giusto sanzionare penalmente un imprenditore che si è trovato di fronte alla scelta tra dar da mangiare ai propri operai o pagare le tasse? Mi sono riferita ad un imprenditore tipo italiano, una persona tendenzialmente ligia ai propri doveri ma che, a causa di una situazione straordinaria, non riesce ad ottemperare sotto il profilo economico ai propri doveri.

Io credo che la mia proposta sia un atto assolutamente dovuto da parte del legislatore. Nell’epoca in cui la politica non ha saputo dare risposte sufficienti, non ha saputo fornire l’aiuto necessario ai tanti titolari di partita IVA, è doveroso intervenire onde evitare che tanti bravi ed onesti imprenditori, tanti lavoratori, tante famiglie si trovino in difficoltà a causa della mancata applicazione di una norma alla quale non possono sfuggire non per volontà ma per impossibilità. La mia previsione normativa non è una volontà di aiutare chi opera in malafede, di aiutare in chi vuole evadere le tasse. È una norma che vuole sostenere chi realmente si è trovato in difficoltà.

Economia: prospettive future e consumi nel 2021

Secondo l’ISTAT, il Prodotto interno lordo italiano crescerà sia nel 2022 (+2,8%) sia nel 2023 (+1,9%). L’aumento del Pil sarà determinato prevalentemente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (rispettivamente +3,2 e +1,9 punti percentuali) mentre la domanda estera netta fornirà un apporto negativo nel 2022 (-0,4 punti percentuali) a cui seguirà un contributo nullo nel 2023. Le scorte forniranno un contributo nullo in entrambi gli anni. Gli investimenti assicureranno un deciso sostegno alla crescita (+8,8% nel 2022, +4,2% nel 2023). I consumi delle famiglie residenti aumenteranno del 2,3% nel 2022 e dell’1,6% nel 2023. Quest’anno, il tasso di disoccupazione dovrebbe diminuire dell’8,4%. Il decremento sarà dell’8,2% nel 2023.

«Le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento».

La spesa media per consumi nel 2021

Secondo l’ISTAT, nel 2021 la spesa media mensile per consumi delle famiglie italiane è stata pari a 2.437 euro in valori correnti. Nel 2020, il dato era di 2.328 euro. L’aumento annuale si attesta al +4,7%. L’eccessiva disparità nella ripartizione della richiesta fa sì che la metà delle famiglie spenda meno di 2.048 euro al mese. Crescono i divari territoriali. Quello tra Nord-ovest e Sud è di 728 euro (625 euro nel 2020). Aumentano anche i divari nella spesa tra le famiglie di soli italiani e quelle con almeno uno straniero (590 euro in più, 477 nel 2020) e di soli stranieri (867 euro, 672 nel 2020).

Donetsk: due soldati britannici condannati a morte

La corte suprema dell’autoproclamata Repubblica Popolare del Donetsk ha condannato a morte due soldati britannici. I condannati sono Aiden Aslin, 28 anni e Shaun Pinner, 48 anni. La corte di Donetsk ha inflitto una condanna a morte anche a Saaudun Brahim, cittadino marocchino. I tre uomini combattevano per l’esercito ucraino.

I due soldati britannici sono membri in servizio delle forze armate ucraine. Secondo la BBC, il Regno Unito ha chiarito che sono da considerarsi come prigionieri di guerra e che, quindi, non dovrebbero essere perseguiti per aver preso parte alle ostilità. Gli imputati avranno la possibilità di chiedere il processo d’appello e la grazia.

«Abbiamo ripetutamente detto che sono prigionieri di guerra, che non vanno strumentalizzati a scopi politici e che hanno diritto all’immunità in base alla Convenzione di Ginevra. Continuiamo a lavorare con le autorità ucraine per garantire un trattamento da prigioniero di guerra a ogni cittadino britannico arruolato fra le forze di Kiev». Lo ha dichiarato un portavoce del governo britannico, secondo quanto riportato dall’agenzia ANSA.

Oggi il governo russo ha restituito all’Ucraina i cadaveri di 210 combattenti uccisi a Mariupol. La maggior parte delle vittime ha perso la vita presso l’acciaieria Azovstal. «Il processo di restituzione dei corpi dei difensori morti a Mariupol continua con l’aiuto del quartier generale di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra. La Federazione Russa ha restituito i corpi di 210 dei nostri militari, la maggior parte dei quali erano eroici difensori dell’Azovstal». Lo ha comunicato il Ministero degli Difesa ucraino.

Referendum: la nostra intervista a Dario Stefàno

Pubblichiamo un estratto dell’intervista realizzata al Senatore Dario Stefàno nell’ambito della rassegna Piazza Parlamento, realizzata in vista dei referendum del 12 giugno prossimo. Dario Stefàno, orgogliosamente originario di Otranto, docente presso l’Università del Salento, è stato capogruppo di maggioranza nel Consiglio regionale della Puglia, presidente della Commissione permanente Sviluppo Economico in Regione e Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari. Nel 2013 è stato eletto Senatore della Repubblica, diventando successivamente Presidente della Giunta per le Elezioni, le Autorizzazioni e le Immunità. Cinque anni più tardi, è rieletto senatore in seguito alla sua candidatura con il Partito Democratico nel collegio plurinominale Puglia 02. Vice capogruppo del Partito Democratico fino al 2020, assume a luglio dello stesso anno la Presidenza della Commissione Politiche dell’Unione Europea. La videointervista integrale è consultabile cliccando sul presente link.

Senatore, i testi dei cinque quesiti dei referendum sono abbastanza complessi. Il tema più sentito riguarda l’abolizione della Legge Severino. Qual è la sua personale opinione sui cinque quesiti referendari?

Sono molto diretto, come amo essere sempre. In linea di principio, un referendum che interroga su materie assolutamente tecniche non ritengo sia uno strumento adeguato per intervenire su materie verso le quali, comunque, è necessario intervenire. Credo che non sia una soluzione ottimale rimandare a un’espressione popolare quella che è una necessità di riforma che tocca tanti aspetti della Giustizia. I cinque quesiti lo fanno in forma frammentata. Il compito di risolvere i problemi della Giustizia dovrebbe essere delle aule del Parlamento. La consultazione non tocca, poi, il tema principale: il problema vero della Giustizia in Italia è quello della lentezza dei processi.

Io mi esprimerò con un parere negativo a tutti i quesiti, anche se condivido quanto ha detto il segretario Letta circa la necessità di mettere mano alla Legge Severino. Mettere mano, non abolirla. Credo che l’incandidabilità per chi abbia subito condanne passate in giudicato vada conservata. Essa ci ha riportato agli standard delle altre democrazie europee. Chi ha ricevuto delle condanne passate in giudicato perde il requisito di onorabilità per poter rappresentare i cittadini. Il referendum elimina questa norma. Noi abbiamo la necessità di intervenire sulla parte che riguarda le sospensioni per gli amministratori locali.

Abbiamo assistito, in questi anni, a delle vere e proprie distorsioni amministrative con conseguenze gravi anche per il territorio. Per gli amministratori locali, infatti, al momento è prevista una procedura di sospensione sin dall’espressione di giudizio di primo grado. Questo evidentemente comporta delle problematiche. C’è un disegno di legge del PD in merito. In Senato è già incardinato in commissione affari costituzionali. Si potrebbe tranquillamente mette mano a quello, senza abolire la Legge Severino che va conservata. Non lo dico solo perché sono stato il principale protagonista della prima applicazione della Legge Severino su un parlamentare, mi riferisco alla vicenda del senatore Berlusconi del 2013, ma perché credo che sia giusto conservare questo standard che ci equipara alle altre democrazie europee e occidentali.

Il quesito riguardante la depenalizzazione della cannabis e quello relativo al fine vita non sono stati approvati dalla Consulta. Qual è la sua opinione su questi due temi?

Ribadisco quanto ho detto prima. Anche qui si tratta di temi che non possono essere tirati per la giacchetta. Rischiano di diventare terreno di scontro tra diverse fazioni. Io credo invece che la classe politica debba farsi carico della responsabilità di fornire le migliori risposte alle esigenze che emergono sempre con angolazioni nuove, con evoluzioni del quadro sociale. Per essere degni di questo compito, credo ci si debba avvalere anche del confronto con gli esperti. Per questo, quando si fa una legge, si ha l’abitudine di audire persone particolarmente competenti. Sulla base di questi pareri e di un confronto, costruiamo la proposta più congruente al momento attuale. Su temi così delicati come questi dobbiamo smettere di essere il Paese dei Guelfi e dei Ghibellini. Il derby su queste materie non va fatto e non aiuta a risolvere i problemi.

Come si esprime in merito alla proposta di eliminazione del quorum fissato al 50% + 1 nei referendum?

Ritengo che il quorum sia un presidio di rispetto del principio di rappresentanza democratica. Lo dicono tutti i costituzionalisti: l’astensione rimane una forma di voto. Le determinazioni che scaturiscono da un referendum devono essere sostenute da una soglia di rappresentanza adeguata che rappresenti realmente e democraticamente il popolo italiano e che è quella della 50% più uno della popolazione chiamata al voto.

Un tema di discussione riguarda la possibilità di esercitare il diritto di voto anche “fuori sede”. Lei crede che sia una proposta valida?

Sì. Io credo che il diritto di voto vada assicurato sempre e da sempre mi sono battuto per garantire il voto ai fuori sede. Ho presentato più interrogazioni per chiedere di ampliare l’accesso a treni e a voli aerei con prezzi calmierati. Oggi abbiamo la possibilità di investire in forme nuove di espressione del voto, come quello elettronico. Esse possono risolvere il problema di partecipazione alla vita democratica. La digitalizzazione che noi perseguiremo con il Pnrr può aiutarci. Abbiamo visto quanto siamo distanti dall’Europa. In piena pandemia, il Parlamento europeo si è espresso a distanza, con un sistema di voto digitale. In Italia non l’abbiamo fatto, abbiamo resistito appellandoci ad una “rigidità costituzionale”. Io credo che si tratti anche di una nostra pigrizia di natura culturale. Il Pnrr ci da una grande opportunità: dobbiamo coglierla sin da subito.

A cosa è dovuto il ritardo italiano nel recepimento delle direttive europee e quali sono a suo avviso le azioni che Parlamento e Governo dovrebbero intraprendere per contenere le procedure di infrazione?

Secondo la Banca Dati EUR-infra, al 19 maggio del 2022 risultano pendenti contro l’Italia 98 procedure di infrazione. Tra queste, 62 sono per violazioni del diritto dell’Unione europea, 36 per mancato recepimento di direttive. Con l’entrata in vigore della prossima legge di delegazione europea, che stiamo analizzando nella mia Commissione, ci sarà un’ulteriore diminuzione delle procedure. Il nostro è uno dei sistemi di recepimento più avanzati. Esso fissa il termine per recepire la direttiva a quattro mesi antecedenti la scadenza. Ci sono dei temi che per loro natura provocano discussioni che talvolta rallentano l’iter di recepimento. Pensiamo al tema balneare, tanto attuale in questi giorni, e delle concessioni demaniali in genere. Siamo quasi abituati a vedere l’Europa soltanto quando ci piace e non quando ci chiama invece a delle evoluzioni in senso economico e sociale.

L’anno scorso abbiamo approvato una norma che abilita il governo a presentare due leggi di delegazione europea e due leggi europee ogni anno. In questo modo, se ci fosse un tema controverso, si potrebbe avere uno strumento normativo più prossimo permettendo così di portare avanti l’attuazione delle direttive. Lo Stato italiano ha già pagato all’Unione europea importanti multe per varie procedure d’infrazione pendenti. Nell’ultima relazione della Corte dei conti trasmessa al Parlamento Italiano è indicata la somma di 751,6 milioni di euro di multe che abbiamo già versato. Per evitare ulteriori esborsi monetari, oltre a vincere le ataviche resistenze che sono fatte in difesa di corporazioni particolari, noi dobbiamo accelerare il recepimento delle normativa europee.

L’Europa deve essere la nostra casa non solo quanto ci consente di superare la crisi Covid, ma anche quando ci chiede di condividere e rispettare regole e principi comuni che sono principi di democrazia, di civiltà e anche di evoluzione del quadro economico e sociale nel quale viviamo.

UE: stop alla vendita di auto benzina, diesel e GPL

Il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione europea di vietare la vendite di auto nuove a benzina, diesel e GPL dal 2035. Il Parlamento ha anche approvato il salva Motor Valley, un emendamento riservato ai produttori di nicchia che prolunga la deroga alle regole europee sugli standard di emissione della CO2. L’emendamento fa slittare l’entrata in vigore di queste regole dal 2030 al 2036. La deroga è riservata ai piccoli produttori di auto (con volumi da 1000 a 10mila veicoli l’anno) e furgoni (con volumi, di 1000-22mila l’anno). L’emendamento del Partito Popolare Europeo che prevedeva una riduzione delle emissioni di CO2 del 90% invece che del 100% non è stato approvato.

Le reazioni

Per il direttore dell’Anfia, Gianmarco Giorda «sono 70.000 i posti di lavoro a rischio nell’industria automotive, legata alla produzione di componenti che non serviranno per l’elettrico. L’elettrico a oggi non è in grado di compensare la perdita di posti di lavoro. Non basta costruire colonnine di ricarica o altri componenti. Servono piuttosto azioni per portare in Italia pezzi di filiera legati alla produzione di batterie per le auto elettriche».

Secondo Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali di Torino, l’approvazione del provvedimento è «un durissimo colpo per il settore automotive». Si tratterebbe di «un’impostazione ideologica a favore dell’elettrico che pone in serio rischio la filiera dell’auto italiana e continentale. Una scelta che non prende in considerazione un comparto produttivo fondamentale e strategico per le economie europee. Una scelta che mette in serio pericolo, come evidenzia Anfia e come ribadiamo da tempo, 70 mila posti di lavoro. Il doveroso e condivisibile rispetto per l’ambiente non può e non deve compromettere il futuro dell’automotive.

La totale e troppo affrettata eliminazione dei motori endotermici, anche con carburanti alternativi, è un modo preconcetto di affrontare la questione, come ha recentemente ribadito anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. Ci uniamo all’appello del comparto affinché gli altri Organismi comunitari che devono ancora esprimersi si rendano conto che non è questa la strada della ragionevolezza».

Secondo il viceministro allo Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto, quella approvata «È una soluzione molto ideologica e poco realistica. L’Europa ha bocciato la proposta di ridurre il divieto dal 100% al 90%. È difficile immaginare come sarà il 2035. Continuo a non immaginare il Gran Premio di Monza senza il rombo del motore delle auto in pista. Bisognava ridurre le emissioni in modo graduale tenendo conto della realtà che stiamo vivendo. Il mercato è in forte calo, continua a svilupparsi la ricerca per motori endotermici sempre meno inquinanti e sono necessarie misure sociali per tutelare i lavoratori interessati alla transizione».

Piazza Parlamento: intervista a Carolina Varchi

In vista dei referendum sulla giustizia che si terranno il 12 giugno Like Quotidiano, in collaborazione con Associazione Valentia, presenta Piazza Parlamento, un ciclo di incontri con illustri esponenti politici che ci aiuteranno a comprendere la sostanza dei quesiti referendari, le ragioni del sì e quelle del no. Il secondo appuntamento è fissato per mercoledì 8 giugno 2022, alle ore 19:00. Alberto Pizzolante dialogherà con il Deputato Carolina Varchi, parlamentare eletta con Fratelli d’Italia.

L’Onorevole Carolina Varchi è originaria di Palermo. Durante i suoi studi universitari, è stata presidente provinciale di Azione universitaria, la più giovane presidente in Italia per poi essere eletta, nel 2005, nell’esecutivo nazionale. Ha rappresentato gli studenti di Giurisprudenza nei vari organi collegiali, tra cui il Consiglio degli Studenti. In quest’organo ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione cultura. Si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo con una tesi sulle Politiche per la tutela dei beni culturali e il ruolo dei privati. È avvocato penalista. Ha presieduto la sezione di Palermo dell’Associazione Nazionale dei Giovani Avvocati.

È stata vicepresidente nazionale della Giovane Italia, movimento giovanile del Popolo della Libertà. Successivamente, si è dimessa dall’incarico per fondare Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e Guido Crosetto. Con Fd’I è stata quindi eletta alla Camera dei Deputati nel 2018. È Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia e membro del Comitato Consultivo sulla Condotta dei Deputati. Inoltre, da gennaio 2020, è Responsabile del Dipartimento delle Politiche per il Mezzogiorno e la Coesione Sociale per Fratelli d’Italia.

L’intervista all’Onorevole Carolina Varchi sarà trasmessa sulla pagina Facebook di Like Quotidiano e sui canali Facebook e YouTube di Associazione Valentia.

Piazza Parlamento: intervista a Riccardo Magi

In vista dei referendum sulla giustizia che si terranno il 12 giugno Like Quotidiano, in collaborazione con Associazione Valentia, presenta Piazza Parlamento, un ciclo di incontri con illustri esponenti politici che ci aiuteranno a comprendere la sostanza dei quesiti referendari, le ragioni del sì e quelle del no. Il terzo appuntamento è fissato per venerdì 10 giugno 2022, alle ore 15:00. Alberto Pizzolante dialogherà con il Deputato Riccardo Magi, Presidente di +Europa e tra i promotori del Referendum Cannabis.

Già Segretario dell’Associazione Radicali Roma, Riccardo Magi è stato tra i promotori delle proposte di delibere popolari per il Registro Comunale dei Testamenti Biologici e il riconoscimento delle Unioni Civili. Nel 2012 ha coordinato la campagna referendaria cittadina Roma Sì Muove, sulla mobilità sostenibile, sulla limitazione al consumo di suolo, sui Diritti civili e sul libero accesso al mare di Ostia. Nel 2015 Riccardo Magi è eletto Segretario Nazionale di Radicali Italiani. È tra i fondatori di +Europa. Nel 2018 è eletto alla Camera dei Deputati, in quota +Europa/Radicali. Diventa membro della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e, nel 2019, della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

Promuove il voto favorevole al Referendum Consultivo a Roma per mettere a gara il servizio di trasporto pubblico locale. Nel luglio 2021 è eletto Presidente di +Europa. Nello stesso anno promuove il Referendum per la Legalizzazione della Cannabis, per il quale sono state raccolte 630 mila sottoscrizioni in meno di un mese. Firme registrate anche digitalmente, tramite SPID; un metodo, questo, introdotto per la prima volta in Italia grazie a un emendamento di Riccardo Magi.

L’intervista al Deputato Riccardo Magi sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook di Like Quotidiano e sui canali Facebook e YouTube di Associazione Valentia.

Fabio Ridolfi ha scelto la sedazione profonda

«Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene». Queste le parole di Fabio Ridolfi, un uomo di 46 anni immobilizzato da 18 anni a letto a causa di una tetraparesi. Fabio ha scelto di porre fine alle sue sofferenze tramite la sedazione profonda e continua. Lo ha comunicato, tramite il puntatore oculare, in un video. Ridolfi è in una condizione che gli impedisce il movimento di qualsiasi parte del suo corpo, ad eccezione degli occhi.

La decisione arriva a causa della mancata risposta da parte del Servizio Sanitario Regionale delle Marche. Dopo aver comunicato con 40 giorni di ritardo il parere del Comitato Etico con il via libera per l’aiuto medico alla morte volontaria, l’ASUR Marche non ha mai indicato il parere sul farmaco da utilizzare e sulle relative modalità di somministrazione. Il 27 maggio, Fabio Ridolfi ha diffidato formalmente l’Azienda sanitaria unica regionale Marche a effettuare in tempi brevi le verifiche sul farmaco. Una diffida cui, però, l’Azienda sanitaria unica regionale non ha mai risposto.

«Lo Stato costringe Fabio Ridolfi ad una sofferenza continua»

«Fabio aveva un diritto, quello di poter scegliere l’aiuto medico alla morte volontaria. Un diritto legalmente esercitabile sulla base della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale (Cappato\DJ Fabo). Un diritto che gli è stato negato a causa dei continui ritardi e dell’ostruzionismo di uno Stato che, pur affermando che ha tutti i requisiti previsti dal giudicato costituzionale e riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta. Fabio merita rispetto e non di essere ignorato da uno Stato che crudelmente lo costringe a una sofferenza continua e non garantisce la sua scelta legalmente attuabile», hanno dichiarato l’avvocato Filomena Gallo, Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio difensivo di Fabio Ridolfi e Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

«Ogni giorno che passa per Fabio è un giorno di sofferenza in più, per questo ha deciso di non voler più aspettare e di procedere con la sedazione profonda e con la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale. È da oltre due mesi che aspetta e l’ASUR continua a ignorare la sua richiesta, dopo aver tenuto per 40 giorni in un cassetto un parere che affermava la presenza dei requisiti per accedere legalmente al suicidio assistito. Non possiamo non notare anche il silenzio assoluto della politica nazionale, impegnata nell’insabbiamento al Senato del testo di legge sull’aiuto al suicidio, dopo che la Corte costituzionale ha impedito al popolo di esprimersi sul referendum».